Roberto Calvi: differenze tra le versioni
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[[File:Blackfriars Bridge, River Thames, London, with St Pauls Cathedral.jpg|thumb|Il [[Ponte dei Frati Neri|Blackfriars Bridge]] a [[Londra]], sotto al quale Roberto Calvi fu ritrovato impiccato]]
Il 7 giugno 1982 Calvi incaricò Carboni di organizzare il suo espatrio clandestino a [[Zurigo]], in [[Svizzera]], al fine di cercare fondi e appoggi per far fronte alla pressante richiesta dei dirigenti dello IOR, [[Paul Marcinkus|monsignor Marcinkus]] e [[Luigi Mennini]], che pretendevano entro la fine del mese il pagamento del [[debito]] di 300 milioni di dollari che il Banco Ambrosiano aveva nei confronti della loro banca<ref name=":2" />. Il 9 giugno Calvi da [[Milano]] giunse a [[Roma]] in aereo, dove incontrò Carboni, che lo affidò ad [[Emilio Pellicani]], suo segretario e factotum. L'11 giugno si diresse in aereo a [[Venezia]], per poi raggiungere in auto [[Trieste]], accompagnato sempre da Pellicani, il quale incontrò [[Ernesto Diotallevi]] (imprenditore e boss della [[Banda della Magliana]]), che gli consegnò il [[passaporto]] falso con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini" per poi darlo a Calvi in una busta insieme alla somma di 7 milioni di lire. Successivamente il banchiere giunse in [[Jugoslavia]] con il [[motoscafo]] del contrabbandiere [[Trieste|triestino]]
Il 14 giugno incontrò nuovamente Carboni a [[Bregenz]], al confine con la [[Svizzera]], in attesa di partire per Zurigo, ma avvenne un cambio di programma: il 15 giugno partì invece verso [[Londra]] dall'[[aeroporto di Innsbruck]] con un jet privato messo a disposizione dal finanziere svizzero Hans Albert Kunz; il 16 giugno Carboni partì da [[Amsterdam]] insieme alle sorelle Kleinszig per raggiungere Calvi a [[Londra]], dove alloggiava nel residence “Chelsea Cloister” insieme a Silvano Vittor<ref>Fausto Biloslavo Storia illustrata n.2 febbraio 1996 pag. 61</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/18/sette-giudizio-per-la-fuga-di-calvi.html|titolo=SETTE A GIUDIZIO PER LA FUGA DI CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=18 marzo 1992|lingua=it|accesso=15 dicembre 2022}}</ref><ref name=":7" />. Ai giudici inglesi, Vittor disse di aver lasciato Calvi da solo nella sua stanza, la sera del 17 giugno tra le ore 23 e le 23:30, e di essersi recato in un [[pub]] nelle vicinanze insieme a Carboni e alle sorelle Kleinszig, non trovando più Calvi al suo ritorno<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2004/03/15/Cronaca/CALVI-DEPOSITATI-QUATTRO-FALDONI-DI-DOCUMENTI-IN-PROCURA-2_131400.php|titolo=CALVI: DEPOSITATI QUATTRO FALDONI DI DOCUMENTI IN PROCURA (2)|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2022-12-17}}</ref>. Sempre in quel giorno, il [[Consiglio di amministrazione|c.d.a.]] del Banco Ambrosiano aveva deliberato lo scioglimento degli organi amministrativi, richiedendo alla Banca d'Italia l'invio di un Commissario, e si era anche [[Suicidio|suicidata]] la sua segretaria personale, Teresa Graziella Corrocher, lanciandosi dal quarto piano dell'edificio milanese sede centrale del Banco<ref>{{Cita news|autore=Marzio Fabbri|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1040_01_1982_0126_0001_14888041/|titolo=«Sia stramaledetto» ha scritto prima di gettarsi dalla finestra|data=18 giugno 1982|p=1|giornale=[[La Stampa]]}}</ref>.
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Nel 2002, ancor prima dell'inizio del processo, si aggiunsero le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia: [[Nino Giuffrè]], ex fedelissimo di [[Bernardo Provenzano]], affermò di aver saputo da Lorenzo Di Gesù (braccio destro di Calò) che Calvi era stato "suicidato" per volere di tre entità (mafia, [[massoneria]] e [[Città del Vaticano|Vaticano]]) che avevano perso i loro investimenti nelle sue banche<ref>{{Cita libro|nome=Jacques de Saint|cognome=Victor|titolo=Patti scellerati (Utet): Una storia politica delle mafie in Europa|url=https://books.google.it/books?id=2aHPAQAAQBAJ&pg=PT180&dq=nino+giuffr%C3%A8+calvi&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjU18n2ydXzAhUB3KQKHbxiCrMQ6AF6BAgJEAM#v=onepage&q=nino%20giuffr%C3%A8%20calvi&f=false|accesso=2021-10-19|data=2013-10-21|editore=UTET|lingua=it|ISBN=978-88-418-9858-1}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/politica/calvi/giuffre/giuffre.html|titolo=La Repubblica/politica: Anche Antonino Giuffré nell'inchiesta Calvi|accesso=2021-10-19}}</ref> mentre [[Luigi Giuliano]] (ex capo dell'[[Clan Giuliano|omonimo clan camorristico]] di [[Forcella (Napoli)|Forcella]]) affermò di essere stato incaricato da Pippo Calò e [[Gaetano Badalamenti]] di compiere una rapina alla [[Banca Antonveneta]] di [[Padova]] (1975), nella quale, per conto di Calvi, doveva recuperare dei documenti compromettenti che avrebbero salvato la vita al banchiere ma la rapina fallì per l’intervento della polizia e ciò determinò la decisione di uccidere Calvi<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/11/caso-calvi-vent-anni-fa-ho-mentito.html|titolo=Caso Calvi, vent' anni fa ho mentito quella sera Carboni non era con me - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-10-19}}</ref>.
Il processo penale iniziò il 5 ottobre 2005 in una speciale aula approntata all'interno del [[carcere di Rebibbia]], a Roma con imputati Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di omicidio, [[Ernesto Diotallevi]], esponente della banda della Magliana,
L'accusa fece leva sulle circostanze della morte di Calvi per dimostrare la colpevolezza degli imputati (tra cui una telefonata effettuata dalla camera dove alloggiava il banchiere, i tempi morti nella ricostruzione, ecc.), sulle difficoltà di accesso per un uomo di 60 anni al luogo in cui era stata legata la corda, e su una serie di perizie sul livello del Tamigi. Dall'altro lato, la difesa puntò sulla sostanziale assenza di prove contro gli imputati e sull'assenza di un movente forte per scagionare Carboni e Calò.
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