Decimo Valerio Asiatico: differenze tra le versioni

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Coinvolto in un intrigo di [[Palazzi imperiali del Palatino|Palazzo]] dietro accusa di [[Messalina]] (che voleva impadronirsi delle sue residenze), fu arrestato dal [[Prefetto del pretorio|prefetto]] [[Rufrio Crispino]] dietro mandato di Claudio a [[Baia]], processato in maniera sommaria e segreta nella camera dell'imperatore e condattato a uccidersi.<ref name=tacxi2/> Le sue accuse, comprendenti quella di essere stato amante di Poppea (madre di [[Poppea Sabina]]), di commettere atti di corruzione di militari e praticare l'[[omosessualità]], furono pronunciate contro di lui da [[Suillio Rufo]]. Costretto a darsi la morte, fedele agli insegnamenti [[Stoicismo|stoici]] preferì tagliarsi le vene, anziché morire di [[inanizione]], pratica più adatta alla sua età avanzata.
 
Il suo corpo fu cremato su una pira, da lui stesso predisposta perchèperché non danneggiasse le fronde dei pioppi che la circondavano, costruita all'interno del suo ninfeo-teatro (paragonabile alla mole del [[teatro di Pompeo]]). Le sue proprietà vennero quasi del tutto espropriate e finirono nella ''res privata'' dell'imperatore o vennero acquisite da membri della corte imperiale.<ref name=P.Lond.III894 />
 
La ''[[damnatio memoriae]]'' che colpì Valerio Asiatico dopo la morte si intuisce dalla mancata pronuncia da parte di di Claudio del suo nome, nonostante vi faccia esplicito riferimento, durante il discorso al [[Senato di Roma|Senato]] l'anno dopo in occasione della concessione della cittadinanza alla [[Gallia comata]].<ref>''ILS'', 212; {{CIL|13|1668}}</ref>