Lidia Menapace: differenze tra le versioni

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Giovanissima prese parte alla [[Resistenza italiana|Resistenza partigiana]] come staffetta partigiana e nel dopoguerra fu impegnata nei movimenti [[cattolicesimo|cattolici]], in particolare con la [[FUCI]]<ref name=autogenerato1>http://www.communion-liberation.org/articoli/ita/rassegna_gius/23_02%20Liberaz%20menapace.pdf</ref>, organizzazione giovanile della [[Democrazia Cristiana]]. All'inizio degli Anni Sessanta, comincia a insegnare in [[Università Cattolica del Sacro Cuore|Cattolica]]<ref name=autogenerato1 />; poi, trasferitasi in [[Alto Adige]] nel [[1964]] fu - assieme a [[Waltraud Gebert Deeg]] - la prima donna eletta nel [[consiglio della provincia autonoma di Bolzano|consiglio provinciale di Bolzano]], e, in quella stessa legislatura, anche la prima donna ad entrare nella Giunta provinciale (fu assessora alla Sanità).<ref>{{cita web|url=http://www.mclink.it/com/itnet/pdonna/pdonna142/politica.htm| titolo=Donne e Politica|accesso=24-01-2009}}</ref> Insegnante, simpatizzò per il [[Partito Comunista Italiano]] ma nel [[1969]] venne chiamata dai fondatori nel primo nucleo de ''[[Il Manifesto]]''. Nel [[1973]] è stata tra le promotrici del Movimento [[Cristiani per il Socialismo]].
 
Lidia Menapace rappresenta inoltre una delle voci più importanti del [[femminismo]] [[Italia|italiano]]. Nelle [[elezioni politiche del 2006]] viene eletta al [[Senato della Repubblica|Senato]] nelle liste di [[Rifondazione Comunista]] e fu in corsa per la presidenza della Repubblica con i voti di Rifondazione iinsieme a quelli dei rappresentanti parlamentari dei Verdi, PdCI e Rosa nel Pugno.
La sua candidatura è stata resa possibile in sostituzione di [[Marco Ferrando]], il leader della minoranza di [[Rifondazione Comunista]], protagonista di una polemica che ne ha comportato la rimozione dalle liste del partito.