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Inizialmente, soprattutto per edifici di committenza imperiale, come nelle grandi basiliche costantiniane, i materiali avevano tutti la stessa provenienza e furono saltuariamente completati da elementi appositamente scolpiti ex-novo.
 
In seguito, con la progressiva rarefazione delle fonti di approvigionamentoapprovvigionamento, si cercarono modi per riadattare elementi di diversa provenienza e di diverso aspetto alle nuove architetture, sia per quanto riguarda le dimensioni, che per l'estetica curando in particolare la disposizione dei fusti di marmi di colori simili (anche se non necessariamente della stessa varietà) o degli elementi con decorazioni.
 
In particolare per le chiese della città di [[Roma]], motivi di ordine economico o relativi alla disponibilità di materiali, potevano mescolarsi alla volontà della [[Chiesa cattolica|Chiesa]] di riappropriarsi del glorioso passato imperiale, in funzione anche della sua nuova funzione politica, e di sottolineare il suo trionfo nei confronti del passato pagano della città.
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<small>(in ordine cronologico di pubblicazione)</small>
*{{de}} F. W. Deichmann, ''Die Spolien in der spätantike Architektur'', Munich, 1975.
*S. Settis, "Continuità, distanza e conoscenza. Tre usi dell'antico. L'uso dell'antico nel medioevo", in  S. Settis (a cura di), ''Memoria dell'antico nell'Arte Italiana'', III, Torino 1986, pp. 375-486.
*{{en}} B. Brenk, "Spolia from Constantine to Charlemagne: Aesthetics versus Ideology", in ''Dumbarton Oaks Papers'' 41, 1987, pp. 103-109.
*{{en}} M. Greenhalgh, ''The Survival of Roman Antiquities in the Middle Ages'', London, 1989 ([http://rubens.anu.edu.au/new/books_and_papers/survival.publish/ disponibile on-line]).