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Mons. Socche, durante il passaggio del fronte a [[Cesena]], ebbe un ruolo chiave presso le autorità fasciste, tedesche e poi alleate per evitare rastrellamenti, violenze, uccisioni e distruzioni a danno di ricercati, ebrei, disertori, pubblici edifici. Ordinò al clero cesenate di stare accanto alla popolazione ferita dalla barbarie della guerra. Nell'estate del [[1944]] rimase l'unica autorità presente a [[Cesena]], trattò coi tedeschi e organizzò gli aiuti necessari <ref> vedi P. Altieri, ''Nella bufera della guerra'' e G. Maroni, ''Il secondo dopoguerra'', in M. Mengozzi, ''Storia della Chiesa di Cesena'', I/2, Cesena, 1998, pagg. 515 e ss. e pagg. 539 e ss. </ref>.
Lo stesso Vescovo nello scritto "Ad perpetuam rei mememoriam" apparso sul bollettino della diocesi del 1945 ricorda come il clero e lui si stesso si siano adoperati durante la guerra, a come anche come nel 1919 ci siano violenze e ateismo comunistico e come gli alleati gli abbiano impedito di pubblicare la lettera pastorale.
Durante il suo episcopato cesenate conobbe e andò più volte a visitare la serva di Dio [[Angelina Pirini]] di Sala di Cesenatico, malata di tubercolosi intestinale che morirà giovanissima, con la quale ebbe anche un breve ma intenso carteggio<ref> v. A. Pirini, B. Socche, F. D'Amando, ''Lettere'', Teramo, 1989 </ref>.▼
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cittadinanza onoraria altieri▼
===Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla. Morte improvvisa a 74 anni.===
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