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L'emanazione fonematica è un processo sempre attivo, fuori dal tempo, che si dispiega in modo simile a quello dell'emanazione cosmica, esplicata, quest'ultima, dallo Śivaismo non dualista in 36 stadi, i [[36 tattva]]. Il processo di emanazione fonematica è descritto nei dettagli da [[Abhinavagupta]] nel III capitolo del suo ''[[Tantrāloka]]''<ref name=tantra/>.
 
===Il processo di creazione della parola umana===
Secondo lo [[Yoga]]<ref name=Tucci/>, la parola può essere pronunciata (o anche pensata o immaginata) soltanto perché essa esiste in un livello più remoto del comune parlare. Niente è [[creazione|creato]] dal [[nulla]] secondo il pensiero hindu<ref name=tantra/>, nemmeno la parola, e tutte le parole già esistono nella Coscienza Suprema sotto forma di Parola Suprema, detta ''Parā''.
 
Dalla parola suprema nasce un movimento verso l'espressione che dà luogo a ''paśyantī'', il primo stadio della parola, la parola allo stato di "veggente". Veggente perché ''paśyantī'' è parola nella coscienza che appare come desiderio di rendersi manifesta, come visione ancora inespressa. Non si deve però confondere, fa notare lo studioso André Padoux, la "parola" in questo stadio con il concetto occidentale di "[[idea]]", concetto estraneo al pensiero [[India|indiano]]: l'uomo non pensa per idee traducendole poi in parole, in lui è la Parola a rendersi manifesta per emanazione divina<ref name=tantra/>.
 
A ''paśyantī'' segue la parola intermedia, ''madhyamā'', parola nella quale il soggetto parlante e l'oggetto in nuce sono già distinti ma ancora uniti e in equilibrio fra loro: è il linguaggio interiore non ancora discorsivo. Da ''madhyamā'' segue infine, sempre per emanazione successiva, la parola esteriore, ''vaikhrī'': soggetto e oggetto appaiono ora separati, è il pensiero discorsivo, o il parlare comunemente inteso<ref name=tantra/>.