Fontanot: differenze tra le versioni

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{{quote| Chi parla è Armido Campo, figlio di Ribella e nipote di Vinicio Fontanot, famoso comandante della Brigata «Garibaldi-Natisone». Ora vive alla Spezia e, dopo circa cinquant'anni, si è deciso per primo a rompere il silenzio che la sua famiglia si era imposta per disciplina di partito. Racconta Armido: Eravamo tutti comunisti dello zoccolo duro. Mia madre, Ribella, vedova di un deportato in Germania, si era risposata con Sergio Mori, il mio secondo padre, che era allora un quadro del [[Pci]], Lasciammo [[Monfalcone]] all'inizio del 1947 per andare a vivere in [[Jugoslavia]], dentro il [[comunismo]] reale, dal quale stavano fuggendo in massa gli italiani dell'[[Istria]]. Dopo la rottura fra [[Tito]] e[[ Stalin]] la mia famiglia venne deportata a [[Zenica]] in [[Bosnia]]. C'erano con noi tre famiglie di monfalconesi: i Battilana, i Bressan, i Comar, i Babuder, i Gratton e Elsa Fontanot. In quel villaggio finimmo a contatto con i prigionieri tedeschi condannati ai lavori forzati. Ricordo la pietà di mia madre e di mia nonna Lisa le quali, dimenticando che i nazisti avevano ucciso i loro mariti, portavano tazze di brodo a quei prigionieri immersi nella neve. Anche noi, per la verità, vivevamo come prigionieri, ma non portavamo le catene come i tedeschi. Restammo lì per più di un anno, completamente dimenticati dal [[Pci]] che non poteva ignorare quanto stava accadendo. [[Vittorio Vidali]], certamente, sapeva tutto, ma nessuno fece nulla per noi. Per questo, [[Sergio Mori]] decise un giorno di fuggire da [[Zenica]] e riuscì a raggiungere [[Zagabria]] dove si mise in contatto con il console italiano. Poco tempo dopo, grazie all'intervento del governo italiano, fummo liberati, tornammo in Italia e cademmo dalla padella nella brace... Le nostre case di [[Monfalcone]] erano state assegnate ai profughi dell'[[Istria]], i nostri posti di lavoro anche. Ci consideravano degli appestati... }}<ref>Da «L'esodo. Le tragedie negate degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia». (Mondadori Editore)[http://www.istrianet.org/istria/literature/critiques/petacco_esodo-tragedia.htm brani libro [[Arrigo Petacco]]]</ref>
 
La Tesi di [[Arrigo Petacco]] e' completamente ribaltata da Anna Di Gianantonio <ref>autrice fra gli altri di *''È bello vivere liberi. [[Ondina Peteani]]. Una vita tra lotta partigiana, deportazione ed impegno sociale'' [[Irsml]] Friuli Venezia Giulia - 2007*''Gorizia operaia. I lavoratori e le lavoratrici isontini tra storia e memoria 1920-1947''[[Editrice Goriziana]] - 2000 . Anna DI Gianantonio e' profesoressa ed ha l'incarico di ricercatrice nell'''Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venenzia Giulia''.Fra le sue ricerche pubblicate vi sono i suopi studi sulla storia politico sociale delle zone della regione ricavati da interviste con le persone che han vissuto il regime fascista sia come semplici cittadini ed operai sia di partigiani e partigiane ed inoltre si e' occupata particolarmente del dopoguerra monfalconese oltre i gia' succitati aha curato i volumi ''L'immaginario imprigionato'' e ''il documentario Storie resistenti. Da [[Monfalcone]] a [[Salcano]].'' sempre per le edizioni dell'''Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venenzia Giulia''</ref>nel senso che presenta il fatto che furono gruppi di "Monfalconesi" ,ormai ben integrati nel mondo del lavoro Jugoslavo , che rimasti fedeli al [[cominform]] presero contatto con [[Vittorio Vidali]] ed il [[Pci]] per costruire una opposizione politica pro [[Stalin]] in opposizione a [[Tito]] certamente appoggiati dal [[Pci]] che i quel periodo era su posizioni coincidenti con quelle di [[Stalin]] per quanto riguardava l'evoluzione del [[socialismo]] in [[Jugoslavia]] .
<ref>[http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Settembre-2006/pagina.php?cosa=0609lm30.01.html Tragico destino degli operai «cominformisti» Anna Di Gianantonio]</ref>