Giosuè Carducci: differenze tra le versioni
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Incantato da tanta finezza e dalle parole di lode ricevute nel colloquio, ancora dieci giorni dopo parlava dell'evento con [[Luigi Lodi]], che gli suggerì di scrivere alla sovrana un'ode. Il giorno successivo, [[17 novembre]], Carducci mise in atto il progetto componendo l'alcaica ''Alla regina d'Italia'', e proprio mentre completava la poesia la figlia Bice entrò ad avvisarlo dell'attentato di [[Giovanni Passannante]] a Umberto durante una parata reale a [[Napoli]].<ref>Ugoberto Alfassio Grimaldi, ''Il re "buono"'', Feltrinelli, 1980, p.137</ref> Venne accusato di essersi convertito alla [[monarchia]], suscitando quindi forti polemiche da parte dei repubblicani, che lo consideravano ormai poeta del proprio partito. Particolarmente duro fu l'articolo di [[Arcangelo Ghisleri]] su ''La rivista repubblicana'', in cui manda il Nostro «a scuola di dignità dal Foscolo».<ref>Sempre in ''Eterno feminino regale'' Carducci ribatterà che anche il Foscolo tradì spiriti monarchici, come nella tragedia ''Aiace''.</ref> ''La perseveranza'' rincarò la dose, e buona parte del popolo antimonarchico non capì le ragioni carducciane, suscitando in Giosuè un profondo disprezzo per la «vil maggioranza».<ref>''Eterno feminino regale'', p.880</ref> «Ora perché ella è regina e io sono repubblicano, mi sarà proibito d'essere gentile, anzi dovrò essere villano?... ora non sarà mai detto che un poeta greco e girondino passi innanzi alla bellezza e alla grazia senza salutare». <ref>Lettera a Achille Bizzoni, 19 gennaio 1879, postilla a ''Eterno feminino regale'', p.885</ref>
Carducci non rinnegò la propria fede repubblicana, e in verità egli non ebbe mai una fede politica che si traducesse in ideologie di partito: la nota sempre costante del suo credo fu l'amore per la patria. Con il lungo articolo ''Eterno feminino regale'', dato alle stampe dalla [[Cronaca bizantina]] il [[1° gennaio]] [[1882]], cercò di chiarire questi concetti.
Negli anni che seguirono collaborò con il [[giornale]] ''[[Fanfulla della domenica]]'', di impronta filo-governativa (1878), pubblicò le ''Nuove Odi Barbare'' e i ''Giambi ed epodi'', collaborò alla Cronaca bizantina e lesse il famoso discorso ''Per la morte di Garibaldi'' (1882). Sulla Cronaca bizantina uscirono nel [[1883]] i [[Sonetto|sonetti]] del ''Ça ira'' e nel [[1887]] pubblicò ''Rime nuove''. Il corso che tenne all'Università nel [[1888]] sul [[poema]] ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]'' di [[Giuseppe Parini|Parini]] produsse l'importante saggio ''Storia del "Giorno" di G. Parini''. Nel [[1889]], dopo la pubblicazione della terza edizione delle ''Odi Barbare'', il poeta iniziò ad assemblare l'edizione delle sue ''Opere'' in venti volumi, lavoro che si concluse nel [[1899]].
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