Palazzo d'Avossa: differenze tra le versioni
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{{Quote|''Nel cortile interno, da cui parte un maestoso scalone un tempo affrescato da episodi della "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso di cui restano solo pochi frammenti, si trovano cinque statue romane del I secolo d.C. provenienti dal Foro Romano di Piazza Abate Conforti. L'interno è caratterizzato dagli eleganti saloni: Sala dell'Abbondanza, Sala delle Dame, Saletta di Don Saverio e la Sala delle Feste affrescata con scene mitologiche. Notevoli sono anche la biblioteca e la cappella gentilizia.
Il portone principale Dal cortile d'accesso si apre un ampio scalone sulle cui pareti furono dipinte scene della ''[[Gerusalemme liberata (poema)|Gerusalemme liberata]]'' di Torquato Tasso, andate quasi completamente perdute. L'ampio salone al piano nobile (Sala delle Feste), sormontato da un palco ligneo per i musici, conserva affreschi raffiguranti scene mitologiche, si accede poi alla "Sala dell'Abbondanza", le cui volte appaiono affrescate da una deliziosa allegoria de "l'Abbondanza e la Fortuna", di autore campano del XVIII sec.
D'infilata, si susseguono la Sala delle Dame, la Saletta di Don Saverio, la Biblioteca e la piccola Cappella. Nell'aprile del [[1799]] il palazzo conobbe un grave saccheggio ad opera delle truppe napoleoniche: danni irreparabili subirono la sala delle Feste, le stanze di Carlo III, la Biblioteca che venne privata di gran parte della ricca collezione medico-scientifica e dell'archivio familiare cola' custodito
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