Processo mediatico: differenze tra le versioni

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'''Processo mediatico''' è un'espressione della [[lingua italiana]] entrata nell'uso giornalistico e sociologico per riferirsi a una patologia della rappresentazione di eventi criminosi da parte dei [[mezzi di comunicazione di massa]] italiani, in particolare da parte di [[televisione in Italia|quelli televisivi]]. In simili casi, sono i mass media ad assumersi il ruolo di mettere in piedi percorso extra-processuale, per [[Circo mediatico|via mediatica]], al fine di individuare un colpevole, attraente dal punto di vista mediatico, che finisce per essere additato alla pubblica riprovazione.
 
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Un altro profilo problematico associato al [[fenomeno sociale]] riguarda la possibilità che il rumore mediatiche e le aspettative delle moltitudini degli spettatori televisivi finiscano per turbare la serenità della [[giuria popolare]] nei vari gradi e condizionarne l'espressione del giudizio<ref name="B. Carfagna, 306">[[Barbara Carfagna]], ''Processo mediatico e processo giuridico'', in Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', 2007 (p. 306)</ref>.
 
Il giudice [[Ferdinando Imposimato]], parlando del caso [[Marta Russo]] (e della condanna di [[Giovanni Scattone]] e [[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]]) e di altri casi, analizzò due diversi atteggiamenti della stampa. In certi casi ci fu un "silenzio della stampa", che ha favorito una certa tolleranza del potere giudiziario verso alcune irregolarità diffuse; in altri casi ci fu molto clamore, spesso di tono colpevolista. Secondo il magistrato la maggioranza dei processi mediatici generano errori giudiziari. In tal modo il giornalista diventa complice: quello che accade e che si scrive nei primi giorni diviene spesso determinante l'opinione pubblica né quella dei giudici popolari, che si rifanno alla prima impressione, adeguandosi alla tesi dell'accusa. A causa del "libero convincimento del giudice", una campagna di stampa colpevolista può avere effetti irreversibili ai fini di un'ingiusta condanna.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/tavolarotonda.htm Tavola rotonda su informazione e giustizia]</ref>
== Genesi del fenomeno: il rapimento di Tommaso Onofri ==
{{C|*chi* ha indicato questa «genesi» del fenomeno? mancano le fonti e, considerato anche l'evidente [[WP:RECENTISMO|recentismo]], il contenuto di questa sezione solleva più di un dubbio. AGGIUNTA: anche il caso [[Marta Russo]] fu parecchio mediatico|sociologia|aprile 2014}}
Si fa risalire la prima manifestazione del fenomeno<ref name="Almanacco Guanda, 268">Ranieri Polese, ''Come si cambia: 1989-2006. La metamorfosi italiana'', 2006 (p. 268)</ref> a un celebre caso di [[cronaca nera]], il rapimento di un bambino di 18 mesi, Tommaso Onofri, strappato ai propri genitori nella sera del 2 marzo 2006, mentre consumava la cena, in circostanze che apparvero singolari: il caso polarizzò a lungo l'attenzione del pubblico televisivo, prima che gli investigatori giungessero alla scoperta della verità, un mese dopo: la morte del bambino avvenuta lo stesso giorno del rapimento, a seguito del precipitare degli eventi e della tragica degenerazione dell'atto criminoso iniziale.
 
La maggioranza dei processi mediatici con impostazione colpevolista, da parte dei mass media, si è infatti conclusa, a differenza di altri casi giudiziari, con la condanna dei principali imputati. Una delle poche eccezioni è considerato il processo per l'[[omicidio di Meredith Kercher]], in cui due imputati su tre (Raffaele Sollecito e Amanda Knox) vennero assolti dopo un lungo e travagliato iter giudiziario.
Per questo motivo, il caso criminale è divenuto importante nella storia dei mezzi di comunicazione di massa italiani, oltre che un caso di studio, perché segnò il primo emergere di un fenomeno collettivo dell'informazione italiana, l'aspirazione a "fabbricare" un colpevole che, pur in assenza di un impianto accusatorio a suo carico<ref name="B. Carfagna, 305"/>, soddisfacesse le esigenze dell'[[industria dello spettacolo]], dell'[[Storia del giornalismo italiano|informazione giornalistica]], e dell'[[opinione pubblica]]: nello specifico, la propensione dei mass media si rivolse, in maniera del tutto arbitraria, verso il padre stesso del bambino, che, sottoposto a un martellante accanimento mediatico, vide concentrarsi su di sé i sospetti e la condanna di un'[[opinione pubblica]] fortemente condizionata dalla sua natura di spettatori televisivi. Il caso fu oggetto di una una serie continua e incessante di servizi televisivi, condotti non solo nelle sezioni informative specialistiche, ma anche all'interno degli spazi generalisti dei palinsesti destinati all'intrattenimento del grande pubblico, dove vennero messe in piedi delle vere e proprie maratone mediatiche in cui si realizzava una staffetta tra programmi del mattino con i telegiornali e questi con i contenitori pomeridiani, tutti ruotanti sul medesimo tema<ref name="Almanacco Guanda, 268"/>. Furono ben 538 i servizi di cronaca sul rapimento andati in onda, in [[prima serata]], solo nei sette telegiornali nazionali della sera<ref name="Inchiesta Diamanti"/><ref name="T. Jones, pag. 109"/>. Il padre del bambino divenne bersaglio di un'attenzione maniacale: si mise in atto una tecnica di analisi minuziosa del profilo del sospettato, del quale furono passati al setaccio tutti gli atteggiamenti, le parole, le espressioni, perfino le smorfie del viso, sotto lo sguardo della telecamera, con l'utilizzo di tecniche di ripresa in stile cinematografico, con [[primo piano|primissimi piani]] puntati sul volto e perfino con riesami al [[ralenti|rallentatore]] al fine di rivelare allo spettatore, rendendole percepibili, anche le più sottili sfumature espresse dalla fisiognomica dell'uomo<ref name="B. Carfagna, 305">[[Barbara Carfagna]], ''Processo mediatico e processo giuridico'', in Luisella De Cataldo Neuburger (a cura di), ''La prova scientifica nel processo penale'', 2007 (p. 305)</ref>.
 
Un simile inedito martellamento [[voyeurismo|voyeuristico]] è divenuto il modello applicato ad altri casi simili di cronaca nera, come il [[delitto di Cogne]], l'[[omicidio di Meredith Kercher]] a [[Perugia]], l'[[:n:Speciale Omicidio Chiara Poggi|assassinio di Chiara Poggi]] a [[Garlasco]], la [[strage di Erba]]<ref name="T. Jones, pag. 109">{{cita libro | cognome=Tobias | nome=Jones| wkautore=Tobias Jones| titolo=Sangue sull'altare. Il caso Elisa Claps: storia di un efferato omicidio e della difficile ricerca della verità| | anno=2012 | pagine = p. 109}}</ref>, il [[delitto di Avetrana]]<ref name="Inchiesta Diamanti">[[Ilvo Diamanti]], [http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/11/news/tv_ansia-7933773/www.repubblica.it/cronaca/2010/10/11/news/tv_ansia-7933773 Cara Televisione, dacci la nostra ansia quotidiana''], ''[[la Repubblica]]'', 11 ottobre 2010</ref>.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==