Testimonium Flavianum: differenze tra le versioni

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Sebbene numerosi apologisti cristiani del [[II secolo|II]] e del [[III secolo]], in particolare [[Ireneo]] e [[Tertulliano]], conoscano l'opera di Giuseppe, non citano questo brano, nonostante la sua indubbia utilità. Lo stesso [[Origene]] offre una testimonianza in tal senso. Infatti, Origene scrive per due volte che Giuseppe non crede che Gesù sia il Cristo<ref>Origene, Contro Celso 1.45; Commentaria in Matthaeum 10,17; cfr. anche Contro Celso 2.13</ref>. Questo significa, come minimo, che egli non possiede un testo di Giuseppe contenente l'espressione "egli era il Cristo", o che, al massimo, il testo da lui posseduto non contiene affatto questo brano. Allo stato attuale della ricerca, la testimonianza più antica relativamente a questo brano risale a [[Eusebio di Cesarea]],<ref>Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 1.11</ref> intorno al [[323]] .»<ref>"The ''Testimonium Flavianum'' was first quoted ''verbatim'' by the fourth‐century Christian Eusebius of Caesarea (d. ca. 340)", Alice Whealey, "The Testimonium Flavianum", in Honora Howell Chapman, Zuleika Rodgers (eds.), ''A Companion to Josephus'', Malden (MA), Wiley Blackwell 2016, p. 345.</ref>
 
Secondo la critica, il problema si pone anche nel caso che, a un testo originario, siano state semplicemente apportate delle manomissioni per 'edulcorare' e rendere celebrativa la rappresentazione storica di Gesù. Poiché Origene nel [[250]] circa sembra non conoscere queste possibili interpolazioni, mentre parecchi decenni più tardi esse sono note a Eusebio di Cesarea<ref>Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 1.1..7-8; Dimostrazione evangelica 3.5.105-106; Theophilus 5.44</ref>, si può ipotizzare che l'interpolazione celebrativa sia avvenuta proprio nelda periodoparte che intercorre fra Origene eddi Eusebio.
 
Purtroppo, come devono ammettere gli stessi studiosi: