Mehmet Ali: differenze tra le versioni

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[[Image:Muhammad Ali Pascha.png|right|thumb|200px|Muhammad `Alī]]
'''Muhammad Ali Pasha''' ([[lingua araba|arabo]] <b><big>محمد علي باشا</b></big>). Del suo nome esistono numerose varianti, incluso il più corretto, [[Lingua turca|turco]], Mehmet Ali.
Nato nel [[1769]] nella città di [[Kavala]], facente allora parte dell’[[Impero Ottomano]], e morto al [[Il Cairo|Cairo]] il [[2 agosto]] [[1849]]), Muhammad Ali fu [[vicerèviceré]] (khedivè) dell’[[Egitto]] ed è ricordato come il fondatore dell’Egitto moderno.
Dopo aver lavorato per un certo periodo nella sua gioventù come mercante di tabacco, Muhammad Ali entrò a far parte dell'esercito ottomano, all'interno del quale compì una brillante e rapida carriera.
 
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Muhammad Ali eseguì gli ordini con riluttanza e mandò la sua flotta contro quelle europee e nella [[Battaglia di Navarino]] il [[20 ottobre]] del [[1827]] quasi tutta la flotta ottomana fu distrutta in poche ore di combattimento.
 
Dall'esito della guerra d’indipendenza greca, Muhammad Ali ebbe la possibilità di sottoporre a un esame critico la forza e la debolezza delle sue truppe. L’artiglieria aveva eseguito bene il proprio dovere ma la campagna aveva dimostrato che molti degli ufficiali ottomani erano inadeguati alla missione di comando delle nuove fanterie. Soprattutto il ''Nizām jadīd'' non era stato esteso al settore della marina e di conseguenza il vicerèviceré si era dovuto affidare a personale di marina assai meno disciplinato.
Muhammad Ali affrontò queste questioni in modo pragmatico. Per rimediare al problema dell’addestramento degli ufficiali egli fondò un collegio militare e assunse ufficiali francesi come istruttori militari. Convinto dell’efficacia del ''Nizām jadīd'', egli congedò tutti i suoi vecchi reggimenti albanesi e mamelucchi e cominciò a costruire un esercito composto esclusivamente da truppe ''nizāmī'', per alimentare le quali dispose il regolare reclutamento obbligatorio di contadini egiziani.
 
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==Ribellione contro il Sultano==
Come molti governanti d’Egitto prima di lui, Muhammad Ali desiderò prendere il controllo della [[Siria]] (intesa in senso geografico, con l'inclusione cioè della regione palestinese, transgiordanica e libanese), tanto per il suo valore strategico quanto per le sue risorse naturali. Avendo costruito una compagine militare ''nizāmī'' di dimensioni considerevoli, nel [[1831]] egli ordinò al figlio Ibrāhīm Pāshā di invadere la Siria, col pretesto di costringere al rimpatrio circa 6.000 contadini tenuti ad assolvere il loro obbligo di leva.
L’armata di Muhammad Ali invase la Siria, catturò [[Acri]] dopo sei mesi di assedio e marciò alla volta dell’[[Anatolia]] più a nord. Nella battaglia di [[Konya]], Ibrāhīm Pāshā sconfisse clamorosamente l’armata ottomana guidata dal [[Gran Visir]] e di conseguenza nessun ostacolo si frapponeva più fra le truppe egiziane e la stessa città di Istanbul. Il vicerèviceré dette l'impressione di voler rovesciare la dinastia [[Ottomani|ottomana]] e di assumere prendere il controllo dell’[[Impero ottomano]] stesso. Questa possibilità allarmò talmente il sultano [[Mahmud II]] da indurlo ad accettare l’offerta d’aiuto militare della [[Russia]], con grande sorpresa dei governi [[Gran Bretagna|britannico]] e [[Francia|francese]]. Nel [[1833]] la Russia riuscì a far concludere una pace negoziata, meglio conosciuta come la [[Pace di Kütahia]], i cui termini furono: a) Muhammad Ali avrebbe ritirato le sue forze militare dall’[[Anatolia]], b) avrebbe ricevuto i territori di [[Creta]] (allora conosciuta come [[Candia]]) e l’[[Hijaz|Hijāz]] come indennità, c) Ibrāhīm Pāshā sarebbe stato nominato ''wālī'' di Siria.<br>
Nel [[1839]] Muhammad Ali, insoddisfatto per il suo parziale controllo della Siria, dichiarò guerra nuovamente al sultano ottomano: quando Mahmud II ordinò ai suoi militari di avanzare verso la frontiera siriana, Ibrāhīm li attaccò e li sconfisse nella battaglia di [[Nezib]] (in [[lingua turca|turco]] Nizip). Come già dopo lo scontro di Konya, Istanbul fu di nuovo lasciata esposta ai colpi di Muhammad Ali. Per di più Mahmud II morì quasi immediatamente dopo l’inizio della battaglia e a succedergli fu suo figlio sedicenne [[Abdulmejid]]. A questo punto, Muhammad Ali e Ibrāhīm cominciarono a disputare su quale strategia fosse più utile seguire: Ibrāhīm preferiva la conquista di Istanbul e reclamare il trono imperiale mentre Muhammad Ali era più incline a richiedere semplicemente altre e più numerose concessioni territoriali e autonomia politica per sé e la sua famiglia. Mentre discutevano, il sultano e i suoi consiglieri invocarono l’aiuto dalle grandi potenze europee, ottenendo un intervento multilaterale che portò tra l'altro la flotta militare britannica a bloccate le coste antistanti il delta del [[Nilo]]). Dopo che i Britannici furono sbarcati in Siria ed ebbero sconfitto le forze di Ibrāhīm a [[Beirut]], Muhammad Ali e suo figlio furono costretti a rinunciare alla Siria.
Nel [[1841]] fu firmato un trattato finale ampiamente condizionato dalle potenze europee coinvolte nel conflitto. Il trattato impose a) che Muhammad Ali avrebbe rinunciato ai suoi territori in Creta e nel Hijāz, b) che egli avrebbe rinunciato alla sua flotta militare e che avrebbe limitato il numero dell’esercito a 18.000 uomini, c) che Muhammad Ali e i suoi discendenti avrebbero goduto della sovranità ereditaria solo per quanto riguardava la provincia d’Egitto – con lo status di vicerèviceré ottomano.
 
==Gli ultimi anni==