Marcel Lefebvre: differenze tra le versioni
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Marcel fu il terzo di sette fratelli: il primogenito, René, nato nel 1903, fu [[Congregazione dello Spirito Santo|sacerdote spiritano]] e missionario in Africa; seguono Jeanne, nata nel 1904, Bernadette nel 1907 (della quale la madre predisse che sarebbe stata ''"un segno di contraddizione"'': ella fondò infatti, con il nome di Suor Maria Gabriella, la Congregazione delle Suore della [[Fraternità San Pio X]]), Christiane nel 1908 (che fu, secondo la predizione della madre, [[Monache carmelitane|religiosa carmelitana]]; seguì il fratello Marcel e fu fondatrice del monastero di [[Quiévrain]]), Joseph nel 1914, Michel nel 1920 e Marie-Thèrèse nel 1925.<ref name="ReferenceA">''La Tradizione Cattolica'', Anno XXIII n. 1 (82) 2012, pp. 5-10</ref>
=== Giovinezza e
Il 25 ottobre 1923 Marcel Lefebvre entrò nel Seminario francese di Santa Chiara di [[Roma]], sotto la direzione di padre Henri Le Floch [[Congregazione dello Spirito Santo|C.S.Sp]]. (1862-1950), il quale lascerà un'impronta indelebile nella sua formazione, fondata sulla [[Tradizione (Chiesa cattolica)|Tradizione della Chiesa]] e sulla teologia di san [[Tommaso d'Aquino]] (1225-1274). Dopo aver regolarmente svolto il [[servizio militare]] in patria, si laureò in filosofia e in teologia alla [[Pontificia Università Gregoriana]]. Il 21 settembre 1929 a Lilla fu ordinato sacerdote.<ref name="ReferenceA"/>
Dopo un breve periodo come vicario in una parrocchia operaia di [[Lilla (Francia)|Lilla]], entrò nella [[Congregazione dello Spirito Santo]] (fece la professione religiosa nel noviziato dei Padri dello Spirito Santo di Orly il 1º settembre 1931)<ref name="ReferenceA" /> e partì per il [[Gabon]] nell'ottobre [[1932]] come missionario. Iniziava così un rapporto tra [[monsignor]] Lefebvre e l'[[Africa]] che durò per trent'anni, fino al 1962. Appena giunto in Africa fu nominato [[professore]] di [[dogma]]tica e di [[Bibbia|Sacra Scrittura]] al seminario maggiore di [[Libreville]], che raggruppava tutti i seminaristi dell'Africa equatoriale Francese. Nel [[1934]] assunse la direzione del seminario.▼
▲Dopo un breve periodo come vicario in una parrocchia operaia di [[Lilla (Francia)|Lilla]], entrò nella [[Congregazione dello Spirito Santo]] (fece la professione religiosa nel noviziato dei Padri dello Spirito Santo di Orly il 1º settembre 1931)<ref name="ReferenceA"/> e partì per il [[Gabon]] nell'ottobre [[1932]] come missionario. Iniziava così un rapporto tra [[monsignor]] Lefebvre e l'[[Africa]] che durò per trent'anni, fino al 1962. Appena giunto in Africa fu nominato [[professore]] di [[dogma]]tica e di [[Bibbia|Sacra Scrittura]] al seminario maggiore di [[Libreville]], che raggruppava tutti i seminaristi dell'Africa equatoriale Francese. Nel [[1934]] assunse la direzione del seminario.
Seppe dare al clero locale una spiccata vocazione [[evangelizzazione|evangelizzatrice]] tanto da triplicare, tra il 1933 ed il 1947, la popolazione cattolica del Gabon; il paese divenne il più cristiano dell'Africa francofona, e il secondo di tutto il continente africano. Nel [[1945]] don Marcel fu richiamato in Francia per assumere la direzione del seminario dei Padri dello Spirito Santo a [[Mortain]].
=== Ministero episcopale ===
Nel settembre [[1947]], a 42 anni, venne nominato da [[papa Pio XII]] [[vicario apostolico]] del [[Senegal]]. Un anno dopo venne nominato [[delegato apostolico]] per tutta l'Africa francese: fu così il rappresentante della [[Santa Sede]] in 18 paesi africani, nei quali vi erano 45 giurisdizioni ecclesiastiche e 2 milioni di cattolici, con 1.400 sacerdoti e 2.400 religiose. Nel [[1955]] diverrà il primo [[arcivescovo metropolita]] di [[Arcidiocesi di Dakar|Dakar]], quando in Senegal verrà istituita la gerarchia locale. Resterà delegato apostolico fino al [[1959]] e arcivescovo metropolita di Dakar fino al [[1962]]. In 11 anni di lavoro come delegato apostolico le diocesi passarono da 44 a 65. A [[Dakar]] raddoppiò il numero dei cattolici e le chiese da tre divennero 13.
==== Il ritorno in Francia ====
Nel gennaio del [[1962]] fu trasferito da arcivescovo metropolita di Dakar ad arcivescovo-vescovo della piccola [[diocesi di Tulle]] in Francia (nonostante fosse vacante l'[[arcidiocesi di Albi]]). L'Assemblea dei cardinali e degli arcivescovi francesi, antesignana della Conferenza episcopale francese, escluse dal suo seno gli arcivescovi che guidassero una sede non arcivescovile: un provvedimento che penalizzava solo mons. Lefebvre.
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=== La prima condanna ===
Fin dal 1972 i vescovi francesi bollarono [[Ecône]] come "seminario selvaggio" e cercarono di ottenerne la chiusura per la formazione e la mentalità ostile al Concilio Vaticano II. Il 19 marzo 1975 Lefebvre dichiarò che non si sarebbe mai separato dalla Chiesa, ma ciò non fu sufficiente a ridurre l'ostilità di parte delle gerarchie svizzere e francesi. Dopo le inchieste e lunghe procedure ecclesiastiche abituali mons. Pierre Mamie, [[Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo|vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo]], in stretto accordo con la conferenza episcopale svizzera e il [[Vaticano]], nel 1975 ritirò il riconoscimento canonico e ordinò la chiusura del [[seminario internazionale San Pio X]] di
==== La Messa a Lilla ====
[[File:Archbishop Lefebvre in Lille.jpg|miniatura|destra|Mons. Lefebvre a Lilla il 29 agosto 1976]]
Il 29 agosto 1976, nonostante una nuova lettera di [[Paolo VI]] in data 15 agosto, Lefebvre celebrò una messa solenne nel palazzetto dello sport della fiera commerciale di [[Lilla (Francia)|Lilla]], trasformata in un'immensa cappella dove si accalcarono 7000 fedeli. Mentre Paolo VI denunciò durante l'Angelus "l'atteggiamento di sfida a queste Chiavi poste fra le nostre mani da Cristo", mons. Lefebvre protestò nella sua omelia "No, cari fedeli, non è una sfida, ma una manifestazione della vostra fede cattolica".<ref>Bernard Tissier de Mallerais, ''Mons. Marcel Lefebvre. Una Vita'', Chieti, Tabula Fati, 2005, pp. 556-557</ref> Pur avendo avuto un incontro con Paolo VI l'11 settembre 1976, rifiutò di sottomettervisi.<ref>''Il Cristianesimo'', Milano, Rizzoli Editore, 1978, pp. 98-99</ref>
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