Franco Freda: differenze tra le versioni
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Nato a [[Padova]] da padre [[Irpinia|irpino]] e madre [[Veneto|veneta]] nel pieno della [[seconda guerra mondiale]] all'età di tre anni assistette a un bombardamento aereo degli [[alleati]] su [[Padova]] e venne condotto nel rifugio da un soldato tedesco che lo riparò col proprio cappotto.
All'età di otto anni vide il padre, segretario della sezione di [[Adria]] dell'[[Uomo Qualunque]], aggredito e percosso da militanti di sinistra nel giorno dell'attentato a [[Palmiro Togliatti|Togliatti]]<ref name=caprara>Fonte: Mario Caprara/Gianluca Semprini, "Destra estrema e criminale", Roma, Newton & Compton, 2007)</ref>.
Appassionatosi alla politica fin dal liceo, ha presieduto il [[FUAN|FUAN San Marco]] di [[Padova]], l'organismo universitario del [[Movimento Sociale Italiano]].
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Laureato in giurisprudenza, nel [[1963]] abbandona l'MSI per dar vita, con il sodalizio tradizionalista Gruppo di Aristocrazia Ariana ([[Gruppo di Ar]]) le [[Edizioni di Ar]], casa editrice militante nella [[neofascismo|destra neofascista]] sulla scia del pensiero di [[Julius Evola]].
Nel 1963, fortemente influenzato dal pensiero evoliano, scrive per il periodico [[Tradizione]] una recensione di ''Cavalcare la tigre''.<ref>
Secondo Freda la linea dell'[[apolitia]] deve essere seguita come modello esistenziale e spirituale, senza per questo, se si è fra i pochi eletti, rinunciare all'attività politica.
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Il sistema del quale Freda predica e intende perseguire la distruzione è il sistema borghese. Ne ''La disintegrazione del sistema'' si auspica che certi settori della sinistra "rivoluzionaria" attuino un'alleanza tattica, al fine di creare un unico fronte comune antiborghese.
Freda, richiamandosi a una ''aristocrazia [[arianesimo|ariana]]'' e sostenitore di teorie [[nazionalsocialismo|nazionalsocialiste]], sino dagli anni
== L'Esperienza del Fronte Nazionale ==
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Dal [[1971]] è coinvolto in diversi processi, tra cui il più famoso è quello per la [[strage di Piazza Fontana]].
Il processo viene sottratto dalla Corte di Cassazione al tribunale di Milano, e spostato a Catanzaro e a Bari.
Freda venne assolto
Nel giugno 2005, al termine dell'ultimo processo su piazza Fontana, riaperto negli anni
La corte giudica così "inattendibile" il pentito di Ordine Nuovo [[Carlo Digilio]], mentre certifica "veridicità e genuinità" di quanto dichiarato dal supertestimone [[Martino Siciliano]], ossia che "Siciliano ha partecipato alla riunione con Zorzi e Maggi dell'aprile '69 nella libreria Ezzelino di Padova" in cui "Freda annunciò il programma degli attentati ai treni". Tuttavia, poiché tali bombe non provocarono vittime, non è dimostrato il coinvolgimento di Maggi e Zorzi nella "strategia stragista di Freda e Ventura". In definitiva, secondo la Cassazione, "i tragici fatti del 12 dicembre 1969 non rappresentano una 'scheggia impazzita' mai il frutto di un coordinato 'acme' operativo iscritto in un programma eversivo ben sedimentato, ancorché di oscura genesi, contorni e dimensioni".
Infine, la Corte definisce "deprecabile e sorprendente" la decisione di far brillare la seconda valigia-bomba inesplosa, impedendo "accertamenti di ineludibile importanza"<ref name=biondani>Paolo Biondani, [http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/11/Freda_Ventura_erano_colpevoli__co_8_050611041.shtml «Freda e Ventura erano colpevoli»], ''Corriere della Sera'', 11 giugno 2005</ref>
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