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==Forma del Sacramento==
Dagli insegnamenti del Concilio di Trento apprendiamo che la forza del Sacramento della Penitenza risiede principalmente nelle parole del ministro, "io ti assolvo"; alle quali, come uso della Santa Chiesa sono state aggiunte alcune preghiere (Sessione XIV, III). Negli antichi ''sacramentaries'' viene riportato che la pubblica penitenza veniva conclusa con qualche genere di preghiera per il perdono (Duchesne, ChristianAdorazione WorshipCristiana, 440, 441) e lo stesso [[Papa Leone I|Leone Magno]] ([[450]]) non esitò ad affermare che il perdono è impossibile senza la preghiera del sacerdote ("''ut indulgentia nisi supplicationibus sacerdotum nequeat obtineri"''). Nella Chiesa dei primi secoli queste forme di preghiera certamente variarono (Duchesne, opera citata), comunque tutti i ''sacramentaries'' riportano che la forma di tale preghiera era deprecativa, ed è solamente a partire dall'XI secolo che si iniziò a vedere una tendenza a passare a ''formulæ'' indicative e personali (Duchesne, opera citata). Alcune delle forme usate nel periodo di transizione tra la formula deprecativa e quella indicativa sono piuttosto interessanti: "Possa Dio assolverti da ogni tuo peccato, ed attraverso la penitenza impostati tu sia assolto dal Padre, dal Figlio, dallo Spirito Santo, degli Angeli, dai Santi e da me, un povero peccatore" (Garofali, ''Ordo ad dandam pœnitentiam'' 15). In seguito vennero usate delle ''formulæ'' realmente indicative e personali, spesso precedute da una preghiera di supplica "''Misereatur tui"'', ecc. Queste forme, per quanto molto simili nella sostanza, variavano non poco nelle parole (Vacant, Dict. de théol. 167). La formula dell'assoluzione, comunque non raggiunse la sua forma definitiva finché la dottrina scolastica della "materia e della forma" nei sacramenti non giunse al suo pieno sviluppo. La forma in uso oggi nella Chiesa romana è quella stabilita dal [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Firenze]]. Essa si svolge in quattro momenti:
* Preghiera deprecativa. "Possa l'eccelso Dio avere misericordia di te, e perdonando i tuoi peccati, ti conduca alla vita eterna. Amen." Poi, alzando la mano destra verso il penitente, il sacerdote continua: "Possa l'eccelso e misericordioso Dio concederti il perdono, l'assoluzione, e la remissione dei peccati."
* "Possa la Passione di Nostro Signore Gesù Ciristo, i meriti della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi, quello che di buono hai fatto o quello di cattivo che hai sofferto esserti favorevoli per la remissione di (tuoi) peccati, la crescita nella grazia e la ricompensa della vita eterna. Amen."
Nel decreto "''Pro Armenis"'' del [[1439]], [[papa Eugenio IV]] spiegaspiegava che la "forma" del Sacramento è realmente in quelle parole del sacerdote: "''Ego absolvo te a peccata tua in nomine Patris"'' ecc., e i teologi aggiungonoaggiunsero che l'assoluzione è valida ogni qualvolta il sacerdote usa le parole "''Absolvo te"'', "''Absolvo te a peccata tua"'', o parole che ne sono l'esatto equivalente. (Suarez, Disp., XIX, i, n. 24; Lugo, Disp., XIII, i, nn. 17, 18; Lehmkuhl, de Pœnit., 9° edizione, 199).
Sebbene non escludano l'idea di una decisione giudiziale da parte del ministro, nelle chiese Orientali ([[Chiesa cattolica italo-greca|greca]], [[Chiesa greco-cattolica russa|russa]], [[Chiesa siriana cattolica|siriana]], [[Chiesa armeno-cattolica|armena]] e [[Chiesa cattolica copta|copta]]) le forme attualmente in uso sono deprecative.
La forma indicativa è necessaria? Molti dotti cattolici sembrano sostenere che la forma indicativa come attualmente usata nella Chiesa romana è anche necessaria per la validità del Sacramento della Penitenza. Il grande Dottore del Sacramento, [[Sant'Alfonso Maria de' Liguori|Sant'Alfonso]] (''De. Sac.Sacra Pœnit.Pœnitentia'', n. 430), dichiara che non esiste alcuna questione su quello che può essere il verdetto dal punto di vista storico: è fin dal Concilio di Trento che la forma indicativa è essenziale. Anche San Tommaso e Suarez[[Francisco Suárez]] dichiarano che la forma indicativa è necessaria. Altri ugualmente dotti, e forse meglio versati nella storia, affermano che, alla luce dell'istituzione Divina, la forma deprecativa non possa essere esclusa, e che il Concilio di Trento nelle sue deliberazioni non intendesse dire l'ultima parola. Essi sostengono, con Morinus (''De Pœnit.Pœnitentia'', Lib. VIII), che fino al XII secolo la forma deprecativa fu impiegata sia ad oriente che ad occidente e che è tuttora in uso fra i greci e fra gli orientali in genere. Perciò, alla luce della storia e delle opinioni teologiche è perfettamente corretto concludere che la forma deprecativa non è certamente nulla, purché non escluda l'idea del pronunciamento giudiziale (Palmieri, Parergon, 127; Hurter, ''de Pœnit.Pœnitentia; Duchesne, opera citata; Soto, Vasquez, Estius, ed altri). Comunque, i teologi si sono interrogati se la forma deprecativa fosse oggi valida nella [[Chiesa Latinalatina]], e fanno notare che [[papa Clemente VIII]] e [[papa Benedetto XIV]] hanno prescritto ai pretipresbiteri di [[rito grecobizantino]] di usare la forma indicativa quando assolvono penitenti di Rito[[rito Latinolatino]]. Ma la questione riguarda solo la disciplina, e tali decisioni non danno la risposta definitiva alla domanda teologica, dato che nelle questioni di amministrazione dei Sacramenti coloro che debbono decidere seguono semplicemente le idee più sicure conservatrici. Secondo Morinus e Tournely, comunque, oggi nella Chiesa Latina è valida solamente la forma indicativa (Morinus, ''De pœnit.pœnitentia'', Lib. VIII; Tournely, ibidem, do''de absolutionis formâforma''); ma molti sostengono che se la forma deprecativa non esclude la pronunciazione giudiziale del sacerdote e, di conseguenza, è realmente equivalente all'"''ego te absolvo"'', non è certamente nulla, sebbene tutti siano d'accordo che sarebbe illecito contravvenire all'attuale disciplina della Chiesa romana. Altri, non pronunciando giudizi in merito, pensano che la [[Santa Sede]] abbia tolto la facoltà di assolvere a coloro che non usano la forma indicativa.
==L'assoluzione condizionale==
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