Tricesimo: differenze tra le versioni

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Il nome di Tricesimo testimonia la sua origine romana: ''ad tricesimum lapidem'' significa ''alla trentesima pietra miliare'' dal porto di [[Aquileia]]. Infatti il paese si trova sulla via che da Aquileia portava a Julium Carnicum, oggi [[Zuglio]], e al [[Norico]], [[via consolare]] chiamata [[via Iulia Augusta]] sulla quale due località ricordano le antiche stazioni ([[mansiones]]), segnate dai miliari: [[Terzo di Aquileia|Terzo]], a tre [[miglia]] romane da Aquileia, e Tricesimo, a trenta.
[[File:Epigrafe romana Tricesimo.jpg|left|thumb|Epigrafe di epoca romana rinvenuta in Adorgnano nel 1902. L'iscrizione ricorda i nomi dei commissari inviati da Aquileia per erigere e collaudare una cinta muraria a Tricesimo]]
Sebbene vi siano tracce di presenza umana già in epoca preistorica (come confermato da vari ritrovamenti di oggetti lavorati in selce e ceramica) si può presumere che il primo nucleo abitativo stabile risalga alla conquista romana del [[II secolo a.C.]] La prima testimonianza documentaria risale però all'[[Itinerarium Antonini]], databile al [[III secolo|III secolo d.C.]], dove compare la dicitura ''Ad Tricensimum'' indicata come la prima mansio a trenta miglia da Aquileia. Alcuni reperti archeologici di epoca romana trovati sul territorio del comune lasciano ancora aperta la questione su dove si trovasse la primitiva stazione di cambio [[cavalli]].

Una lapide rinvenuta vicino al colle di Adorgnano testimonia la costruzione delle mura della mansio (probabilmente nel [[I secolo d.C.]]), le tracce di una [[centuriazione]] e le innumerevoli tombe ritrovate in San Pelagio confermano il passaggio di un'importante strada antica e infine i nomi di località di origine [[prediale]] (Laipacco, Luseriacco, Fraelacco...) dimostrano una notevole radicazione dei coloni romani nel territorio. La presenza di nuclei di origine [[celti]]ca prima e durante la dominazione romana sono indicati dal toponimo Borgobello (in [[Lingua friulana|friulano]] Borgobel o Marcubel), colle che sovrasta il centro di Tricesimo e che poteva essere anticamente sede di un luogo di culto dedicato al dio [[Beleno]].
 
In [[longobardi|epoca longobarda]] il territorio di Tricesimo si trovava al centro di una vasta area fortificata i cui capisaldi erano [[Nimis]], [[Ragogna]], [[Artegna]] e [[Osoppo]]. A questo sistema difensivo appartenevano sicuramente gli abitati di Fraelacco e di Monastetto, citati in documenti di epoca posteriore come [[arimanno|arimannie]].
Ad epoca longobarda risalgono pure le tombe ritrovate in località Casanova (presso il ponte del [[Cormor]]) e nelle pertinenze di San Pelagio, con reperti databili ai secc.[[secolo VI|secolo VI]] e [[VII secolo|VII]].
 
Questi (e altri) ritrovamenti archeologici fanno supporre che il [[pagus]] di Tricesimo sia stato abitato con continuità dopo la caduta dell'impero romano e per tutto l'alto medioevo, quando poi finì sotto il dominio del [[patriarcato di Aquileia]].
La posizione strategica, all'incrocio tra la strada che da [[Aquileia]] porta al [[Norico]] e la strada bariglaria (proveniente da [[Gradisca d'Isonzo]]) ha favorito nei secoli l'afflusso di popolazione, gli scambi e i commerci facendo di Tricesimo uno dei più importanti centri amministrativi e religiosi del [[Friuli collinare]]. La [[Gastaldato|gastaldia]] di cui era capoluogo estendeva la sua giurisdizione su 33 paesi (detti “ville”) ed era sottoposta al diretto controllo di un ufficiale patriarcale (il [[gastaldo]]) che amministrava la giustizia sotto la “loggia del comune” e riscuoteva i tributi. Parte dello stesso territorio rientrava nella [[pieve]] (documentata a partire da XII secolo) il cui pievano veniva eletto da un'assemblea di rappresentanti di ogni villa. L'amministrazione del paese era invece affidata alla [[vicinia]] (assemblea dei capifamiglia proprietari) che, sebbene sotto il controllo del gastaldo, rappresentava una pallida forma di [[comune medievale|autonomia comunale]]. A dimostrazione di ciò ci rimangono gli ''Statuti di Tricesimo'' (noti a noi nella versione quattrocentesca, ma di probabile origine duecentesca), un insieme di regole riguardanti il mercato, il transito dei “forestieri”, le attività commerciali artigianali e agricole, che ci forniscono un interessante spaccato della realtà economica del tempo. Nonostante ciò Tricesimo rimane fra i comuni “minori” (a differenza di [[Cividale del Friuli|Cividale]], [[San Daniele del Friuli|San Daniele]], [[Gemona]]...) e non ha voce in [[parlamento della Patria del Friuli|parlamento]].
L'amministrazione del paese era invece affidata alla [[vicinia]] (assemblea dei capifamiglia proprietari) che, sebbene sotto il controllo del gastaldo, rappresentava una pallida forma di [[comune medievale|autonomia comunale]]. A dimostrazione di ciò ci rimangono gli ''Statuti di Tricesimo'' (noti a noi nella versione quattrocentesca, ma di probabile origine duecentesca), un insieme di regole riguardanti il mercato, il transito dei “forestieri”, le attività commerciali artigianali e agricole, che ci forniscono un interessante spaccato della realtà economica del tempo. Nonostante ciò Tricesimo rimane fra i comuni “minori” (a differenza di [[Cividale del Friuli|Cividale]], [[San Daniele del Friuli|San Daniele]], [[Gemona]]...) e non ha voce in [[parlamento della Patria del Friuli|parlamento]].
[[File:Tricesimo muro di cinta.jpg|left|thumb|Parte residua dell'antica cinta muraria medievale (in via della Martina)]]
In quest'epoca il paese si presentava come un nutrito gruppo di case cinto da un muro di difesa munito di torri all'esterno del quale sorgeva il [[duomo]]. Questo apprestamento difensivo non impedì comunque alle truppe del [[contea di Gorizia|conte di Gorizia]] di devastare il paese nel marzo del [[1289]].