Rodolfo Fierro: differenze tra le versioni

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== Prima della rivoluzione ==
 
Rodolfo Fierro è nato a Charay, nel Sinaloa, non ha mai conosciuto i genitori. Del padre si sa solo che era un bianco, mentre la madre era una india Mayo, che faceva la serva in casa dei signori Fierro. Dopo il parto abbandonò il bambino e i signori presso cui lavorava se ne presero cura e li diedero il loro cognome.
 
Da giovane si arruolò nell’ esercito e con il grado di sottotenente aveva combattuto nella campagna di sterminio contro gli Yaqui, partecipando successivamente alla deportazione dei vinti ridotti in schiavitù. Nel 1906 lo avevano mandato a reprimere la ribellione dei minatori nello [[sciopero della Cananea|Cananea (Messico)]] ma, stanco di seguire le direttive della dittatura di [[Porfirio Dìaz]], si era unito ai soldati governativi che si erano ammutinati, sparando contro le guardie statunitensi della multinazionale mineraria.
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I futuri compagni della '''Divisìon del Norte''' lo descrivevano come un tipo stranissimo. Alto, robusto, faccia tonda, carnagione scura ma occhi chiari, sguardo magnetico. Era un buon giocatore di scacchi, coraggioso e temerario, sempre pronto alla sfida, al duello, al litigio, propenso ad alcolizzarsi troppo spesso perdendo completamente la ragione, diventando violento più di quanto lo era in combattimento. Accanto a [[Pancho Villa]] sembrava calmarsi, ma era sempre difficile controllarlo, spietato all’ inverosimile verso i nemici e verso chiunque li si parasse davanti per qualsiasi motivo.
 
Per dare un’ ideaun’idea del personaggio, il suo passatempo preferito era la roulette russa nella variante “messicana”: ci si sedeva tutti intorno ad un tavolo, si prendeva un revolver carico, si armava il cane e lo si lanciava in aria. Se cadeva sbattendo il cane questo scattava facendo detonare il proiettile. Oppure si prendeva un revolver, carico, si armava il cane e lo si metteva di piatto sulla superficie del tavolo, facendolo girare velocemente su se stesso. Ogni tanto il cane poteva sbloccarsi e sparare un colpo mentre il revolver girava, colpendo a casaccio uno dei presenti. Solitamente si faceva questo gioco completamente sbronzi.
 
Altrettanto estrema era la sua fedeltà alla rivoluzione ed in particolare a Pancho Villa: mai si è saputo di un suo coinvolgimento in complotti, sedizioni, tradimenti (numerosissimi nella rivoluzione messicana), mai ha disobbedito ad un ordine impartito personalmente dal suo capo, spesso era de facto la sua guardia del corpo, il suo braccio destro in battaglia come negli ambienti governativi, nelle riunioni militari e civili, negli spostamenti effettuati nei momenti dei combattimenti o di tregua. Forse per questo motivo Pancho li perdonò sempre i suoi eccessi, e il suo attaccamento alla bottiglia (per i combattenti villisti era proibito bere, pena la fucilazione), aveva troppo bisogno di lui e ne era affezionato, oltre ad avere la consapevolezza di essere l’ unica persona esistente che per qualche motivo riusciva a controllarlo, trasformandolo in una pedina di fondamentale importanza per la sua armata rivoluzionaria, diventando al suo fianco anche un amico esemplare e sincero oltre che un coraggioso combattente, tanto quanto diventava un ubriacone violento, illogico ed imprevedibile quando lui non c’ era.
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Fierro partecipa a tutte i principali eventi militari della Divisiòn del Norte, al comando di truppe sempre più numerose. Nei primi mesi passati sotto gli ordini di Villa ricopre anche l’ incarico di esattore dei tributi forzati imposti dai rivoluzionari a commercianti e possidenti della città di Torreòn, poi dalla conquista di Ciudad Juarèz in poi sarà supervisore delle ferrovie, in virtù della sua esperienza nel settore.
 
Nella '''battaglia di Tierra Blanca''' si lancia al galoppo all’ inseguimento dei treni dei federali in fuga, salta dal cavallo sulla ringhiera dell’ ultimo vagone e sale sul tetto, saltando da un vagone all’ altro fino a raggiungere la locomotiva e azionare il freno idraulico, bloccando quello e gli altri treni che lo seguivano, impedendo loro la fuga e facendo scontrare uno di essi contro un’un altro treno di rinforzi che giungeva loro da Chihuahua.
 
Partecipa a tutte le principali battaglie fino alla caduta del dittatore Huerta (Ojinaga, la seconda battaglia delle città lagunari, Paredòn, Zacatecas), poi partecipa alla [[Convenzione di Aguascalientes]]. Allo scoppio della guerra civile tra Convenzionisti e Carranzisti (sostenitori di [[Venustiano Carranza]]), Villa lo manda al comando delle truppe del Jalisco, ma come comandante non si rivela granché, venendo sconfitto nei pressi di Guadalajara a fine gennaio 1915, permettendo alle truppe carranziste di Dieguez e Murguìa di rioccupare la città. Tra il 17 e il 18 febbraio arrivano i rinforzi con lo stato maggiore della Divisiòn del Norte, e nella battaglia di Sayula Villa sconfigge le truppe carranziste mentre Fierro, guida la carica finale all’ inseguimento del nemico in fuga e compie un massacro, catturando migliaia di prigionieri e fucilandone centinaia e centinaia per tutta la notte. Successivamente Villa torna nel centro del paese lasciando nuovamente le forze del Jalisco al comando di Fierro, con l’ ordine di eliminare le rimanenti truppe carranziste ormai allo sbando, ma viene sconfitto di nuovo nella battaglia di Tuxpan, fallendo l’ obiettivo di occupare la costa pacifica.
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== "El carnicero" ==
 
La fama sinistra che lo accompagnava fece nascere molti aneddoti riguardanti la sua brutale spietatezza, tanto da essere soprannominato da amici e nemici El carnicero (il carnefice) in seguito all’ esecuzione di 300 '''Colorados''' fatti prigionieri da lui effettuata in un recinto di cavalli. Con 3 pistole che un amico li caricava continuamente, faceva entrare nel recinto 10 prigionieri alla volta uccidendoli mentre quelli correvano disperati.
 
[[John Reed]], giornalista statunitense corrispondente del '''Metropolitan''' al seguito di Villa, raccontava che in 2 settimane trascorse a Chihuahua dopo la sua conquista da parte della Divisio del Norte, Fierro aveva ucciso 15 persone a sangue freddo. Il generale statunitense di frontiera '''Scott''' raccontava che in una casa di Parral, Fierro aveva ucciso a sangue freddo 34 persone per puro divertimento. Queste storie erano esagerate e condite di fantasia volta a diffamare la reputazione di Fierro, ma non si discostavano molto dalla realtà.
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* Il 15 febbraio 1914 nel quartier generale di Chihuahua uccide '''Benton''', un latifondista scozzese che non voleva perdere le sue terre messicane e che si era presentato a insultare e minacciare Villa, arrivando ad estrarre la pistola;
* Nel marzo 1914 uccide durante una sbronza un ferroviere nel quartiere Santo Nino di Chihuahua, in seguito a ciò verrà degradato e sollevato dall’ incarico di supervisore delle ferrovie.
* Nel dicembre 1914, durante l’ occupazione di Città del messico da parte degli uomini della Convenzione, preleva con la forza dal ristorante dove abitualmente mangia l’ ufficiale '''David Berlanga''', rappresentante del governatore di Aguascalientes, lo porta nel cimitero più grande della capitale e lo crivella di pallottole, perché aveva insultato ripetutamente i combattenti villisti;
* La notte del 18 febbraio 1915, fucila senza sosta i prigionieri carranzisti catturati in seguito alla grande vittoria di Sayula, e nonostante l’ordine di risparmiarli lui continua di persona ad ammazzarli, poi ammazza anche un suo soldato che si era lamentato di quell’ inutile strage, rischiando di essere ucciso da un amico di quest’ultimo;
* Il 4 settembre 1915 dopo la resa dei conti con '''Tomas Urbina''' che stava tradendo la Division del Norte, e la riappacificazione di questi con Villa, convince gli altri fedelissimi che non bisogna lasciare vivere un rinnegato e cattura e uccide ad Arroyo de las catarinas Urbina e il suo assistente '''Justo Nevarez'''.
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Il 13 ottobre 1915 la sua brigata raggiunse il lago artificiale di Laguna de Mormones. Doveva congiungersi alle truppe degli altri generali che si accingevano ad affrontare la campagna del Sonora, che sarebbe culminata nella sconfitta di Agua Prieta.
 
C’era una comoda via che aggirava il lago, ma Fierro, completamente sbronzo, decise di guadarlo con il cavallo, nonostante le proteste dei suoi compagni, perché diceva: ''<Quella è la via da fare per uomini che siano veri uomini e per cavalli che siano veri cavalli!>''.
 
Ci provò ma l’ acqua ghiacciata cedette e il cavallo sprofondò nel fango annegando. Lui affondò ma risalì in superficie nuotando e ridendo, e si fece dare un altro cavallo che fece la stessa fine, ma questa volta anche lui non riemerse, affondando nell’ acqua ghiacciata e nel fango con il cavallo, sotto gli occhi sconcertati dei suoi soldati che si buttarono in acqua per salvarlo, inutilmente.