Hans Christian Andersen: differenze tra le versioni

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La vita a Odense, città di provincia, è ancora del tutto regolata da una sorta di "naturalità" tipica del mondo agricolo, imbevuta di vecchie tradizioni, superstizioni, governata da comportamenti secolari immutati e, a suo modo, scevra dalle convenzioni borghesi e delle classi agiate emergenti, con le quali Andersen si confronta successivamente nella capitale. Un paragone che, ovviamente, pesa nel momento in cui egli formulerà più tardi il giudizio sulla propria infanzia. Un vecchio mondo, quindi, paragonato a una società che cambia e anche rapidamente nella Copenaghen dell'epoca. Oltre a ciò, è fuor di dubbio che su tale impressione influisca anche il rapporto del tutto particolare con il padre e la madre. Il primo, che aveva ventidue anni al momento della nascita di Hans, è così povero da dover adattare a letto nuziale i resti di un catafalco acquistato a un'asta pubblica (altri dicono donatogli da un nobile). Tuttavia è uomo generoso, stravagante, ama la musica (sarà con lui che Hans Christian si recherà per la prima volta a vedere uno spettacolo al Regio Teatro di Odense), nutre aspirazioni e gusti superiori alla sua condizione e si ritiene nato per qualcosa di più alto che l'attività di ciabattino<ref>Ciò sarebbe testimoniato anche dal fatto che ad una certa epoca non è più affiliato alla corporazione ([[gilda (storia)|gilda]]), ma esercita in modo autonomo</ref>, passando le proprie giornate a leggere o a girovagare per i boschi anziché esercitare il mestiere. Sostiene apertamente di essere imparentato con la famiglia reale danese; sebbene successive indagini abbiano dimostrato l'infondatezza di tale asserzione, tale notizia continua tutt'oggi a circolare.<ref>Si veda, per esempio, il saggio dello scrittore [[Rolf Dorset]] {{Cita web |url=http://www.dr.dk/hca/en/bag_om_hca/rolf_dorset/rd_1.asp |titolo=The royal question |sito=www.dr.dk |accesso=18 febbraio 2010}}</ref>
 
Anche grazie al padre, i primi anni di Hans Christian sono ricchi di frequentazioni letterarie e sollecitazioni fantastiche. Egli gli legge sovente brani di [[Commedia|commedie]] di [[Johan Ludvig Heiberg]] e racconti tratti da ''[[Le mille e una notte]]''. Di conseguenza, il bambino passa gran parte del tempo a mettere in scena spettacoli in un suo [[Marionetta|teatrino delle marionette]]; spesso si tratta di [[Teatro|opere teatrali]] dello stesso Holberg, [[Shakespeare]] e altri autori, imparate a memoria oppure completamente create da lui: spinto dalla passione per la [[opera lirica|lirica]] cantata in [[lingua tedesca]], idioma che il giovane Andersen non conosceva, allestiva spettacoli in una personale lingua inventata. La madre, dal canto suo, asseconda questo tipo di rapporto e, pur essendo analfabeta, intrattiene spessissimo il figlio con racconti popolari e narrazioni di leggende tradizionali. Forse ancor più del padre, crede nelle possibilità del figlio, ritenendolo segnato dal destino: probabilmente, soprattutto in ragione della profezia di una vecchia strega del paese che le ha predetto: "Un giorno Odense si illuminerà a festa per ricevere tuo figlio". Andersen è a conoscenza di questa fausta predizione.<ref>Una volta celebre, lo scrittore tornerà al villaggio natale per esigerne l'avveramento. cfr {{Cita libro |autore= |altri=prefazione di [[Gianni Rodari]], traduzioni di Alda Manghi Castagnoli e Marcella Rinaldi |titolo=Fiabe |anno=[[1970]] |città=[[Torino]] |editore=[[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] (collana Gli Struzzi)|edizione=I ed. |pagine=pp. XX - 326 |isbn=978-88-06-29843-2}}</ref> In questi anni (1810-1811), Andersen frequenta scuole materne private ([[pogeskoler]]), destinate soprattutto ai piccoli di famiglie ebree, una condotta da Maria Raasehon e l'altra da Fedder Casstrens. [[File:Denmark-odense-hans christian andersen-childhood home.jpg|thumb|left|upright=1.4|La casa di Andersen da bambino]]
 
In cerca di fortuna e con l'aspirazione a diventare [[tenente]], il padre abbandona tuttavia la famiglia per arruolarsi nell'[[esercito]] e prendere parte alle campagne militari di [[Napoleone]], di cui all'epoca i danesi sono alleati. Ne torna gravemente ammalato e nel 1816 muore. A soli undici anni Andersen rimane pertanto orfano, mentre la madre vedova (si risposerà in breve) inizia il mestiere di lavandaia, diventando ben presto alcolista. Hans cresce dunque lasciato pienamente a se stesso, imparando stentatamente a leggere e a scrivere durante le scarse e brevi esperienze scolastiche, soprattutto nelle scuole di carità della città natale. Spinto da un'indole schiva e pervaso di una sensibilità accesa e morbosa, raramente frequenta i propri coetanei, preferendo restare sdraiato in solitudine all'ombra dell'"unico cespuglio di uvaspina" nel cortile di casa o seguendo i ruscelli, aggirandosi per la campagna (vedi la fiaba de ''[[Il brutto anatroccolo]]''), fantasticando in assoluta libertà. Spesso si ferma ad ascoltare le storie popolari, le fiabe, le leggende che le vecchie dell'Ospizio di Odense amano raccontarsi tra loro e a Hans, da cui quest'ultimo rimane colpito e incantato.
 
Una volta cresimato<ref>Citiamo l'episodio, come significativo per comprendere meglio il carattere dello scrittore, cfr la sezione "il tema del diverso". Il giorno della confirmazione, il pastore della parrocchia lo confina negli ultimi banchi della chiesa perché povero e malvestito. Trent'anni dopo, celebre e onorato, Andersen si trova sull'isola di Föhr, ospite della famiglia reale, e viene a conoscenza che il pastore della sua umiliazione infantile è stato trasferito in quel luogo. Ottenuto il permesso dal sovrano, lo scrittore non rinuncia a prendersi la rivincita e si presenta al sacerdote nello splendore dell'equipaggio reale, sbalordendolo.</ref> nel [[1819]], all'età di 14 anni, il ragazzo decide di lasciare Odense e di trasferirsi a [[Copenaghen]] in cerca di migliori opportunità di vita e, come ricorda [[Bruno Berni]]<ref>Saggio introduttivo a {{Cita libro |autore= |altri=(''En digters bazar'') |titolo=Il bazar di un poeta |città=[[Firenze]] |anno=2005 |editore=[[Giunti]] (collana BIG Biblioteca Ideale Giunti) |edizione=I ed. |id=80372V}}</ref>, con la determinazione a diventare un "grand'uomo": in particolare, con la segreta ambizione di intraprendere la carriera di [[attore]].<ref>La nonna paterna, Anne Catherine Nommensen o Nommensdatter, sarebbe stata una nobile di [[Kessel]], che avrebbe convissuto con un attore di teatro per una parte della sua vita; questo potrebbe aver influito sul desiderio di riscatto sociale di Hans e forse anche sulla genesi dell'attrazione per il teatro, ambiente a cui rimase saldamente collegato per tutta la sua esistenza {{Cita web |url=http://www.andersen.sdu.dk/index_e.html |titolo=Research – Fairy tales – Life & Works |sito=The Hans Christian Andersen Center |accesso=18 febbraio 2010}}</ref>
 
=== Studi ===