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Soffermàti sull'arida sponda
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manca la categoria "siti porno"
e "di mmagini", tipo flickr, deviantart...
 
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Dicembre 2009
 
(Fuori onda)
 
 
Soffermati sull’arida sponda,
volti gli occhi allo sgarbo di Fini,
fatti incerti sui loro destini,
con nel cuore l’antica virtù,
han giurato: “Non sia che quest’onda
ci travolga e ci renda divisi,
non ci stiamo a comporre le crisi
fra il governo e Gianfranco mai più!”.
 
Han giurato. Altri forti a quel grido
scendon giù da lombarde contrade,
affilando nell’ombra le spade
che di nuovo scintillano al sol.
Già la Destra ha smembrato la Destra,
le fatali parole son porte,
i compagni sul letto di morte
già riprendono un po’ di vigor.
 
“Su, Gianfranco”, gli gridano, “affonda
il pugnale nel petto al nemico,
non più fuori, ma dentro quell’onda
mena il colpo che il fato ti dà.
Meno male che in questa vicenda
ci sei tu che ci porgi la destra,
si spalanca per noi la finestra:
che gran salto faremo con te!”
 
“Sì, compagni”, risponde Gianfranco,
“il Berlusca è già morto oramai!
Già da un pezzo il mio popolo è stanco
di servire un equivoco re.
Oh, giornate del nostro riscatto,
oh, felice per sempre colui
che, sfuggito all’odioso ricatto,
ormai libero e fiero sarà.
 
Con il volto sfidato e dimesso,
con lo sguardo atterrato ed incerto,
star dovevo isolato e diserto
per mercede del benefattor:
la sua voglia era legge per tutti;
quale servo nei secoli bui,
il mio ruolo era niente per lui,
la mia parte servire e tacer.
 
Forza, Italia: nel proprio retaggio
torna Fini e il suo ruolo riprende,
camerati, strappate le tende
da un partito che padre non v’è.
Non vedete che tutto si scuote
da Cicchitto a Carfagna, a Brambilla,
non sentite che tutto vacilla
di Spatuzza al fatidico dì?”
 
Oh, Gianfranco, sul tuo gagliardetto
sta l’offesa di un voto tradito:
per la schizofrenìa di un pentito
vai snudando l’antico “alalà”.
Tu che forte gridasti in quei giorni:
“Silvio, issiamo la stessa bandiera,
la mia gente nostalgica e nera
di durare non ha più ragion!”
 
Caro Silvio, dovunque tu vada,
in Campania, in Abruzzo, a Canosa,
dove ancora di un’alba radiosa
la speranza deserta non è,
dove il sogno di un tempo matura,
dove ancor nel segreto dell’urna
non è spenta la grande avventura,
non c’è cuor che non batta per te.
 
Quante volte, accusato, spiasti
l’apparir di un avviso beffardo,
quante volte un pentito bugiardo
t’ha incolpato associandoti a sé!
Non temer: dal tuo Verbo sbocciati,
le tue figlie e i tuoi figli migliori
contro tutti i tuoi vili aggressori
sono pronti a morire per te.
 
Mario Scaffidi Abbate
Autorizzo la pubblicazione
 
mario.scaffidi@alice.it
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