Massimo D'Alema: differenze tra le versioni
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=== Infanzia ed istruzione ===
Nato a [[Roma]], figlio di [[Giuseppe D'Alema]] (1917-1994), [[Partigiani italiani|partigiano]] [[gappista]], funzionario e
A causa del lavoro del padre Giuseppe, la famiglia si trasferiva spesso da una città all'altra, non di rado molto lontane tra loro ([[Genova]], [[Trieste]], [[Pescara]]). La madre raccontava che col marito si decise di non imporre nulla al figlio, soprattutto in materia di [[religione]], ma che già a sei anni «''era interessato a tutto e gli piaceva tanto qualsiasi cosa sapesse di [[politica]]''».<ref name="fa">Giovanni Fasanella. ''D'Alema''. Milano, Baldini & Castoldi, 1999. ISBN 88-8089-720-9</ref>
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D'Alema si ritirò dagli studi poco prima di discutere la tesi, che avrebbe dovuto vertere sull'opera ''Produzione di merci a mezzo di merci'' dell'economista [[Piero Sraffa]], amico di [[Antonio Gramsci]]. Secondo l'amico del tempo [[Marco Santagata]], D'Alema vi rinunciò per non essere sospettato di favoritismi, poiché l'intellettuale del PCI [[Nicola Badaloni (politico 1924)|Nicola Badaloni]] era diventato preside di Lettere e Filosofia<ref name=fa/>; sicuramente influirono notevolmente in questa scelta gli impegni politici assunti da D'Alema prima a livello locale, a Pisa, e poi, a livello nazionale, con la segreteria della [[Federazione Giovanile Comunista Italiana|FGCI]]; poco dopo entrò nel comitato federale nel partito.
Nel
Alle [[elezioni amministrative in Italia del 1970|elezioni amministrative del 1970]] si candida al [[Consiglio comunale (ordinamento italiano)|consiglio comunale]] di [[Pisa]], tra le liste del PCI, risultando eletto [[consigliere comunale]] e divenendo [[Capogruppo (parlamento)|capogruppo]]. In tale veste è stato uno dei promotori della [[giunta comunale]] guidata da [[Elia Lazzari]] tra luglio [[1971]] e maggio [[1976]], un esperimento inedito sostenuto da [[Partito Comunista Italiano|PCI]], [[Partito Socialista Italiano]] (PSI), [[Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (1964)|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]] e una parte della [[Democrazia Cristiana]] (DC) per superare un momento di stallo e votare il [[bilancio comunale]].
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==== Segretario della FGCI ====
Nel
In quel periodo il motto della FGCI era "''stare nel movimento''": D'Alema cercò di mediare fra la [[sinistra extraparlamentare]] e il partito per evitare una rottura definitiva, inizialmente senza risultati di rilievo. Per dare consistenza a questa prova di dialogo, si creò il [[settimanale]] ''Città futura'', che arrivò a vendere 50.000 copie: era diretto da [[Ferdinando Adornato]] e ospitava articoli di persone dalle opinioni più varie, animato da [[Umberto Minopoli]], [[Claudio Velardi]], [[Giovanni Lolli]], [[Goffredo Bettini]], [[Marco Fumagalli]], [[Walter Vitali]], [[Giulia Rodano]], [[Livia Turco]], [[Leonardo Domenici]]: secondo D'Alema «''l'ultima generazione di quadri del partito. Lì si formò un legame umano [...] quel tipo di solidarietà non si è spezzato, anche se abbiamo preso strade diverse''». Il giornale chiuse poco dopo.
Nel [[1978]], dopo il [[rapimento di Aldo Moro]], la FGCI prese maggiormente le distanze dagli autonomi, scegliendo di emarginare i terroristi. D'Alema, tuttavia, cercò di recuperare parte del movimento proseguendo la propria opera di mediazione: ebbe occasione di parlare con Berlinguer, che era colpito personalmente dal conflitto generazionale, dato che il figlio Marco Berlinguer si era avvicinato a posizioni estremistiche: in un famoso discorso a [[Genova]] preparò alla rottura dell'unità nazionale, con un forte richiamo ai giovani, che «in fondo sono figli nostri», anche nelle esagerazioni.
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Poco dopo, Berlinguer sferrò pesanti accuse al PSI e alla politica clientelare in generale (la cosiddetta [[Cleptocrazia|questione morale]]), in particolare in un'intervista a [[Eugenio Scalfari|Scalfari]] ne ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' del 28 luglio 1981<ref>{{cita web|url=http://www.metaforum.it/berlinguer/questionemorale.htm|titolo=La questione morale Enrico Berlinguer - Repubblica, 1981|sito=Metaforum - Enrico berlinguer|accesso=15 dicembre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110809151835/http://www.metaforum.it/berlinguer/questionemorale.htm|urlmorto=sì}}</ref>. D'Alema si attestò sulla stessa posizione e cominciò una dura battaglia per impedire al PSI di fare della [[Puglia]] una solida base politica e di potere: la prima mossa fu ostacolare ogni alleanza locale fra PSI e DC; a questo scopo formò a Bari una giunta di sinistra col socialista [[Rino Formica]], mentre in molti altri comuni si alleò con la DC. Infine, nonostante le resistenze interne al partito, strinse un'alleanza con la DC anche per la Regione.
Con questo curriculum, al XVI congresso del PCI nel
=== Periodo post-Berlinguer ===
Nel
Il 20 luglio 1984, poco dopo la morte di Berlinguer, D'Alema fu colpito da un lutto personale: la sua compagna Giusi Del Mugnaio, 29 anni, bolognese, giornalista de "l'Unità", perse la vita in un incidente stradale a [[Triggiano]], alle porte di [[Bari]].<ref>{{cita news|autore=Giuseppe Caldarola|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1984/07/21/page_018.pdf|titolo=Morti in un tragico incidente Giusi Del Mugnaio e Pino Gadaleta|pubblicazione=L'Unità|data=21 luglio 1984|accesso=4 settembre 2025|lingua=IT|formato=pdf}}</ref>
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Il 30 aprile [[1988]] D'Alema - in quel periodo [[L'Unità#Direttori|direttore de ''L'Unità'']] - quando Natta venne colpito da un [[infarto]], a [[Italia Radio]] parlò per primo della sua successione, senza tuttavia discuterne con lui. Nel frattempo D'Alema, assieme a [[Achille Occhetto|Occhetto]], avevano spinto per modificare la linea del partito, rendendola più aggressiva verso il [[Partito Socialista Italiano|PSI]] di [[Bettino Craxi]] e più aperta verso un cambiamento del sistema politico imperniato sul maggioritario.
===
Nel 1990, terminata l'esperienza come direttore de ''L'Unità'', Occhetto aveva bisogno di lui per dare seguito alla [[svolta della Bolognina]]. D'Alema, da coordinatore della segreteria, si occupava dei rapporti con l'ala a sinistra del partito ed era una garanzia di stabilità, per il suo essere un «''figlio del partito''» che non l'avrebbe mai tradito o gettato a mare; al contrario, Occhetto appariva voler approfittare della svolta per demolire parte della tradizione del partito con cui non era a proprio agio<ref name="fa" />. Infatti nel suo libro ''Il sentimento e la ragione'' Occhetto scrive che D'Alema affrontò la svolta descrivendola come una "''dura necessità''", impostazione che strideva con la sua.
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=== Transizione dalla prima alla seconda Repubblica ===
[[File:Scalfaro D'Alema Biondi 1992.jpg|thumb|D'Alema
Durante l'[[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1992|elezione del Presidente della Repubblica del 1992]], nel clima di instabilità esacerbata dalla [[strage di Capaci]], D'Alema sostenne, assieme al [[Presidente del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana|presidente della DC]] [[Ciriaco De Mita]], la candidatura del [[Presidente della Camera dei deputati (Italia)|presidente della Camera]] [[Oscar Luigi Scalfaro]] rispetto a quella del [[Presidente del Senato della Repubblica|presidente del Senato]] [[Giovanni Spadolini]] caldeggiata da [[Achille Occhetto|Occhetto]] ma entrambe in ottica anti-[[andreotti]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/17/colle-11-presidenti-scalfaro-al-quirinale-per-672-elett/566215/|titolo=Colle, gli 11 presidenti - Scalfaro, l'uomo dell'emergenza|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2013-04-17|lingua=it-IT|accesso=2024-06-19}}</ref>
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Al referendum parteciparono solo 12.000 aventi diritto, di cui circa 6.000 votarono per Veltroni e circa 5.000 per D'Alema; poiché nessuno aveva conseguito la maggioranza, la decisione fu rimandata al Consiglio nazionale, composto di 480 membri, che furono pressati da una parte da Fassino e dall'altra da [[Claudio Velardi]] (divenuto il più fedele collaboratore di D'Alema che conosceva fin dall'inizio della sua carriera parlamentare), aiutato da una squadra di ''dalemiani'', quasi tutti ex esponenti della FGCI.<ref name="fa" />
Il 1º luglio
Come segretario D'Alema si avvicina al [[Partito Popolare Italiano (1994)|Partito Popolare Italiano]], sostenendo insieme a loro il [[Governo Dini|governo]] tecnico di [[Lamberto Dini]] con la [[Lega Nord]] e contribuendo alla nascita della [[Coalizione (politica)|coalizione]] di [[Centro-sinistra in Italia|centro-sinistra]] [[L'Ulivo]], perseguendo, a differenza di Occhetto, una politica di alleanza con le forze di centro-sinistra d'ispirazione cattolica e accettando che il candidato premier fosse l'ex [[IRI#Presidenti|presidente dell'IRI]] [[Romano Prodi]] (figura più rassicurante per l'elettorato moderato), benché il PDS fosse nettamente la componente preponderante, dal punto di vista elettorale, all'interno della coalizione.
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=== Presidente del Consiglio dei ministri ===
{{Vedi anche|Governo D'Alema I|Governo D'Alema II}}[[File:Elezione Ciampi.jpg|thumb|Massimo D'Alema e [[Carlo Azeglio Ciampi]] eletto nuovo presidente della Repubblica il 18 maggio [[1999]].]]Il 9 ottobre 1998 cade il governo Prodi, in seguito alla crisi di governo aperta da [[Rifondazione Comunista]] e campeggiata dal suo segretario [[Fausto Bertinotti|Bertinotti]], per pochi voti (312 favorevoli e 313 contrari), nonostante una parte dei parlamentari di Rifondazione (contrari alla crisi) abbiano votato a favore (e che in seguito abbandonano il partito
[[File:25th G8 family pictures 1.jpg|sinistra|miniatura|D'Alema (secondo da destra) al [[G8]] del [[1999]] a [[Colonia (Germania)|Colonia]] ([[Germania]])]]
Il 19 ottobre il [[Presidente della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] [[Scalfaro]] diede l'[[Presidente del Consiglio incaricato|incarico di formare un governo]] a Massimo D'Alema, che accettò con riserva, e il 21 ottobre 1998 entrò in carica, diventando a 49 anni e 6 mesi uno dei più giovani [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidenti del Consiglio]]<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://pagellapolitica.it/articoli/non-e-un-governo-per-giovani-tutti-i-dati-sugli-esecutivi-italiani-per-eta|titolo=Non è un governo per giovani: tutti i dati sugli esecutivi italiani per età|sito=Pagella Politica|accesso=2025-03-29}}</ref>, oltreché il primo nato dopo la nascita dell'[[Italia Repubblicana]] e il primo (e finora unico) esponente dell'ex PCI ad assumere la carica, tant'è che Cossiga (riconoscendone il significato storico) regalò a D'Alema nell’aula di [[Palazzo Madama (Roma)|palazzo Madama]] un [[bambino]] di [[zucchero]], ironizzando sulla diceria secondo cui i comunisti mangiano i bambini<ref>{{Cita web|autore=Adnkronos|url=https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1998/10/27/Politica/COSSIGA-REGALA-A-DALEMA-UN-BAMBINO-DI-ZUCCHERO_192000.php|titolo=COSSIGA: REGALA A D'ALEMA UN BAMBINO DI ZUCCHERO...|sito=Adnkronos|data=1998-10-27|accesso=2025-03-26}}</ref>.
Successivamente lascia la segreteria dei DS a Veltroni e assunse la [[Democratici di Sinistra#Presidente|presidenza del partito]].
Sostenne l'abolizione del [[Servizio militare obbligatorio di leva in Italia|servizio militare obbligatorio di leva]] e l'intervento [[NATO]] nella [[guerra del Kosovo]] (il secondo bombardamento italiano dal dopoguerra dopo la [[guerra del Golfo]]), avviato da basi militari NATO presenti sul territorio nazionale e con la partecipazione di mezzi dell'[[Aeronautica Militare (Italia)|aeronautica Italiana]]<ref>{{cita web|autore=Orlando Sacchelli|url=http://www.ilgiornale.it/news/mondo/volta-che-dalema-fece-bombardare-serbia-1179616.html|titolo=Quella volta che D'Alema fece bombardare la Serbia|sito=Il Giornale|data=6 ottobre 2015|accesso=7 luglio 2019|urlarchivio=https://archive.is/20151007234427/http://www.ilgiornale.it/news/mondo/volta-che-dalema-fece-bombardare-serbia-1179616.html|urlmorto=no}}</ref>, attirandosi così le critiche dell'ala [[pacifismo|pacifista]] della sua coalizione..▼
▲Sostenne l'abolizione del [[Servizio militare obbligatorio di leva in Italia|servizio militare obbligatorio di leva]] e l'intervento [[NATO]] nella [[guerra del Kosovo]] (il secondo bombardamento italiano dal dopoguerra dopo la [[guerra del Golfo]]), avviato da basi militari NATO presenti sul territorio nazionale e con la partecipazione di mezzi dell'[[Aeronautica Militare (Italia)|aeronautica Italiana]]<ref>{{cita web|autore=Orlando Sacchelli|url=http://www.ilgiornale.it/news/mondo/volta-che-dalema-fece-bombardare-serbia-1179616.html|titolo=Quella volta che D'Alema fece bombardare la Serbia|sito=Il Giornale|data=6 ottobre 2015|accesso=7 luglio 2019|urlarchivio=https://archive.is/20151007234427/http://www.ilgiornale.it/news/mondo/volta-che-dalema-fece-bombardare-serbia-1179616.html|urlmorto=no}}</ref>, attirandosi così le critiche dell'ala [[pacifismo|pacifista]] della sua coalizione
==== Rimpasto di governo e dimissioni ====
[[File:President Bill Clinton with Italian Prime Minister Massimo D'Alema.jpg|miniatura|Incontro bilaterale tra D'Alema, assieme al suo [[Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|ministro degli esteri]] [[Lamberto Dini|Dini]], e il [[Presidente degli Stati Uniti d'America|presidente statunitense]] [[Bill Clinton]] col [[segretario di Stato statunitense]] [[Madeleine Albright]] a [[Firenze]]]]
Il primo governo presieduto da D'Alema rimase in carica fino al 22 dicembre
Il secondo governo D'Alema giura al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] il 22 dicembre
Il 19 aprile 2000, in seguito alla sconfitta de L'Ulivo alle [[Elezioni regionali in Italia del 2000|elezioni regionali di quell'anno]], rassegna le dimissioni da premier, affermando di farlo come «''atto di sensibilità politica, non certo per dovere istituzionale''»<ref>{{Cita web|url=http://leg13.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed712/s000r.htm|titolo=Sed. 712 s000r|sito=leg13.camera.it|accesso=26 dicembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://presidenti.quirinale.it/Ciampi/dinamico/ContinuaCiampi.aspx?tipo=comunicato&key=4252|titolo=Comunicato del Presidente Ciampi|sito=presidenti.quirinale.it|accesso=26 dicembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://archivio.agi.it/articolo/a750b9472612ad27ae2ba65f36503026_20000419_crisi-la-giornata-di-d-alema/|titolo=Crisi: la giornata di d'alema {{!}} Agi Archivio|sito=archive.is|data=7 ottobre 2016|accesso=26 dicembre 2020|urlarchivio=https://archive.is/20161007090204/http://archivio.agi.it/articolo/a750b9472612ad27ae2ba65f36503026_20000419_crisi-la-giornata-di-d-alema/}}</ref>. In particolare D'Alema ricevette la delusione peggiore nel [[Lazio]], dove vinse per la [[Casa delle Libertà]] [[Francesco Storace]], ex [[missino]], deputato di [[Alleanza Nazionale]] (AN) e [[Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi|presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai]].
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Il 26 aprile 2000 gli succede alla Presidenza del Consiglio [[Giuliano Amato]], che ricopriva l'incarico di [[Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica della Repubblica Italiana|Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica]] durante i suoi governi.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfoglio.it/politica/2020/08/27/news/regionali-fatali-lo-spettro-di-d-alema-che-aleggia-su-conte-e-zingaretti-332055/|titolo=Regionali fatali. Lo spettro di D'Alema che aleggia su Conte (e Zingaretti)|accesso=26 dicembre 2020}}</ref>
Durante il suo secondo governo venne approvata la discussa riforma del [[Costituzione della Repubblica Italiana#Revisione del 2001|titolo V della Costituzione]], che introdusse i principi del [[federalismo]]<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.ilpost.it/2024/06/21/autonomia-differenziata-dibattito/|titolo=Nel dibattito sull'autonomia differenziata c'è una gran confusione|sito=Il Post|data=2024-06-21|accesso=2025-09-13}}</ref>, e la legge sulla ''[[Par condicio]]'' che regolava l'accesso ai mezzi d'informazione delle forze politiche; si tratta dell'unico tentativo nel corso della [[Seconda Repubblica (Italia)|seconda Repubblica]] di limitare, dal punto di vista [[legislativo]], la predominanza nel mondo dell'[[informazione]] di Berlusconi..
Nel dicembre
=== Opposizione al governo Berlusconi ===
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=== Ministro degli affari esteri ===
[[File:D'Alema et Rice.jpg|thumb|D'Alema col [[
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 2006|elezioni politiche del 2006]] D'Alema si ricandida alla Camera, tra le liste de L'Ulivo (che univa principalmente i DS con [[La Margherita]]) come capolista nella [[Circoscrizione Puglia (Camera dei deputati)|circoscrizione Puglia]], venendo eletto deputato e dimettendosi da europarlamentare, venendo sostituito da [[Andrea Losco]]. È stato proposto in modo informale da [[L'Unione]] come presidente della Camera dei deputati, ma lo stesso D'Alema ha poi rinunciato a questo incarico per evitare possibili divisioni all'interno della coalizione e facilitando così la proposta e successiva elezione di Fausto Bertinotti.
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Con la vittoria della coalizione de [[L'Unione]] alle elezioni e il successivo incarico di formare un governo affidato a [[Prodi]], il 17 maggio 2006 diventa [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|ministro degli affari esteri]] e [[vicepresidente del Consiglio dei ministri]] in quota DS nel [[Governo Prodi II|secondo governo Prodi]]. Durante il suo mandato c'è stata una politica di freddezza nei confronti dell'[[Presidenza di George W. Bush|amministrazione Bush]], si ricorda ad esempio il rifiuto del rafforzamento delle truppe nella [[guerra in Iraq]]<ref>{{Cita web|url= http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/esteri/iraq-107/dalema-medio-oriente/dalema-medio-oriente.html|sito=Repubblica.it|titolo=Iraq, D'Alema critica il piano Bush
"Via d'uscita non è inviare più truppe"|editore=''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]''|data=14 gennaio 2007|accesso=}}</ref>
ma sarà un'operazione di pace|editore=''la Repubblica''|data=17 agosto 2006|accesso=}}</ref>, e in seguito l'impegno per la promozione di una moratoria presentata all'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] sull'abolizione della [[pena di morte nel mondo]]<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/esteri/pena-di-morte2/dalema-task-force/dalema-task-force.html|titolo=Pena di morte, ribadito l'impegno dell'Italia "Una task force per accelerare la risoluzione"|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] |giorno=28|mese=09|anno=2007|accesso=27 aprile 2016}}</ref>. Nel 2006 ha ricevuto il titolo di [[Cavaliere di gran croce]] dell'[[Ordine Piano]]<ref name="ilfattoquotidiano.it">{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/07/il-vice-conte-maxalla-cortedi-papa-ratzinger/155779/|titolo=Il vice-conte Max alla corte di papa Ratzinger|sito=Il Fatto Quotidiano|data=7 settembre 2011|lingua=it|accesso=23 gennaio 2024}}</ref>.[[File:The Deputy Prime Minister and Minister of Foreign Affairs of Italy, Mr. Massimo D’Alema calling on the Prime Minister, Dr. Manmohan Singh, in New Delhi on October 10, 2007.jpg|sinistra|miniatura|D'Alema col [[Primi ministri dell'India|
Il 21 febbraio [[2007]] è stato chiamato in [[Senato della Repubblica|Senato]] a riferire sulle linee guida di [[politica estera]] del governo, dopo aver dichiarato pubblicamente che qualora non si fosse raggiunta la maggioranza sulla mozione il governo si sarebbe dovuto dimettere. L'esito della votazione seguita alla sua relazione (158 favorevoli, 136 contrari e 24 astenuti) ha visto battuto il governo (non essendo stato raggiunto il quorum di voti favorevoli necessario, pari a 160 voti), motivo per cui il Presidente del Consiglio Prodi ha rassegnato le dimissioni. Rinnovata la fiducia al governo, D'Alema ha ripreso a ricoprire la carica di Ministro degli esteri fino alla caduta del governo il 24 gennaio [[2008]].
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=== Nascita e Primi anni del Partito Democratico ===
[[File:Massimo D'Alema daticamera.jpg|thumb|Massimo D'Alema rieletto alla Camera dei deputati nel 2008.]]
Nel
Alle [[Elezioni primarie del Partito Democratico del 2009 (Italia)|elezioni primarie del PD nel 2009]] sostiene la mozione di [[Pier Luigi Bersani]], ex [[Ministri dello sviluppo economico della Repubblica Italiana|ministro dello sviluppo economico]] nel [[Governo Prodi II|secondo governo Prodi]], che risulterà vincente con il 53,23% dei voti.
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In vista delle [[elezioni politiche in Italia del 2013|elezioni politiche del 2013]] decide, in caso di vittoria di [[Pier Luigi Bersani|Bersani]] alle [[Elezioni primarie di "Italia. Bene Comune" del 2012|primarie di "Italia. Bene Comune"]], di non ricandidarsi al Parlamento<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.today.it/politica/massimo-d-alema-non-si-candida.html|titolo=Effetto Renzi: anche D'Alema non si candida|sito=Today|accesso=2025-03-29}}</ref>. Durante l'[[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2013|elezione del Presidente della Repubblica del 2013]] il suo nome è circolato tra i candidati come convergenza tra [[Partito Democratico (Italia)|PD]], [[Popolo della Libertà]] e [[Scelta Civica]] come [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]]. Il suo nome era in una rosa di nomi presentata dal segretario del PD Bersani al quale il presidente del PdL [[Berlusconi]] aveva ristretto poi una terna in cui oltre a D'Alema comparivano i nomi di [[Giuliano Amato]] e [[Franco Marini]], che poi sarà scelto, per una ampia intesa al primo scrutinio con il quorum più alto.
=== Opposizione a Matteo Renzi
[[File:Συνάντηση Αντιπροέδρου Κυβέρνησης και ΥΠΕΞ Ευ. Βενιζέλου με πρώην Π-Θ της Ιταλίας Massimo D’Alema (12362344233).jpg|thumb|D'Alema insieme al [[vice primo ministro]] e [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Ellenica|ministro degli affari esteri greco]] [[Evangelos Venizelos]] il 7 febbraio
Alle [[Elezioni primarie del Partito Democratico del 2013 (Italia)|primarie del PD del 2013]] appoggia la mozione di [[Gianni Cuperlo]], ex segretario della [[Federazione Giovanile Comunista Italiana]] e della [[Sinistra Giovanile]], nonché collaboratore di D'Alema fin dai tempi del [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilpost.it/2013/09/10/gianni-cuperlo/|titolo=Da dove viene Gianni Cuperlo|sito=Il Post|data=2013-09-10|lingua=it|accesso=2024-06-19}}</ref>, ma che risulterà perdente arrivando secondo al 18,21% dei voti contro il 67,55% dell'allora [[Sindaci di Firenze|sindaco di Firenze]] [[Matteo Renzi]]. Successivamente aderisce alla ''minoranza Dem'' (opposizione interna alla maggioranza di [[Matteo Renzi|Renzi]] nel PD) assieme a [[Pier Luigi Bersani|Bersani]], [[Roberto Speranza]] (capogruppo del PD alla Camera) e [[Rosy Bindi]] ([[Commissione parlamentare antimafia|presidente della Commissione parlamentare antimafia]]), diventando uno dei principali esponenti.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilpost.it/2015/03/23/pd-dalema-orfini/|titolo=Quelli del PD che non stanno con Renzi|sito=Il Post|data=2015-03-23|lingua=it|accesso=2024-06-19}}</ref>
A settembre
=== Scissione di Articolo Uno ===
Il 20 febbraio
Alle [[elezioni politiche in Italia del 2018|elezioni politiche del 2018]] viene candidato al [[Senato della Repubblica]] nel [[Collegio uninominale Puglia - 06 (Senato della Repubblica)|collegio uninominale Puglia - 06 (Nardò)]] per [[Liberi e Uguali]], [[lista elettorale]] guidata dal [[Presidente del Senato della Repubblica|presidente del Senato uscente]] [[Pietro Grasso]], ma raccoglie il 3,91% dei voti e viene sconfitto giungendo quarto dietro ai candidati del [[Movimento 5 Stelle]] [[Barbara Lezzi]] (39,88%), del [[Coalizione di centro-destra alle elezioni politiche in Italia del 2018|centro-destra]] Luciano Cariddi (35,2%) e del [[Coalizione di centro-sinistra alle elezioni politiche italiane del 2018|centro-sinistra]], in quota PD, [[Teresa Bellanova]], [[viceministra]] dello [[Ministero dello sviluppo economico|sviluppo economico]] uscente, nonché [[Matteo Renzi|''renziana'']] ex ''dalemiana'' (17,36%).
[[File:21.06.2023 - Audiência com o Ex-Primeiro-Ministro da República Italiana Massimo D'Alema (52990530781).jpg|miniatura|D'Alema col [[presidente del Brasile]] [[Lula]] al [[Palácio do Planalto]] nel 2023]]
A gennaio 2022, durante un evento online dei dirigenti di Articolo Uno, D’Alema auspica il suo scioglimento e il ritorno dei suoi politici e militanti dentro il PD per costruire «''una grande forza progressista''»<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.ilpost.it/2022/01/02/dalema-articolo-uno-pd/|titolo=D'Alema vuole che Articolo Uno torni dentro il PD|sito=Il Post|data=2022-01-02|accesso=2025-03-29}}</ref>, cosa che poi avviene il 10 giugno 2023 dopo le [[Elezioni primarie del Partito Democratico del 2023 (Italia)|primarie del PD di quell'anno]]<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://napoli.repubblica.it/cronaca/2023/06/10/news/napoli_speranza_si_commuove_ho_servito_il_mio_paese_con_disciplina_e_onore-403947172/|titolo=Napoli, Speranza "Articolo 1 non è più un partito, daremo forza al Pd". Poi si commuove: "Ho servito il Paese con onore"|sito=la Repubblica|data=2023-06-10|accesso=2025-03-29}}</ref>, dove durante la fase congressuale, ha ribadito di non esserne interessato e di essere "''in pensione''".<ref>{{Cita web|lingua=It|url=https://www.fanpage.it/politica/massimo-dalema-dice-che-non-si-interessera-delle-primarie-del-pd-sono-in-pensione/|titolo=Massimo D’Alema dice che non si interesserà delle primarie del Pd: “Sono in pensione”|sito=Fanpage.it}}</ref>
=== Attività extra-politiche ===
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Successivamente apre un'altra società in [[Albania]], la ''A&I'', che offre consulenze istituzionali alle imprese che vogliono internazionalizzarsi e quindi investire in quel paese.<ref>{{Cita web|url=https://www.open.online/2024/06/02/massimo-d-alema-nuova-societa-tirana/|titolo=Una nuova società aperta a Tirana, la cena faccia a faccia con Edi Rama. L’italiano più famoso a fare business in Albania è Massimo D’Alema|autore=Franco Bechis|sito=Open|data=2 giugno 2024|lingua=it|accesso=4 giugno 2024}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/cronache/dalema-spa-tutti-affari-baffo-doro-1946695.html|titolo=D'Alema spa: tutti gli affari del Baffo d'oro|sito=ilGiornale.it|data=15 maggio 2021|lingua=it|accesso=4 giugno 2024}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.huffingtonpost.it/politica/2021/05/13/news/il_senso_di_d_alema_per_gli_affari-5103509/|titolo=Il senso di D'Alema per gli affari (di S. Baldolini)|sito=HuffPost Italia|data=13 maggio 2021|lingua=it|accesso=4 giugno 2024}}</ref>
== Vita privata ==
[[Tifoso]] della [[Roma]], con cui ha fatto dei paragoni con la [[Sinistra (politica)|sinistra]] [[Italia|italiana]]<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.repubblica.it/sport/2018/10/11/news/torna_d_alema_e_parla_di_calcio_la_roma_e_come_la_sinistra_-300974486/|titolo=Torna D’Alema e parla di calcio: “La Roma è come la sinistra”|sito=Sport - La Repubblica|data=2018-10-11|accesso=2025-09-13}}</ref>, è sposato con Linda Giuva, [[foggia]]na, professoressa associata di archivistica, bibliografia e biblioteconomia all'[[Università di Roma "La Sapienza"]], e ha due figli: Giulia e Francesco.
=== Passione per la vela ===
Appassionato di [[vela (sport)|vela]], D'Alema è stato proprietario di una prima barca a vela, il ''Margherita''. Successivamente, nel 1997, ha acquistato, con il leccese Roberto De Santis ed il romano Vincenzo Morichini, la ''Ikarus'', una Baltic di seconda mano<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/06/il-segretario-salpa-su-una-nuova.html|titolo=E IL SEGRETARIO SALPA SU UNA NUOVA BARCA A VELA <!--creato automaticamente, da ricontrollare manualmente -->|data= |accesso=|}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/1998/04/16/LF302.html |titolo=«Ikarus», una viareggina per il giro del mondo |accesso=29 ottobre 2010 |dataarchivio=11 maggio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150511174222/http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/1998/04/16/LF302.html |urlmorto=sì }}</ref>.▼
In seguito - con i proventi della vendita della stessa integrati dalla vendita di una casa nel frattempo ereditata dal padre e da un ''[[leasing]]'' - ha acquistato, in comproprietà, una nuova barca a vela, la ''Ikarus II'', lunga 18 metri, che è stata pagata la metà del prezzo preventivato: i cantieri "Stella Polare" di [[Fiumicino]] gliel'avrebbero regalata come promozione pubblicitaria ma lui ha voluto comunque almeno pagarne la metà<ref name="Oggi">«Regalerei la barca a D'Alema, ma lui ha preferito pagarla. "Almeno la metà" così disse, con convinzione. Gennaro De Stefano (da ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]'', anno 2002)</ref>.▼
== Vicende giudiziarie ==
=== Finanziamento illecito ai partiti ===
Secondo un'[[inchiesta]] di
=== Sospetto di concorso in aggiotaggio nella scalata alla BNL ===
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===Causa contro ''L’Espresso'' per l’inchiesta sugli appalti della Tav di Firenze===
A ottobre
===Vendita di sistemi militari alla Colombia===
A marzo 2022
L'11 aprile
== Controversie ==
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=== Appartamento romano ===
Nel
Il 4 maggio
=== Vendita e reimmatricolazione della barca di proprietà sotto bandiera britannica ===
A giugno 2018 D'Alema viene riconosciuto e fotografato in crociera nell'arcipelago di La Maddalena con la sua storica barca a vela Ikarus che però ora, sotto il nuovo nome di "Giulia G" (il nome della figlia di D'Alema), batte bandiera britannica e risulta immatricolata a Londra. Diverse inchieste giornalistiche suggeriscono che l'operazione di reimmatricolazione sotto bandiera straniera sia stata fatta per convenienza fiscale. La scelta, da parte di un personaggio che ha ricoperto i massimi incarichi istituzionali e politici della Repubblica, è fonte di scandalo.<ref>{{cita news|autore=Paolo Bracalini|url=http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mistero-barca-inglese-dalema-1555153.html|titolo=Il mistero della barca (inglese) di D'Alema|editore=ilgiornale.it|data=19 luglio 2018|accesso=20 dicembre 2018}}</ref>
▲Appassionato di [[vela (sport)|vela]], D'Alema è stato proprietario di una prima barca a vela, il ''Margherita''. Successivamente, nel 1997, ha acquistato, con il leccese Roberto De Santis ed il romano Vincenzo Morichini, la ''Ikarus'', una Baltic di seconda mano<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/06/il-segretario-salpa-su-una-nuova.html|titolo=E IL SEGRETARIO SALPA SU UNA NUOVA BARCA A VELA <!--creato automaticamente, da ricontrollare manualmente -->|data= |accesso=|}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/1998/04/16/LF302.html |titolo=«Ikarus», una viareggina per il giro del mondo |accesso=29 ottobre 2010 |dataarchivio=11 maggio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150511174222/http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/1998/04/16/LF302.html |urlmorto=sì }}</ref>.
▲In seguito - con i proventi della vendita della stessa integrati dalla vendita di una casa nel frattempo ereditata dal padre e da un ''[[leasing]]'' - ha acquistato, in comproprietà, una nuova barca a vela, la ''Ikarus II'', lunga 18 metri, che è stata pagata la metà del prezzo preventivato: i cantieri "Stella Polare" di [[Fiumicino]] gliel'avrebbero regalata come promozione pubblicitaria ma lui ha voluto comunque almeno pagarne la metà<ref name="Oggi">«Regalerei la barca a D'Alema, ma lui ha preferito pagarla. "Almeno la metà" così disse, con convinzione. Gennaro De Stefano (da ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]'', anno 2002)</ref>.
== Opere principali ==
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