Roberto Farinacci: differenze tra le versioni

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[[File:Squadra d'azione di Cremona Farinacci al centro.jpg|miniatura|[[Squadrismo|Squadra d'azione]] di Cremona, Farinacci al centro]]
 
Nonostante l'interesse che i Fasci riscossero presso le organizzazioni agrarie, Farinacci operò in modo che lo [[squadrismo]] almeno inizialmente non ne apparisse mai come il braccio armato<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156: se anche gli agrari avevano seguito con ovvia simpatia lo sviluppo dei Fasci, Farinacci non aveva permesso che questi si presentassero come il braccio armato delle associazioni agrarie}}.</ref> criticando invece il Fascio di Padova troppo vicino alle posizioni agrarie<ref name=autogenerato30>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156}}.</ref>. Pur perdurando l'ostilità nei confronti di [[Guido Miglioli]] che guidava le leghe bianche, almeno per tutta la prima metà del 1921, le [[squadrismo|squadre d'azione]] non parteciparono agli scontri con i leghisti cattolici che erano concentrati presso [[Soresina]]<ref name=autogenerato30 />. Farinacci infatti preferì occuparsi principalmente della diffusione capillare dei Fasci in tutti i centri<ref name=autogenerato30 />. Al 31 maggio [[1921]] risultavano attivi 16 Fasci con circa cinquemila iscritti<ref name=autogenerato30 />.
 
Secondo Farinacci, la "caratteristica predominante" delle azioni squadriste era la rappresaglia, secondo il seguente schema tipico: "''uccisione proditoria di un fascista, rappresaglia dei fascisti, funerali solenni del caduto, conflitto durante i funerali, nuove rappresaglie''"<ref name=autogenerato24>{{cita|Franzinelli|p. 76}}.</ref>. In realtà, il più delle volte la pretesa provocazione che gli squadristi adducevano a motivo delle loro violenze era un mero pretesto, e appariva chiaro che la reazione squadrista non era affatto proporzionata all'offesa<ref>{{cita|Franzinelli|p. 75: "La violenza si scatenava immancabilmente dopo una provocazione: percosse a un fascista isolato, fischi al passaggio delle camicie nere, sventolio di vessilli rossi, canti proletari... Se in talune situazioni, effettivamente, militanti della sinistra trascesero contro avversari politici in condizione di minorità, nella maggioranza dei casi il comportamento degli squadristi attualizzava l'apologo del lupo e dell'agnello, oltre a prevedere un'evidente sproporzione tra azione e reazione: gli insulti attiravano le revolverate, un'aggressione isolata determinava la distruzione della Camera del lavoro e il sequestro dei capilega".}}</ref>.