Andrea Pozzo: differenze tra le versioni

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Nel [[1665]] si sposta a [[Milano]], dove, presso la [[S. Fedele (chiesa)|chiesa di S. Fedele]], entra nella [[Compagnia di Gesù]], alle cui glorie celebrative sarà legata quasi l’intera sua produzione artistica: raggiunse soltanto il grado di coadiutore, in base al quale gli spetta il titolo di fratello e non quello di padre, che spesso gli viene ancora attribuito. Proprio a Milano ebbe modo di continuare a perfezionare la sua formazione artistica, lavorando come aiuto del [[Francesco Maria Richini|Richini]]. Di qui si reca in [[Liguria]]: è attivo a [[Genova]], nella [[chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea (Genova)|chiesa di S. Ambrogio]], dove realizza una ''Immacolata e S. Francesco Borgia'', e poi nella Collegiata di [[Novi Ligure]], dove troviamo una sua ''Predicazione di S. Francesco Saverio'', e infine a [[Sanremo]]. Torna nuovamente a Milano, per recarsi, nel [[1675]], a [[Torino]] su invito della corte, per le decorazioni della chiesa gesuita dei Ss. Martiri; lo vediamo poi attivo a [[Mondovì]] nel [[1676]], impegnato ad affrescare la [[chiesa di S. Francesco Saverio]], detta poi della Missione, lavoro che lo occuperà per due anni. Successivamente opera nella chiesa di S. Bartolomeo a Modena, affrescandone la volta del presbiterio e del coro. In questi lavori, soprattutto in quest’ultimo, è possibile gustare già tutti i presupposti della sua visione figurativa e prospettica, tutte le arditezze e stravaganze che caratterizzarono la sua copiosa produzione e che troveranno la massima espressione nel periodo romano. Nel [[1681]] viene chiamato a Roma dal generale della Congregazione, [[Gian Paolo Oliva]], su suggerimento del celebre pittore [[Carlo Maratta]], attivo in quel periodo nell’Urbe. Lo scopo della convocazione era legato al completamento degli affreschi del corridoio della Casa Professa, lavoro lasciato incompleto dal Borgognone. A Roma il nostro artista rimase quasi un ventennio, fino al [[1702]], ed ebbe modo di approfondire i suoi studi sulla prospettiva e perfezionare la sua tecnica pittorica, dando vita, grazie alla sua grande perizia e al suo estro, a veri e propri capolavori.
 
Certamente il lavoro che più lo impegnò – e lo ha consegnato ai posteri come elemento rappresentativo del Barocco romano – fu la realizzazione degli [[Affresco|affreschi]] nel soffitto della navata della chiesa di [[Sant'Ignazio di Loyola a Campo Marzio|San Ignazio]], culmine della sua incessante ricerca prospettica e figurativa, espressione dell’ormai raggiunta maturità artistica: sul soffitto piatto della chiesa realizzò in pittura propettica delle architetture illusorie che, dilatando il campo visivo, incorniciano l'icona più espressiva dello spirito missionario di due secoli di storia della famiglia Gesuita. Per la stessa chiesa progettò l’altare dedicato a [[San Luigi Gonzaga]], mentre per la [[Chiesa del Gesù|Il Gesù]] realizzò l’[[altare]] maggiore e quello dedicato al santo fondatore .I suoi capolavori romani hanno influenzato a lungo lo stile della decorazione interna delle chiese del tardo barocco nell'Europa cattolica.
Appena prima dei lavori in S. Ignazio realizza gli affreschi nella chiesa del Gesù a [[Frascati]], adoperando la tecnica, già sperimentata, della finzione pittorica, con finti altari e finte pale sugli stessi. Nel [[1694]] gli viene affidato il compito di affrescare il refettorio del convento del S. Cuore alla [[Trinità dei Monti]]: il soggetto centrale sarà la Gloria della Trinità con i Ss. Francesco, Paolo e Francesco di Sales.