What'd I Say: differenze tra le versioni
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Col senno di poi [[Nesushi Ertegün]], fratello di Ameth, riconobbe la straordinaria qualità sonora della canzone in rapporto alle dimensioni ridotte dello studio e l'alto livello tecnologico degli strumenti di registrazione utilizzati; il suono è pulito al punto che si può sentire Charles tenere il tempo durante il botta e risposta senza musica.<ref name="evans109"/>
Il lavoro in studio durò poco perché l'orchestra aveva perfezionato la canzone durante il tour,<ref>[[#Bibliografia|Ertegün, 2001]], p. 118.</ref> sebbene a Dowd non mancarono i problemi. Il primo riguardava la lunghezza della canzone: ''What'd I Say'' durava oltre sette minuti e mezzo, quando la durata media delle canzoni trasmesse alla radio era due minuti e mezzo. In più, anche se i testi non erano osceni, i suoni emessi dal cantante e le coriste nei botta e risposta preoccupavano il tecnico e i produttori. In precedenza, infatti, il pezzo ''Money Honey'' di [[Clyde McPhatter]] era stato vietato in Georgia, ma Ahmet Ertegün e Wexler l'avevano pubblicato lo stesso, rischiando l'arresto.<ref name="evans110">[[#Bibliografia|Evans, 2007]], p. 110.</ref> Ray Charles era consapevole del problema, ma difendeva la sua canzone: «Non sono abituato a interpretare le mie canzoni, ma se non riesci a capire ''What'd I Say'', allora c'è qualcosa che non va, o non sei abituato ai dolci suoni dell'amore.»<ref name="charles191"/>
<br>L'ingegnere del suono risolse i problemi di registrazione realizzando tre versioni della canzone, la privò di alcuni richiami ambigui e la divise in due parti di circa tre minuti incise su un unico disco, chiamandole ''What'd I Say Part I'' e ''What'd I Say Part II'' e divise da un finto intermezzo dove l'orchestra si ferma e supplica a Charles di continuare, terminando poi con un frenetico finale. Più tardi Dowd affermò che l'ipotesi di non pubblicare il disco, che uscì invece nel
==Accoglienza==
Nonostante i primi giudizi fossero tiepidi (ad esempio quello di ''[[Billboard]]''),<ref name="lydon164">[[#Bibliografia|Lydon, 1998]], p. 164.</ref> la segreteria della Atlantic Records iniziò a ricevere chiamate dai [[distribuzione commerciale|distributori]]. Le stazioni radiofoniche si rifiutavano di metterla in onda perché troppo carica sessualmente, ma l'etichetta discografica non volle ritirare i dischi dai negozi. Come risposta alle lamentele, nel luglio 1959 venne pubblicata una versione meno "spinta" che portò la canzone alla posizione numero 26 della classifica in poche settimane. ''Billboard'' pubblicò una nuova recensione che a distanza di mesi, a differenza della prima, considerava l'opera come il più forte disco pop che l'artista avesse mai prodotto fino a quel momento.<ref name="lydon164"/> Alla fine ''What'd I Say'' raggiunse la prima posizione della classifica ''[[Hot R&B/Hip-Hop Singles & Tracks]]'', la sesta della ''[[Billboard Hot 100]]'' e divenne il primo disco d'oro della carriera di Ray Charles,<ref name="fong">{{Cita web|url=http://www.rollingstone.com/music/news/14639/80187|titolo=''The Rolling Stone Interview: Ray Charles''|cognome=Fong-Torres|nome=Ben|data=18-01-1973|opera=[[Rolling Stone|RS]] 126|accesso=20-07-2010|editore=rollingstone.com|lingua=en}}</ref> oltre alla canzone più fruttuosa per la Atlantic Records del periodo.<ref name="evans110"/>
''What'd I Say'' non veniva trasmessa da molte radio (sia di pubblico in prevalenza bianco che di colore) a causa del «dialogo tra il cantante e le voci d'accompagnamento che partiva in chiesa e terminava in camera da letto», citando le parole di un critico.<ref name="evans111"/> Le allusioni erotiche erano ovvie agli ascoltatori, ma c'era un aspetto più profondo della fusione tra la musica nera gospel e quella R&B che non piaceva al pubblico afroamericano: la musica, poiché faceva parte della società Americana, rappresentava anche la [[segregazione razziale]], e molti lamentavano l'avvicinamento al gospel da parte di musicisti laici, oltre al fatto che venisse messo sul mercato per gli ascoltatori bianchi.<ref name="evans111">[[#Bibliografia|Evans, 2007]], p. 111.</ref> Durante molti concerti negli anni '60 gli organizzatori arrivarono al punto di chiamare la polizia, preoccupati che scoppiassero risse a causa della frenesia che scorreva tra la folla durante l'esibizione di ''What'd I Say''.<ref>[[#Bibliografia|Lydon, 1998]], pp. 195, 204.</ref>
<br>La controversia morale che si era venuta a creare intorno alla canzone è stata attribuita alla sua popolarità; in un'intervista rilasciata tempo dopo la pubblicazione, Charles riconobbe che il ''beat'' era accattivante, ma che il pubblico fosse attratto dal testo allusivo.
{{quote|"Guarda la ragazza con l'anello col diamante. Lei sa come agitare 'quella cosa' ". Non era l'anello col diamante che gli interessava.|Ray Charles<ref name="fong"/>|"See the girl with the diamond ring. She knows how to shake that thing." It wasn't the diamond ring that got 'em|lingua=en}}
''What'd I Say'' fu il primo esempio di ''[[Crossover (musica)#Crossover come commistione di generi musicali|crossover]]'' nel genere [[rock and roll]], allora in crescita, di Ray Charles, che colse l'opportunità datagli dal ritrovato successo e annunciò a Ertegün e Wexler che stava valutando l'ipotesi di firmare con la ABC-Paramount Records (che poi cambiò il nome in [[ABC Records]]) entro la fine del 1959.<ref>[[#Bibliografia|Charles and Ritz, 1978]], pp. 194–195.</ref> Mentre l'artista negoziava con la nuova etichetta, la Atlantic pubblicò un album dei suoi successi, intitolato ''[[What'd I Say (album)|What'd I Say]]''.
=== Cover ===
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