Particolato: differenze tra le versioni

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non si possono censurare dei dati di normativa!
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===Rilevanza delle sorgenti antropiche===
La questione è molto dibattuta.
Lo [[SCENHIR]]<ref>[[Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks]].</ref>, comitato scientifico UE che si occupa fra le altre cose anche di patologie dovute alle polveri sottili, considera i motori a gasolio i massimi responsabili della produzione di PM<sub>2,5</sub>: tutte le altre fonti sarebbero trascurabili, enon intanto particolareperchè gliabbiano inceneritoribasse attualmenteemissioni, nequanto produrrebberoperchè alconcentrati massimoin ilpochi 2%luoghi in quanto (evidentemente)e meno diffusi dei motori diesel.<ref name=toz>Mario Tozzi, ''L'Italia a secco: la fine del petrolio e la nuova era dell'energia naturale'', Rizzoli, 2006.</ref>
Per esempio è un fatto che, secondo quanto dettato dalle normative in materia (DL 133/2005 e Direttiva EU 2003/76 CE A), un'auto diesel [[euro 3]] deve percorrere 1200 km per emettere le stesse polveri di un inceneritore che bruci una tonnellata di rifiuti, cioè circa 60 grammi.
 
SecondoViceversa, secondo uno studio sul campo dell'[[Università di Brescia]] sponsorizzato e firmato dai gestori dell'inceneritore della città,<ref>Citato in Antonio Bonomo (vice presidente ASM), [http://www.federambiente.it/moduli/Slides%20Bonomo%20Roma%2012.12.06.pdf "Spunti, miti e realtà per una concreta gestione integrata dei rifiuti"], diapositive 21-23.</ref> esso avrebbe un'incidenza praticamente nulla sulla produzione complessiva di polveri nell'area bresciana, mentre si stima una piccolissima riduzione del particolato dovuta al teleriscaldamento che ha ridotto l'impatto delle emissioni domestiche, con un terzo del calore cittadino fornito dall'inceneritore.<ref>[http://www.provincia.torino.it/ambiente/file-storage/download/ato_r/pdf/studio_termovalorizzatore.pdf Studio sul futuro inceneritore torinese del Gerbido], p. 39.</ref>
 
Secondo i dati dell'Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente) riferiti al 2003, la produzione di PM<sub>10</sub> in Italia deriverebbe: per il 49% dai trasporti; per il 27% dall'industria; per l'11% dal settore residenziale e terziario; per il 9% dal settore agricoltura e foreste; per il 4% dalla produzione di energia.
Secondo uno studio del Csst su incarico dell'Automobile Club Italia, sul totale delle emissioni di PM<sub>10</sub> in Italia il 29% deriverebbe dagli autoveicoli a gasolio, e in particolare l'8% dalle automobili in generale e l'1-2% dalle auto Euro 3 ed Euro 4.<ref>I dati su entrambi gli studi sono tratti da ''la Repubblica Salute'' anno 13 n. 524 del 22 febbraio 2007.</ref>
 
In ogni caso, la determinazione di queste percentuali è un'operazione di estrema complessità e fonte di contiune polemiche fra i diversi settori produttivi.
 
==Classificazione qualitativa==