Shigure: differenze tra le versioni
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Un secondo viaggio di rinforzo fu intrapreso la mattina presto del 6 agosto dallo ''Shigure'' e tre altri cacciatorpediniere (''[[Kawakaze]]'', ''[[Hagikaze]]'', ''Arashi''), i quali ultimi furono però affondati in una [[Battaglia del Golfo di Vella|brutale imboscata notturna]] condotta da sei cacciatorpediniere statunitensi nel braccio di mare compreso tra Kolombangara e [[Vella Lavella]]. Lo ''Shigure'', mancato di misura da un fascio di siluri, ripiegò rapidamente senza sbarcare il carico.<ref>{{cita|Millot 2002|pp. 497-500}}.</ref> Partecipò quindi alla missione di trasporto truppe per Vella Lavella, rapidamente organizzata; accompagnato dai cacciatorpediniere ''Sazanami'', ''[[Hamakaze]]'' e ''[[Isokaze]]'', ingaggiò una [[Battaglia di Horaniu|battaglia inconcludente]] con quattro cacciatorpediniere statunitensi, che non furono capaci di fermare il piccolo convoglio di venti [[Chiatta|chiatte motorizzate]] e ripiegarono prematuramente.<ref>{{cita|Millot 2002|pp. 502-505}}.</ref> Il 22 agosto lo ''Shigure'' partì da Rabaul per evacuare le forze presenti nella baia di Rekata, ma dovette tornare indietro quando la ricognizione aerea avvisò della possibile presenza di unità nemiche: la missione fu dunque ritentata il 26 e questa volta ebbe successo. Il 1º settembre lo ''Shigure'' fu messo in [[bacino di carenaggio]] a Rabaul, revisionato e quindi il 20 depositò truppe a Buka, missione cui fecero seguito due viaggi (il 28 settembre e il 2 ottobre) di copertura alle unità incaricate di sgomberare le forze giapponesi [[Leapfrogging strategy|rimaste isolate]] su Kolombangara. Il 6 ottobre salpò da Rabaul con altri otto cacciatorpediniere e un piccolo convoglio di unità ausiliarie (forze al comando del contrammiraglio [[Matsuji Ijūin]]) per trarre in salvo la provata guarnigione di Vella Lavella: l'operazione fu scoperta dalla ricognizione statunitense e nella notte del 7 si verificò una [[Battaglia navale di Vella Lavella|rapida ma cruenta battaglia]] a nord-ovest dell'isola; lo ''[[Yugumo]]'' colò a picco e così lo {{nave|USS|Chevalier|DD-451|6}}, mentre lo ''Shigure'' e il ''Samidare'', agendo all'unisono, devastarono con i siluri i cacciatorpediniere {{nave|USS|Selfridge|DD-357|6}} e {{nave|USS|O'Bannon|DD-450|6}}. Dopo lo scontro tutte le unità nipponiche, presi a bordo i soldati, rientrarono a Rabaul.<ref>{{cita|Millot 2002|pp. 508-510, 511-513}}.</ref> Già l'8 lo ''Shigure'' salpò per rafforzare il presidio di [[Capo Gloucester]] e, dopo due settimane circa di pausa per l'equipaggio, intraprese un viaggio di trasporto truppe per l'isola di [[Isole di Vitu|Garove]], a nord-nord-ovest della [[Nuova Britannia]], e Iboki (23 ottobre); il 26 e il 29 fu invece impegnato nel rafforzamento di Qavuvu.<ref name=combinedfleet.com/> Nel pomeriggio del 1º novembre fu aggregato alle forze da battaglia dell'8ª Flotta (incrociatori pesanti ''Haguro'' e ''Myoko'', leggeri {{nave||Sendai|incrociatore|2}} e {{nave||Agano|incrociatore|2}} e cinque altri cacciatorpediniere) che salparono per contrastare l'[[Campagna di Bougainville|attacco statunitense]] a Bougainville: l'azione si risolse nella deludente [[battaglia della baia dell'imperatrice Augusta]].<ref>{{cita|Millot 2002|pp. 521-522 e segg}}.</ref>
Sopravvissuto senza danni allo scontro, lo ''Shigure'' tornò a Rabaul e il 6 novembre sbarcò altre truppe a Buka (precisamente 700 fanti della 17ª Divisione e 25 tonnellate di rifornimenti<ref>{{cita|Millot 2002|p. 531}}.</ref>) e il giorno successivo prese il largo di scorta a un convoglio che, dopo una tappa a Kavieng, doveva approdare a Truk: nel corso della navigazione, conclusasi l'11, salvò settanta naufraghi del trasporto ''Tokyo Maru'', vittima di un [[sommergibile]] nemico. Il 12 novembre lasciò la base assieme agli incrociatori ''Myoko'' e ''Haguro'' e fece rotta su Sasebo: vi si fermò il 17 e per un mese fu sottoposto a revisione e riparazioni.<ref name=combinedfleet.com/> Proprio durante questa permanenza in acque giapponesi dopo una lunga assenza, lo ''Shigure'' fu oggetto di numerosi articoli di giornale che ne esaltavano, spesso esagerando, la fortuna in battaglia e i colpi inferti agli avversari statunitensi; i corrispondenti di guerra insistevano sul dato di fatto che non un solo membro del suo equipaggio era rimasto ucciso o ferito nel corso delle dure operazioni tra le Salomone. Si guadagnò così il soprannome de "l'Indistruttibile".<ref>{{cita libro|cognome= Hara|nome= Tameichi|coautori= Fred Saito, Roger Pineau|titolo= Per un milione di morti|editore= Longanesi & C.|città= Milano|anno= 1968|pagine= 181 e 265|
=== 1944 ===
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