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* Sonja Mosick: Anita Augspurg - Idealistin oder Realistin? Eine Analyse ihrer publizistischen Tätigkeit unter besonderer Berücksichtigung ihrer Sicht auf die Frauenfrage Universität Diplomarbeit, Hildesheim 1999
* Hiltrud Schroeder: Übermächtig war das Gefühl, daß wir vereint sein müssen“. Anita Ausgspurg (1857–1943) und Lida Gustava Heymann (1868–1943). In: Luise F. Pusch und Joey Horsley (Hrsg.): Berühmte Frauenpaare. Suhrkamp, Frankfurt/Main 2005, S. 96–136.
 
=Il Pensiero Cavavero=
fonte: http://www.filosofico.net/cavarero.htm
 
Secondo la Cavavero il mondo non è abitato dall'"Uomo" , così come invece sostiene la tradizione filosofica, ma da esseri umani, corporei e sessuati, unici ed irripetibili. La domanda fondamentale della [[filosofia]] quindi non deve più essere "che cos'è l'[[Uomo]] o l'[[Essere]]?", bensì "chi sei tu?". La filosofia può rispondere pensando all'identità, fragile ed esposta, di un sé che esiste in relazione con gli altri e la cui esistenza non può essere sostituita da nessun'altra. Per pensare a questo carattere espositivo e relazionale dell'identità che lavora per una riedificazione radicale dell'etica e della politica risultano decisivi il [[pensiero della differenza sessuale]] e quello di [[Hannah Arendt]]. In un’intervista di fine anni ’90, la Cavarero disse:
''Ho molti interessi, ma il mio interesse filosofico fondamentale è quello di dare senso, di fare una filosofia, di praticare una filosofia sensata, ossia restituire a che cos'è, a ciò che è. E una delle caratteristiche di ciò che è, per quanto riguarda noi esseri umani è il fatto che ognuna e ognuno di noi è un essere unico, con una vita irripetibile. Questo mi sembra una realtà molto interessante e tuttavia tradizionalmente la filosofia non si interessa di questo. Lo ritiene un elemento secondario da indagare. Questo è esattamente l'aspetto della filosofia che a me piace di meno. Quindi cerco di praticare una filosofia che invece dia senso a questo nostro esistere, che è un esistere unico, incarnato, irripetibile, dove ne va di ognuno e di ognuna di noi.''
Nel [[femminismo]] classico si cercava di costruire l'[[identità femminile]] partendo da un soggetto centrale, il [[maschio]], ed elaborando differenze rispetto a questo: in tal modo, la [[donna]] manteneva connotati di marginalità e risultava essere un polo contrapposto e non paritetico rispetto alla dominanza del polo maschile, che così diveniva quasi un soggetto universale neutro. Nell'epoca del post-moderno, lo sviluppo delle nuove tecnologie porta a riflessioni diverse. In [[Europa]], e in genere nei paesi di lingua latina, prevalgono atteggiamenti quasi anti-tecnologici, che identificano nella Tekne ancora un simbolo del predominio maschile. Nei paesi anglosassoni, la tecnica viene invece assorbita fino ad arrivare, in particolar modo nella [[Bay Area]] di [[San Francisco]], alla nascita del [[cyberfemminismo]], presente soprattutto nell'opera di [[Donna Haraway]] (autrice di "[[Manifesto Cyborg]]"). La [[tecnologia]] non è più isolata e dicotomica di fronte all'umano, essere sessuato che nel processo si dissolve, incorpora e viene incorporato, fino ad arrivare ad un nuovo soggetto, fatto di uomo-animale-macchina, ovvero il [[cyborg]], ibrido di cibernetico e organismo. Per Donna Haraway, le identità di classificazione sono inutili ed obsolete, costruite e determinate dall'ambiente, mentre l'identificazione in generi multipli diviene sovversiva nei confronti degli stereotipi dominanti. Rispetto a queste posizioni Adriana Cavarero afferma che si può fare a meno del concetto di appartenenza sessuale, ma si rischia di creare un immaginario non corrispondente al reale e non utilizzabile sul piano politico. Nello Stato moderno si ha un dominio di tipo territoriale con un ambito spaziale ben definito (i confini), centralizzato, razionalizzato e legittimato dal comando dato a chi in esso ha la rappresentanza. Nel territorio si delegano a presenze centrali compiti non sostenibili dalle assenze periferiche, dislocando così le presenze con scansioni anche temporali e cerimoniali (ke elezioni). La rete, con la sua struttura a nodi inter-comunicanti, mette in crisi questo modello. Nascono contatti multipli e incontrollabili tra molteplici presenze virtuali, saltano i ritmi temporali, si sfasa lo stesso ciclo giorno-notte, anche perché il tempo del soggetto è insufficiente rispetto ai tempi della rete. In un ambiente in cui saltano tempo e spazio, entrano anche in crisi i quadri di riferimento della politica fisica, e causa prima di questo è proprio la comunicazione inter-attiva. Il mondo fisico non riesce più a contenere il mondo virtuale, e questo comporta un ripensamento radicale del concetto di democrazia. La Cavarero inoltre critica l'approccio della [[Haraway]] paragonandolo alla nascita di un nuovo pensiero mitologico, in cui tutte le figure hanno polivalenza semantica in quanto ibridi (si veda la Sfinge). E osserva che tutte le mitologie sono allusive sul problema sessuale, che non è invece superfluo, ma viene sempre ribadito anche nello scambio dei ruoli, in cui mai si cancella la differenza. Pur sostenendo la validità del superamento delle dicotomie (es. uomo-donna), la Cavavero vede un pericolo: un nuovo pensiero che non si dà però la possibilità di ri-pensare, e che, soprattutto nel concetto di genere, potrebbe portare ad una fuga dalla "datità" verso l'astrazione. Si rischia un nuovo processo di omologazione che, pur essendo fluido, diventa nuovamente uno stereotipo, in quanto tutto viene risucchiato dall'identità comune. Secondo la Cavarero è necessario riuscire a superare i limiti di un contesto che nel saggio ''Le filosofie femministe''definisce "l'economia binaria dell'ordine simbolico [[patriarcale]]": la gabbia è quella dell'incapacità maschile di pensare a sé senza decidere una rappresentazione del sesso femminile a questo sé funzionale. E' così che il pensiero rimane impigliato nelle ben note dicotomie con poli positivo/negativo: cultura/natura, mente/corpo, pubblico/privato e, chiaramente, uomo/donna. Di costruire quell'ordine appunto si tratta e Adriana Cavarero mostra come su questo le interpretazioni e le strategie femminili si differenzino, anche notevolmente. Lo stesso scritto di Cavarero non vuole essere una neutra esposizione delle vicende filosofico-politiche del [[movimento femminista]], ma si presenta esplicitamente come una presa di posizione all'interno di un panorama variegato, di cui si ricostruiscono rilievi e contorni, con un'attenzione tanto preziosa quanto insolita al radicamento della riflessione filosofica in luoghi precisi: l'autrice a questo riguardo parla di "configurazione geofilosofica", perché le diverse posizioni delle pensatrici sono analizzate in riferimento a precise aree geografico-culturali (dai confini mobili e discontinui) e soprattutto secondo l'interpretazione "di parte" che l'autrice chiarisce fin dall'inizio del saggio e che l'avvicina, è Cavarero stessa a suggerire l'accostamento, a filosofe come l'inglese [[Christine Battersby]].