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==I giacobini della Spezia==
Nei dieci anni successivi al matrimonio giunse a definitiva maturazione la sua adesione alle idee che provenivano da Oltralpe e, sicuramente già nei primi anni Novanta, egli aveva stretto rapporti con elementi rivoluzionari e con emissari del Governo di Francia, come dimostra la visita resagli da La Flotte<ref>Monsieur de La Flotte era allora rappresentante di Francia nel Granducato di Toscana, dal quale fu scacciato nel 1793.</ref> nel febbraio del 1793<ref>Lettera di Marco Federici alla moglie del 22 febbraio [[1793]]:''"Oggi ho avuto il piacere di abbracciare Monsieur La Flotte che è passato di qui di volo e va a portare i reclami e la relazione di Roma mi ha imposto di salutare tutta la Spezia.[...]"'', cit. in Ducci Luigi, ''op.cit.'' p.32.</ref> durante il suo viaggio di ritorno in Francia per riferire sull'omicidio di [[Ugo di Basseville]]<ref>Nicolas Jean Hugon de Basseville era Segretario alla Legazione di Francia presso il [[Regno delle Due Sicilie]]. Venne ucciso a Roma il 13 gennaio [[1793]] dalla folla mentre percorreva le strade della città.</ref>. Egli era dunque il punto di riferimento del club giacobino della Spezia, che annoverava tra i suoi animatori altre personalità destinate a ricoprire ruoli di rilievo negli anni a venire fra i quali Carlo Comparetti, Luigi D'Isengard, Giovan Battista Bertuccelli, Luigi Torreto e Sebastiano Biagini. Fuori dalla Spezia, Marco si teneva in contatto con il farmacista genovese Felice Morando, a capo del movimento democratico della capitale, e con Ivone Gravier, editore di libri di propaganda democratica.
 
La sua attività e le sue frequentazioni avevano già messo in allerta l'allora [[La Spezia#XVII e XVIII secolo|Governatore della Spezia]] Giacomo Giustiniani, fortemente conservatore e rigido difensore del potere dell'aristocrazia e del clero
 
==Onorificenze==