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A metà del 1944, erano state create delle postazioni antiaereo, e questa misura - rilevata dai voli d'osservazione degli aerei angloamericani - suscitò una serie di fantasiose illazioni: da un lato si riteneva che la struttura potesse esser stata trasformata in una postazione militare di osservazione d'importanza strategica, dall'altro si pensò che l'intera vallata fosse divenuta una ridotta dei più fanatici nazisti, con installazioni segrete scavate nella roccia e il Kehlstenhaus divenuto il centro operativo di tutto l'apparato.
Fu soprattutto per questo motivo che il 25 aprile 1945 gli alleati scatenarono contro l'Obersalzberg un attacco aereo con bombardamenti a tappeto, che rasero al suolo gran parte delle ville dei gerarchi e delle strutture esistenti. Ma sia la Kehlsteinstrasse che il Nido dell'Aquila non vennero danneggiati.
Il primo reparto che raggiunse la Kehlsteinhaus fu un'unità del 506° Reggimento Paracadutisti della 101ma Divisione Aviotrasportata statunitense, al comando del colonnello Robert F. Sink, senza incontrare resistenza alcuna. Nonostante la primavera avanzata, l'ingresso del tunnel per l'ascensore era completamente bloccato dalla neve, e così fu messo all'opera un gruppo di prigionieri per liberarlo: prima ancora che il lavoro fosse finito, le truppe americane raggiunsero l'ingresso della casa seguendo a piedi il vecchio sentiero di montagna. L'edificio fu ritrovato perfettamente intatto, senza che fosse stato spostato nulla: si scatenò quindi una caccia al ''souvenir'', cosicché in poche settimane qualsiasi cosa fosse facilmente trasportabile sparì dalla Kehlsteinhaus, salvo qualche rara posata che i coniugi Mitlstrasser riuscirono e recuperare. Per tutti i decenni successivi i pezzi provenienti dal Berghof e dalla Kehlsteinhaus divennero oggetto di compravendite fra collezionisti: anche la collezione dei Mitlstrasser fu messa in vendita alla fine degli anni 2000 da una casa d'aste britanica.
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