Plotino: differenze tra le versioni

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=== Plotino e il pensiero cristiano ===
Incomincia nel tempo di Plotino l'intensa attività della [[patristica]], nel tentativo di dare alle comunità cristiane una [[filosofia]] e una [[teologia]] conciliabili con la [[religione cristiana|religione]], e nello stesso tempo all'altezza della [[filosofia antica]]. Più di altri filosofi vicino alla nascente [[teologia cristiana]], Plotino tuttavia non attribuisce all'Uno una volontà, né un finalismo, a differenza del Dio cristiano.<ref>Nella Trinità cristiana le tre persone divine costituiscono un'assoluta unità sufficiente a se stessa e trascendente; e la creazione del mondo, che è opera diretta del Dio uno e trino, non è necessaria come la generazione e l'emanazione, ma è un atto libero della volontà creatrice. Da queste differenze sostanziali è nata la tematica delle numerose polemiche neoplatonico-cristiane: il grado di immanenza di Dio, il valore [[ontologico]] del mondo sensibile, la possibilità delle relazioni dell'anima con Dio. ("Plotino" in ''Storia della filosofia'' di [[Giuseppe Faggin]], vol.1, pag. 157, Principato editore, Milano, 1983).</ref> Molti suoi temi saranno comunque fatti propri dai padri della Chiesa, e in special modo dalla [[scuola catechetica di Alessandria|scuola alessandrina]]. In ogni caso proprio ad Alessandria molti teologi si erano già appropriati di concetti tipici del [[medioplatonismo]]: lo stesso [[Origene]] aveva frequentato per qualche tempo la scuola di Ammonio Sacca, maestro di Plotino.<ref>Manlio Simonetti, "Introduzione" ad ''Origene: i princìpi'', UTET, 2010, pp. 37-45.</ref><ref>Quanto ai rapporti tra Plotino e Origene si è ipotizzato che il primo avesse frequentato un altro Origene, omonimo del più noto teologo di Alessandria, che sarebbe stato un filosofo neoplatonico contemporaneo di Plotino, e autore di un iniziale tentativo di sintesi tra cristianesimo e pensiero greco che vedeva le tre Persone della [[Trinità cristiana]] corrispondere alle tre ipostasi plotiniane, ma concependo il loro rapporto di processione non più in senso degradante, bensì in un'ottica di parità o [[consustanzialità]] (Claudio Moreschini, ''Storia del pensiero cristiano tardo-antico'', Bompiani, 2013, p. 367).</ref>
 
[[Agostino d'Ippona]], che a lui ampiamente si rifece, riprese in particolare il tema della [[libertà]]:<ref>Charles Boyer, ''Christianisme et néo-platonisme dans la formation de saint Augustin'', G. Beauchesne, Parigi 1920, p. 84 e segg.</ref> per Plotino infatti l'uomo è l'unico essere libero che può tornare all'Uno. Si tratta di una libertà, quella umana, che si scontra con la necessità, alla quale sono invece sottoposti tutti gli altri enti; il [[libero arbitrio]] dell'uomo diventa così foriero di un [[dualismo]] lacerante dovuto alla scelta tra [[Bene (filosofia)|bene]] e [[male]]. Agostino cercherà di approfondire l'aspetto del ''male radicale'', in virtù del quale l'essere umano sembra capace di compiere azioni malvagie per sé stesse, volgendo volontariamente le spalle a Dio. Mentre però per Agostino Dio dona all'uomo la [[Crocifissione di Gesù|croce di Cristo]] mediatore,<ref>Per Agostino infatti Cristo è «mediatore tra Dio e gli uomini» (''Confessioni'', libro VII, 18, 24).</ref> come ancora di salvezza per riscattarlo da questo voltafaccia, per Plotino egli ha le forze per salvarsi.<ref>Cfr. in proposito Régis Jolivet, ''Essai sur les rapports entre la pensée grecque et la pensée chrétienne. Aristote et saint Thomas ou l'idée de création. Plotin et saint Augustin ou le problème du mal'', Vrin, Parigi 1931.</ref> Secondo il teologo cattolico [[Battista Mondin]], il principale tentativo di sintesi fra filosofia classica e cristiana sarà quindi compiuto da [[Tommaso d'Aquino]]<ref>Giovanni Battista Mondin, ''Storia della metafisica'', Volume 2, p. 476, Edizioni Studio Domenicano, 1998</ref>. Una tesi simile è sostenuta da [[William Ralph Inge]], per il quale Tommaso d'Aquino «è più vicino a Plotino di quanto non sia al ''vero'' Aristotele»<ref name="Inge">[[William Ralph Inge|W. R. Inge]], citato in [[Bertrand Russell]], ''Storia della filosofia occidentale'', Londra, George Allen & Unwin Ltd., 1946, p. 286. Lo stesso Inge sottolinea anche come «il platonismo fa parte della struttura vitale della teologia cristiana, con la quale nessun'altra filosofia, oserei dire, può venire a contatto senza contrasti»; a parere dell'autore inglese, quindi, vi è un'«assoluta impossibilità di separare il platonismo dal Cristianesimo, senza mandare in pezzi il Cristianesimo».</ref>.