Giuseppe Garibaldi: differenze tra le versioni
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Nella primavera del 1861 il colonnello [[Candido Augusto Vecchi]], del seguito di Garibaldi, scrisse al giornalista americano [[Theodore Tuckermann]] esponendo la simpatia di Garibaldi per l'[[Unione (USA)|Unione]]. L'[[ambasciatore]] [[Stati Uniti|U.S.A.]] a [[Torino]], [[G.P.Marsh]], tastò il terreno per una partecipazione dell'eroe alla [[guerra di secessione americana]] in qualità di comandante di divisione. {{citazione necessaria|Lo stesso Garibaldi rivelò nel [[1868]] che Lincoln gli avrebbe offerto 40mila dollari per convincerlo a prendere il comando delle forze unioniste.}}
Garibaldi non volle impegnarsi, ufficialmente poiché voleva un impegno deciso per l'emancipazione degli schiavi, o addirittura perché disponibile solo per il comando supremo. Ma, in effetti, perché assai speranzoso di una imminente iniziativa di [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele]] su [[Roma]] o il [[Veneto]]. Con queste premesse, la trattativa si arenò. Nell'autunno del [[1862]] Canisius, console [[Stati Uniti|U.S.A.]] a [[Vienna]], riprese i contatti; tuttavia Garibaldi, ferito e reduce dall'[[Giornata dell'Aspromonte|Aspromonte]], si trovava detenuto a [[Varignano]]: in caso di accettazione si sarebbe prospettato un delicato caso diplomatico
Seguirono passi da parte di Seward, segretario di stato di [[Abraham Lincoln]], per far decadere senza esito la proposta<ref>Fonte: [[Herbert Mitgang]], storico e editorialista del [[New York Times]], al quale si deve una ricostruzione dettagliata della vicenda</ref>.
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