Uniting for consensus: differenze tra le versioni
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'''Uniting for Consensus (UfC)''' è un gruppo costituito a [[New York]] nel 2005 per promuovere la riforma del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] attraverso l'aumento dei seggi elettivi non permanenti. Il gruppo è coordinato dall'Italia <ref>{{Cita web|lingua=en|url=https://italyun.esteri.it/en/italy-and-the-united-nations/uniting-for-consensus-ufc/#|titolo=Uniting for Consensus (UfC)}}</ref>.
==Storia==▼
▲==Storia==
Il gruppo UfC è stato ideato e lanciato dal Rappresentante Permanente dell'[[Italia]] all'ONU Amb. [[Marcello Spatafora]]. In particolare il termine “Uniting for Consensus” – ispirato dal consigliere politico di Spadafora Massimo Marotti - venne utilizzato per la prima volta nell’ambito di un position paper sulla riforma del Consiglio di Sicurezza presentato dall’Italia a nome del Coffee Club nel febbraio 2005.
I membri del gruppo Uniting For Consensus sono:
*[[Argentina]]
*[[Canada]]
*[[Colombia]]
*[[Corea del Sud]]
*[[Costa Rica]]
*[[Italia]]
*[[Malta]]
*[[Messico]]
*[[Pakistan]]
*[[San Marino]]
*[[Spagna]]
*[[Turchia]]
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== Il Coffee Club ==
L’Italia - su iniziativa del Rappresentante Permanente, Amb. Francesco Paolo Fulci - assieme a Pakistan, Messico ed Egitto, allineati sul netto rifiuto dell’aumento del numero di seggi permanenti del Consiglio di Sicurezza e sulla volontà di favorire, invece, l’ampliamento dei seggi elettivi, fondò nel 1995 il gruppo informale conosciuto come “Coffee Club” (dall’espressione “Let’s have a cup of coffee, first”, con cui l’Amb. Fulci aprì i lavori). Ai fondatori iniziali si aggiunsero altri Paesi, tra cui Argentina, Canada, Repubblica di Corea, Spagna e Turchia ed in breve tempo il gruppo arrivò a comprendere circa 50 Paesi dell’Asia, Africa ed America Latina. La tesi del “Coffee Club” era che l’aumento dei membri permanenti avrebbe ulteriormente accentuato la disparità fra i Paesi membri e comportato l’estensione di una serie di privilegi con un “effetto a cascata” sulla ''governance'' del sistema onusiano<ref>{{Cita libro|autore=Pamela Preschern|anno=2009|titolo="La riforma del Consiglio di Sicurezza dagli anni '90 ad oggi: problemi e prospettive"|editore=Istituto Affari Internazionali|url=http://www.iai.it/pdf/DocIAI/IAI0911.pdf|accesso=17 aprile 2018|dataarchivio=25 aprile 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120425124759/http://www.iai.it/pdf/DocIAI/IAI0911.pdf|urlmorto=sì}}</ref> Alcuni anni più tardi, dal Coffe Club venne creato – su basi più ristrette e coese – il gruppo Uniting for Consensus.
== I primi tentativi di riforma ==
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Alla vigilia del Vertice del Millennio, queste erano pertanto le posizioni avanzate dai tre principali gruppi:
1.
2.
3. Il gruppo Uniting for Consensus aveva l'obiettivo dichiarato di raggiungere il più ampio consenso possibile per ogni riforma della Carta dell'Onu, e proponeva un allargamento del CdS a 25 membri finalizzato a creare seggi per i gruppi regionali sottorappresentati<ref>{{Cita libro|titolo=Giuseppe Nesi, La riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tra politica e diritto, in Pietro Gargiulo, Ivan Ingravallo, Pierfrancesco Rossi (a cura di), L’ONU nei nuovi assetti sistemici internazionali: le riforme necessarie. Pace e sicurezza internazionali, sviluppo sostenibile, tutela dei diritti umani, Napoli, Editoriale Scientifica, 2023 (Quaderni “La Comunità Internazionale”, n. 27), pp. 19-34. ISBN 979-12-5976-720-2.}}</ref>. In particolare, la bozza di risoluzione presentata proponeva di aggiungere agli attuali 5 permanenti 20 membri non permanenti, con mandato biennale, di cui 6 all'Africa, 4 all'America Latina e i Caraibi, 3 all'Europa occidentale, 2 all'Europa orientale. I seggi elettivi sarebbero stati resi rinnovabili per ulteriori mandati, a discrezione degli stessi gruppi regionali. Veniva inoltre proposto un miglioramento dei metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza al fine di limitare l’utilizzo del veto, garantire maggior trasparenza, coordinamento tra il Consiglio di sicurezza e l’Assemblea Generale e maggior coinvolgimento di altri Paesi non membri<ref>{{Cita libro|titolo=Bozza di risoluzione A/59/L68, firmata da Argentina, Canada, Colombia, Costa Rica, Italia, Malta, Messico, Pakistan, Repubblica di Corea, San Marino, Spagna e Turchia, Microsoft Word - 0543476e.doc}}</ref>.
In mancanza di un accordo, il Vertice si concluse con una nuova dichiarazione generica sulla necessità di una riforma tesa a rendere il CdS “maggiormente rappresentativo, efficiente e trasparente”. Le cause del fallimento del tentativo di riforma sono principalmente da ricondurre al contrasto fra i Paesi africani che reclamavano per loro un seggio permanente ([[Egitto]], [[Nigeria]], [[Sudafrica]]) e gli altri Stati del continente, nonché alle tensioni USA-Germania dovute all'[[invasione dell'Iraq]] del 2003.
== I negoziati intergovernativi di New York sulla riforma del Consiglio di sicurezza ==
Nel febbraio 2009 (in conformità con la decisione 62/577 adottata dall'AG nel settembre 2008<ref>{{Cita web|url=https://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%7D/Decision%2062_557.pdf|titolo= Question of equitable representation on and increase in the membership of the Security Council and related matters}}</ref>) sono cominciati a New York i negoziati intergovernativi
Nella nuova proposta presentata il 20 aprile 2009 dal Rappresentante Permanente dell’Italia presso l'ONU, Amb. [[Giulio Terzi di Sant'Agata]] l'opposizione all'allargamento del numero dei membri permanenti venne spiegata principalmente con l'inopportunità di mantenere l'istituto del ''veto'', nato nel dopoguerra ma insensato dopo la fine della [[guerra fredda]]. Consci del carattere irrealistico della proposta di eliminare il veto (più realizzabile la restrizione dell'ambito di applicazione dello stesso o il vincolo del suo utilizzo a un obbligo di motivazione), i Paesi UfC sostenevano, tuttavia, l'inopportunità della creazione di Membri permanenti senza veto del CdS, che avrebbe relegato gli altri Stati alla condizione di membri di Serie B. Il Gruppo
In vista del settantesimo anniversario della creazione dell’ONU nel 2015, ci fu un nuovo impulso nel processo di riforma. A gennaio di quell’anno, il gruppo UfC pubblicò un nuovo documento, intitolato “UN Security Council reform is possible. Uniting for Consensus is committed to this approach. Compromise to achieve broad-based consensus is needed”, in cui riproponeva la proposta di “approccio intermedio”, elaborata nel 2014 e incentrata sulla creazione di nuovi seggi a “lunga durata”, assegnati ai Gruppi regionali (non a singoli Paesi) con possibilità di una rielezione immediata (oggi esclusa dallo Statuto ONU). Veniva altresì riaffermata la necessità di raggiungere un compromesso.
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