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Lo scritto inizia con un’accurata descrizione sull’Ulivo definito un albero paragonabile a una Quercia. Presta, poi, aggiunge una nota polemica precisando che a causa dell’ignoranza e delle barbarie non furono più utilizzate le tecniche di una volta per produrre l’olio perché con il passare degli anni si andò puntando solo sulla quantità e non sulla qualità. Questo è un tema illuministico contro l’ignoranza, ma l’interesse dell’autore era di migliorare la qualità dell’olio nel Salento, non era sicuramente uno scopo di carattere letterario. L’abbandono delle tecniche usate in passato aveva causato la perdita del successo dell’olio salentino. Presta teneva in considerazione i metodi usati in passato cercando di migliorarli e di aggiungere le conoscenze acquisite con la sua esperienza. Dal passato riprese sicuramente la divisione di quattro tipi diversi di olio derivati dal grado di maturazione dell’oliva:
- “onphachinon o oleum acerbum” di olive del tutto acerbe;
- “oleum viride” di olive semiacerbe;
- “oleum maturum” di olive già nere;
- “oleum cibarium” di olive ormai rovinate.
- “la Cellina”, cui si dava il vanto per la bontà di olio;
- “la Pasola”;
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