Genji monogatari: differenze tra le versioni

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Come la stragrande maggioranza delle opere letterarie [[Heian]], il ''Genji'' era stato redatto in buona parte (se non interamente) in [[kana]] (caratteri fonetici giapponesi) e non in [[kanji]] (sinogrammi o caratteri cinesi), poiché era rivolto ad un pubblico prevalentemente femminile. La scrittura in sinogrammi era allora considerata prerogativa maschile e le donne potevano servirsi del cinese solo marginalmente e con discrezione, per non passare per saccenti.
 
Proprio per questo al di là del lessico relativo alla politica ed al [[buddhismo]], il ''Genji'' contiene poche parole prese in prestito dal [[lingua cinese|cinese]]. Ciò conferisce alla lettura un ritmo più scorrevole ed uniforme , tuttavia crea anche dei problemi di interpretazione, poiché in giapponese sono numerosissime le parole [[omofonia|omofone]] il cui significato è generalmente chiarito dai sinogrammi, perciò per il lettore moderno spesso il contesto è insufficiente per scegliere il significato giusto.
 
[[Murasaki Shikibu]] non fu né la prima né l'ultima autrice del periodo [[Heian]], né il ''Genji'' è il primo o l'unico esempio di ''monogatari''. Piuttosto si può affermare che ricopra un'importanza ed un ruolo paradigmatico per tutte le opere del suo tempo, un po' come le commedie di Shakespeare al confronto con il resto della produzione teatrale Elisabettiana.