Plotino: differenze tra le versioni
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Plotino amava definirsi semplicemente un commentatore di Platone; in realtà non è solo il primo dei [[neoplatonismo|neoplatonici]], ma un filosofo sistematico rivalutato da [[Hegel]] per la sua completezza e con molte analogie con quest'ultimo, e comunque forte condizionatore delle teorie dello [[Pseudo-Dionigi]] che informerà tutta l'arte medioevale.
L'aspetto mistico di cui si parla è l'[[estasi]], il contatto-rapimento con l'Uno che è la famosa conclusione delle Enneadi, la fuga da solo a solo fra l'uomo e Dio. Per Plotino l'esperienza è normale, già provata da [[Platone
All'atto della nascita l'anima perderebbe coscienza di questo contatto e l'intera vita del filosofo è un ritorno al principio originario. Platone nell'"Anima" affermava che l'uomo non cercherebbe con tanta energia una cosa della cui esistenza non è nemmeno certo; al contrario la forza con cui cerca la bellezza originaria è conseguenza del fatto che l'ha vista e il suo crescere nella conoscenza è un ricordare sempre più quel momento prima di incarnarsi in cui conosceva tutto, avendo la verità davanti a sé.
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In ogni uomo vi è una parte trascendente che prende letteralmente il volo in estasi non appena ha visione dell'Uno e il fine ultimo della vita umana resta per gli antichi la visione della verità e la contemplazione di Dio, che "è lì sempre ad aspettarti a braccia aperte, ... se non lo vedi sei tu che gli hai voltato le spalle": le Enneadi aiutano l'uomo che ha girato le spalle all'Uno a rivolgergli lo sguardo, a liberarsi dalle catene e dagli idoli della vita per contemplare la verità nella sua faccia (come dice Platone nel mito della caverna).
E le Enneadi sono anche la via seguita dai filosofi neoplatonici che dall'Uno sono stati rapiti per tornarvi, dopo un inevitabile allontanamento.
Plotino nota che vi sono tre ipostasi, coeterne: la ''chora'' o materia platonica di cui è fatto il mondo sensibile e della molteplicità-spazialità indefinita, l'essere -pensiero e l'Uno. [[Aristotele]] e [[Platone]] non distinguevano chiaramente l'Uno dall'essere.
Tornando dall'Uno alla ''chora'', nell'estasi e prima ancora ragionando, si vede che l'Uno esce fuori di sé (anche lui in estasi) verosimilmente perché è ridondante divenendo uno-che-è (ora predicabile e non più ineffabile).
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==Il male come diversità==
Il [[male]] esiste allora in senso relativo come il [[non-essere]], ma c'è. Il male di ogni ente, compreso l'uomo, è la diversità non essere gli altri enti; male che resterebbe anche se fossimo tutti uguali, perché comunque il mio corpo non sarebbe il tuo, io non sarei te pur essendo due copie uguali. La soluzione non è conformismo, ma la fuga dal mondo (che è diversità); tema e scelta di rilievo nel
''Fuggi il molteplice'' (''Opheleie ta panta''= lett. "fuggi tutte le cose") è il motto del filosofo, come "conosci te stesso" lo era per [[Socrate]]: la fuga dal mondo non vuol dire impoveririsi, ma un arricchirsi ritrovando dentro di noi l'Uno che è il mondo e molto più. Perciò la fuga dal mondo non vuol dire tanto abbandonare ogni bene, che poi si ritrova molto più nell'Uno, ma fuggire il molteplice. È molto vicino all'evangelico impoverirsi per ritrovare Dio, ma il filosofo resta da solo sebbene mostri al mondo la via all'Uno.
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Inizia nel tempo di Plotino l'intensa attività della [[patristica]] cristiana, nel tentativo di dare alle comunità cristiane una [[filosofia]] e [[teologia]] conciliabili con la [[religione]] e nello stesso tempo all'altezza della filosofia antica. Più di altri filosofi vicino alla nascente teologia cristiana, per Plotino è l'essere che tiene in vita il mondo e ci aspetta: l'Uno vuole questo, ma è anche costretto a farlo e, l'uomo è l'unico essere libero che può tornare all'Uno.
Gli altri enti vorrebbero, non bastandogli il poco essere e bene che hanno dentro di
Ma mentre per [[Sant'Agostino (filosofo)|Sant'Agostino da Ippona]] Dio punisce l'uomo per questo voltaspalle e gli lancia la Croce di Cristo come zattera di salvataggio, in Plotino l'uomo ha le forze per salvarsi. Fa la differenza e la polemica fra i due filosofi, quello che difendeva l'antichità e l'altro il cristianesimo, motore di futuri tentativi di sintesi come quello di [[San Tommaso d'Acquino]].
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