Tolleranza (ingegneria): differenze tra le versioni

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* Imprecisioni degli strumenti di misura utilizzati per il controllo dimensionale.
 
In passato, per accoppiare due pezzi meccanici tra loro, detti ''albero'' e ''foro'' (''maschio'' e ''femmina'' o ''pieno'' e ''vuoto''), che, anche se accettati dalla produzione, risultavano inesatti e non adatti allo scopo, si ricorreva a una lunga e laboriosa operazione di aggiustaggio con la quale si dovevano realizzare le dimensioni necessarie all'accoppiamento. Con l'avvento della lavorazione in serie si è abbandonato questo procedimento piuttosto costoso, e si è fondata la produzione aziendale sulle tolleranze di lavorazione. Il risultato è che ogni pezzo di serie, ad esempio maschiomyyyyyyyyyyyyyyfudhusdejhdsufcdhcdcjhuidddcdcgfdctydgctdgctucdsdcfedfaschio, risulta, una volta finita la lavorazione e salvo gli inevitabili scarti, accoppiabile con ogni altro pezzo femmina della serie corrispondente nel rispetto di prefissati requisiti. Per assicurare la funzionalità corretta di un pezzo meccanico e poterlo quindi considerare preciso, è sufficiente che la sua dimensione si trovi all'interno di due limiti, cioè la '''tolleranza''', che definiscono la variazione dimensionale ammessa nella costruzione. Allo stesso modo, per ottenere un accoppiamento corretto tra due pezzi, è necessario un certo margine di errore, detto '''scostamento''', positivo e negativo rispetto alla dimensione nominale dei pezzi da assemblare, per determinare il [[gioco (meccanica)|gioco]] o l'interferenza richiesta.
 
La creazione di un sistema [[ISO]] di tolleranze e accoppiamenti e il suo rispetto da parte delle aziende produttrici dà tutta una serie di vantaggi riassumibili in: