Bellezza: differenze tra le versioni

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''Bellezza'' e ''gusto'' dell'[[osservatore]] sembrano termini inscindibili, in quanto concepire una bellezza indipendente da un qualche osservatore che stia lì per goderla, equivale a pensare ad un dipinto bellissimo dimenticato in una cassaforte da decenni. Oppure ad un fiore che cresce in mezzo ad una foresta invalicabile da umani ed animali (mancando un osservatore, esiste allora la bellezza?). Tali oggetti ''possono'' essere senz'altro concepiti, ma mancano del tutto di quel carattere di interazione ''pratica'' (di azione e reazione) con un'intelligenza percettiva, che tendenzialmente riconosciamo al "bello".
 
 
=== Il concetto aristotelico del "Bello" corrispondente al "Vero". ===
Il bello per [[Aristotele]] e [[Platone]] è il "Vero". Nell'[[età moderna]], [[Giovanbattista Vico]] afferma un altro criterio, secondo cui il [[Verità|vero]] è il "fatto" (''verum'' - ''factum''). Unificando questi due criteri ricaviamo la forma occidentale della bellezza, che è inevitabilmente l'arte. Il bello è nell'arte, e la possibilità che la bellezza sia propria della natura è esplicitamente esclusa da [[Kant]] nella ''[[Critica del giudizio]]'' dove definisce il bello naturale come "sublime". Essenzialmente, nella cultura [[filosofia|filosofica]] dell'[[Occidente]] il bello si definisce in funzione del giudizio che lo esprime, mentre il '''"''bello in sé''"''' è assolutamente chimerico.
 
=== Il "Bello" come corrispondente al "Regno delle Idee" ===