Alarico I: differenze tra le versioni

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Nel corso del [[400]], Alarico lasciò l'Epiro e passando da [[Lubiana|Aemona]], nel [[401]] arrivò in [[Italia]], e da [[Aquileia romana|Aquileia]] si diresse su ''[[Mediolanum]]'', dove si trovava l'imperatore Onorio, ma fu fermato a [[Pollenzo]] ([[402]]), dove la moglie e i figli di Alarico furono fatti prigionieri da Stilicone, che nominò Alarico ''magister militum'' purché lasciasse l'Italia. Dopo essere uscito dall'Italia, Alarico non si allontanò dai confini, e nel [[403]] rientrò, assediando [[Verona]], dove venne sconfitto da Stilicone, e mentre tentava di crearsi un varco per uscire dall'Italia venne abbandonato dal principe [[Saro (generale)|Saro]], che passò agli ordini di Stilicone. Alarico nel [[404]] dovette venire a patti con Stilicone, con cui rinnovò il patto di alleanza contro l'impero d'oriente, e dovette rientrare in Epiro. Ma presto abbandono l'[[Illiria]] per stabilirsi tra il [[Norico]] e la [[Pannonia]]. Comunque il [[magister militum]] dell'[[Impero romano d'Occidente]], [[Stilicone]], acconsentì di pagare un tributo ad Alarico per non avere problemi ai confini orientali, volendo recarsi a [[Costantinopoli]] dove l'imperatore d'oriente [[Arcadio]] era morto il primo maggio del [[408]].
 
In seguito alla condanna a morte di Stilicone (23 agosto [[408]]), accusato di tradimento, Alarico dapprima chiese un tributo all'imperatore di Occidente Onorio per lasciare il Norico e trasferirsi in Pannonia. Al rifiuto di Onorio, Alarico (alla fine del [[408]]), senza attendere il cognato [[Ataulfo]], che era in Pannonia con truppe gote e unne, invase nuovamente l'Italia e - per la prima volta dai tempi di [[Brenno]] - pose sotto assedio [[Roma]], che fu portata sull'orlo della carestia. Una volta obbligato il [[Senato romano]] a consegnargli un forte tributo<ref>Si veda in [[Ferdinand Gregorovius]], ''Storia della città di Roma nel Medioevo'', Einaudi 1973 p.70: {{quoteCitazione|''Ad una seconda ambasceria Alarico rispose che si sarebbe contentato di un riscatto di 5000 libbre d'oro e 30 000 d'argento; esigeva inoltre tremila pelli tinte di porpora, quattromila tuniche di seta e 3000 libbre di spezie, secondo le esigenze di un lusso barbarico.''}}</ref>, levò l'assedio e si trasferì in [[Toscana]] dove liberò un gran numero di schiavi [[germani]]ci. Nel frattempo il cognato Ataulfo era giunto in Italia con i rinforzi, nel [[409]], senza subire eccessive perdite. Dopo un mancato accordo con l'imperatore [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]], trincerato a [[Ravenna]]<ref>Onorio aveva riconosciuto ed aveva inviato le insegne imperiali all'usurpatore [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III]] che ad [[Arles]] aveva creato un regno indipendente, che in cambio avrebbe dovuto combattere contro i Visigoti.</ref>, Alarico fece ritorno nel [[Lazio]], occupando [[Ostia (città antica)|Ostia]] e chiedendo al Senato di deporre Onorio e proclamare imperatore il prefetto della città, [[Prisco Attalo]]. Il Senato romano accettò e Prisco nominò Alarico ''[[magister militum]]''. Nel 410 entrò ad [[Eboli]] saccheggiandola e si presume che nascose un tesoro. A causa delle sue razzie Eboli fu distrutta e rimasero solo pochi reperti archeologici.
 
=== Sacco di Roma e morte ===