Lago di Texcoco: differenze tra le versioni

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La conca lacustre della valle del Messico era formata dai laghi di Zumpango, Xaltocan, Texcoco, Xochimilco e Chalco. Occasionalmente si parla della ''laguna de México'', ma solo quando si fa riferimento al periodo storico in cui gli indigeni costruirono una diga tra la sierra de Guadalupe, a nord del lago di Texcoco, e il [[cerro de la Estrella]], nel sud dello stesso. Una caratteristica singolare del sistema di laghi era il carattere distinto delle sue acque. Mentre i laghi di Xochimilco e Chalco erano formati da acque dolci, le acque dei Texcoco, Zumpango e Xaltocan erano [[acqua salmastra|salmastre]]. L'acqua dei laghi della valle non era buona per la vita umana. Le acque salmastre non erano [[acqua potabile|potabili]]; e quelle dolci nemmeno, perché erano infestate dei residui delle piante ed animali che crescevano in quegli ecosistemi. Così, gli antichi abitanti delle rive e degli isolotti di questi ultimi tre laghi si dedicavano all'estrazione del sale che ottenevano mediante l'evaporazione di acqua dal lago.
 
Ad ogni modo, l'acqua dei laghi della valle del Messico non era di aiuto per la vita umana. Le acque salate non erano potabili; e le dolci nemmeno perchèperché sebbene non contenessero sale, erano contaminate dai residui di piante e animali che popolavano l'ecosistema.
 
 
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Gli spagnoli arrivarono a Tenochtitlan nel [[1519]]. Arrivando dal sudest della valle del Messico, una delle prime località indigene che videro fu Iztapalapa. In quel tempo, la città di Iztapalapa era parte del sistema di popolazione reale che servivano allo stesso tempo come prima linea di difesa per la capitale e come fonte provvisoria di sostentamento e altre necessità. Di Iztapalapa, il cronista [[Bernal Díaz del Castillo]] scrive sorpreso:
 
{{quote|E l'altra mattina arrivammo alla strada e ci dirigemmo verso Estapalapa. E da quando vedemmo tante città e paesi popolati nell'acqua, e in terra ferma altri grandi nuclei abitati, e quella strada tanto diritta, restammo ammirati, e dicevamo che sembravano le cose meravigliose che si raccontano nel libro di [[Amadís de Gaula|Amadís]], per le grandi torri e cu, ed edifici che avevano dentro l'acqua, tutte opere di pietra realizzate a mano, e alcuni dei nostri soldati dicevano che se quello che vedevano era un sogno, e non c'è da meravigliarsi che io scriva qui in questa maniera, perchèperché c'è molto da ponderare in questo che non so come raccontare: vedere cose mai sentite, neanche mai sognate, come vedevamo.
| |Y otro día por la mañana llegamos a la calzada ancha y vamos camino de Estapalapa. Y desde que vimos tantas ciudades y villas pobladas en el agua, y en tierra firme otras grandes poblazones, y aquella calzada tan derecha y por nivel cómo (''sic'') iba a México, nos quedamos admirados, y decíamos que parecía a las cosas de encantamiento que se cuentan en el libro de [[Amadís de Gaula|Amadís]], por las grandes torres y ''cúes''<ref>''Cu'' è uno dei primi nomi con cui gli spagnoli chiamarono i templi indigeni. Sembra che sia una parola maya. In náhuatl, i templi erano chiamati ''Teocalli'', o ''Casa del Dios''</ref> y edificios que tenían dentro en el agua, y todos de calicanto, y aun algunos de nuestros soldados decían que si aquello que veían si era entre sueños, y no es de maravillar que yo escriba aquí de esta manera, porque hay mucho que ponderar en ello que no sé como (''sic'') lo cuente: ver cosas nunca oídas, ni aun soñadas, como veíamos.<ref>Díaz del Castillo, 1998 [1632): 159</ref>|lingua=es}}
 
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La discesa delle acque, e l'introduzione di nuove abitudini europee, diedero come risultato che il resto della laguna si convertisse in un magazzino di "acque di cattivo e pestilenziale odore, che non poco arreca danno alla città, specialmente quando in estate si secca parte di esse", come avrebbe scritto [[Antonio de Ciudad Real]], a proposito della sua visita alla capitale novohispana. Alla fine, i colonizzatori non trovarono nessuna utilità nel lago. Il lago non forniva acqua per l'agricoltura, nè cresceva nessun pesce che valesse la pena--perlomeno agli occhi degli europei--; e il colmo, fino il sale che da esso si otteneva era disprezzato. Più che una fonte di vita quale era per i mesoamericani, il lago di Texcoco si convertì in una minaccia per la vita urbana della città.
 
La orgogliosa capitale della Nueva España fu teatro di molteplici alluvioni durante il periodo coloniale. La prima di queste fu quella del [[1555]], che motivò la pianificazione di un sistema di drenaggio delle acque della valle. Il piano fu abbandonato con il retrocedere del livello delle acque. Altre memorabili inondazioni furono quelle avvenute nel 1580, 1607, 1622, 1629, 1707, 1714, 1806, 1819; e già nel periodo del Messico indipendente, nel 1856, 1865, 1900, 1901, e 1910<ref>Basáñez, 1995: 116, 180.</ref>. L'alluvione del [[1622]] ebbe luogo come consecuenza di un imprudente ordine del vicerèviceré Gelves, che ordinò di chiudere le porte del sistema drenante già iniziato da [[Enrico Martínez]] per sincerarsi che realmente la città era minacciata dalle esondazioni. La peggiore delle esondazioni fu quella del [[1629]], della quale scrive [[Vicente Riva Palacio]]:
 
{{quote|Fu una distruzion terribile, vennero chiusi i templi, i tribunali sospesero i lavori, il commercio cadde in rovina, cominciarono a crollare a cadere una moltitudine di case... in meno di un mese morirono affogate più di trentamila persone e emigrato più di ventimila famiglie, rimanendone appena quattromila in città. La messa si celebrava dai balconi e dalle terrazze; e il transito per le strade solo era possibile con canoe, e in canoa si fece in Messico una solenne processione alla vergine di Guadalupe | |Los estragos fueron terribles, cerráronse los templos, suspendieron sus trabajos los tribunales, arruinóse el comercio, comenzaron a despolomarse y caer multitud de casas... en menos de un mes habían perecido ahogadas más de treinta mil personas y emigrado más de veinte mil familias, quedando apenas cuatro mil en la ciudad. La misa se celebraba en los balcones y azoteas; y el tránsito por las calles sólo podía hacerse en canoas, y en canoas se hizo en México una solemne procesión a la virgen de Guadalupe|Riva Palacio, citado en Rosas, 1998: 31-32.|lingua=es}}
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==== Piani del viceregno per lo svuotamento del bacino di Texcoco ====
 
Come si è detto, l'alluvione del 1555 fu il motivo che condusse alla decisione di implementare un sistema di drenaggio per il lago di Texcoco. Lo stesso fu pianificato dal vicerèviceré [[Luis de Velasco]], sebbene, come anche si è segnalato, fu abbandonato al diminuire il livello delle acque. L'inondazione del 1607 fu quella che portò a mettere in pratica il piano. Davanti alla situazione catastrofica della capitale, il vicerèviceré [[Luis de Velasco y Castilla, Marqués de Salinas|Velasco]] convocò alla costruzione del nuovo sistema di scarico. I lavori erano a carico del già menzionato Martinez. Qusto ingegnere di origine tedesca propose la costruzione di un tunnel dalla laguna di San Cristóbal (il settore sud del lago di Xaltocan) verso il fiume Tula, attraverso Huehuetoca. Il proposito era evitare que le esondazioni del fiume Cuautitlan che affettavano il livello delle acque a Zumpango, causarono effetti avversi anche al lago di Texcoco, essendo quest'ultimo più basso del primo.
 
La costruzione iniziò lo stesso anno, e si concluse un anno più tardi. Tuttavia, mal costruito com'era, il ''Taglio di Nochistongo'' non servì molto a causa delle multiple carenze, e la città fu nuovamente annegata. Inoltre, le spese della costruzione furono superate da quelle per le riparazione. Secondo un'informativa presentata al vicerèviceré García Guerra, le uscite per la costruzione dello scarico si elevavano nel 1612 a 413.324 pesos <ref>Rosas, 1998: 31</ref>.
 
Dopo che la città permase inondata per sei anni, il progetto di Martínez fu rifiutato e si decise di aprire un taglio aperto verso Huehuetoca, anch'esso a partire dal lago di San Cristóbal. Altri, più influenti a causa delle leggende originarie dell'inizio della colonia, pensavano che era possibile trovare una via per far defluire le acque naturalmente, che fosse sconosciuta. Secondo questa corrente, a Pantitlán (oriente dell'attuale Distrito Federal) esisteva un pozzo la cui porta poteva essere aperta solo con una chiave che, per sorte avversa, solo gli indios sapevano dove stava. L'esistenza di questo pozzo avrebbe spiegato come durante l'epoca precolombiana, la città non si fosse inondata come nell'epoca del viceregno. Chiaramente, il pozzo di Pantitlán non è mai esistito.