La nera di...: differenze tra le versioni

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|tipocolore = colore
|tipoaudio = sonoro
|genere = drammaticoDrammatico
|regista = [[Ousmane Sembéne]]
|soggetto =
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|titolo= 5e Selection de la Semaine de la Critique 1966|editore= semainedelacritique.com|accesso=13 giugno 2011|lingua=fr}}</ref>
 
Tratto da una novella di [[Voltaïque]], ispirata a sua volta da un articolo apparso su [[Nice-Matin]], è il primo lungometraggio di finzione girato da un africano. Non è ancora un film interamente africano (la lingua è il francese, buona parte dell'ambientazione si svolge in Costa Azzurra), ma parte della produzione (la neonata Domireew), i tecnici, la musica e metà degli attori sono africani. Dura 55 minuti (ma circolano versioni da 60 minuti), è stato girato in 35&nbsp;mm bianco e nero nel 1966.
 
== Trama ==
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== Struttura ==
Il film è composto da due parti ben distinte, una ad Antibes e l'altra a Dakar, che si concatenano nella messa in scena. Non vengono rispettate le unità di tempo, luogo e azione. Il personaggio centrale della domestica fornisce però una continuità drammatica alla vicenda, quindi la struttura del film è comunque lineare.
 
Tre flashback, due con stacchi secchi e uno con dissolvenza, descrivono la vita a Dakar della protagonista: nel primo cerca lavoro, va al "mercato delle domestiche" e viene scelta dalla padrona. Nel secondo annuncia al suo ragazzo che partirà per la Francia, mettendosi a camminare sul monumento ai caduti. Nel terzo parla a letto con il fidanzato, prima della partenza.
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== Tematiche ==
=== L'incomprensione coloniale ===
:"''In questo film denuncio tre cose: il neocolonialismo (mi chiedo, perché la tratta degli schiavi continua ancor oggi?), la nuova classe africana composta generalmente da burocrati e una certa forma di assistenza tecnica''"
 
Unico film dell'autore dove i bianchi sono gli autentici protagonisti dell'azione, "La Noire de.." si fonda su un'idea principale: l'oppressione della domestica africana non deriva dalla condizione di donna delle pulizie, considerata come un fatto, ma da un rapporto sociale: la [[pauperizzazione]] relativa dei suoi padroni, che abbandonano i privilegi di cooperanti (in Senegal) per ridivenire dei semplici salariati (in Francia)" .
 
Questo elemento modifica lo spirito di Diouana, che a Dakar si trovava bene, in una condizione tutto sommato privilegiata rispetto alle sue coetanee. Ad Antibes si ritrova sola (a Dakar c’era un cuoco), i lavori si concentrano (oltre alla cura dei bambini deve badare alla pulizia della casa, fare la spesa, cucinare…), la chiusura con l'esterno la rende triste e passiva (a Dakar usciva con il fidanzato e frequentava i familiari). Il potere della padrona ([[Anne-Marie Jelinek]]) diventa dunque totale: ed è l'odio nei confronti di quest’ultima una delle principali cause del suicidio: "lei non può dire no, ma allo stesso tempo si trova in un mondo che la rifiuta. È rifiutata dalla sola famiglia che ha, il suo padrone e la sua padrona".
 
Il marito, interpretato da [[Robert Fontaine]] (che ritroveremo in [[Emitaï]]), lascia alla compagna il compito di gestire gli affari di casa e il rapporto con Diouana. È apatico, dorme spesso, ma cerca di mostrarsi comprensivo e rispettoso nei confronti della domestica, senza comprendere che il suo problema è la solitudine: "''cos’hai Diouana, sei malata? Vuoi la tua paga?''" . Il comportamento del padrone cela una inconscia attrazione sessuale, percepita dalla moglie, che a causa di ciò diventa ancora più aggressiva.
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Diouana è analfabeta. Ma comprende e parla il francese. Smette progressivamente di dialogare con "''Monsieur''", "''Madame''" e i bambini perché "''si sente in clausura dentro un universo di interdizione. Rimugina sola il suo malessere, estremizzando la sua posizione di rifiuto''".
 
Appena giunta in Francia, "Monsieur" la accompagna a casa in macchina. I due compiono un tragitto che va dal [[porto di Marsiglia]] all'appartamento di Antibes. Il panorama della Costa Azzurra farà pronunciare a Diouana le uniche parole positive di tutto il film: "''È bella la Francia!''" dirà sorridente. Dopo questo incipit le scene ad Antibes si svolgono esclusivamente nell'appartamento: qui comincia il mutismo della protagonista.
 
La progressiva perdita di fiducia e di speranza è rappresentata dai suoi pensieri e dalle rare parole che pronuncia.
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* ''Come un animale…però cucina molto bene.''
 
Diouana in [[voce off]] dirà con odio: "''comprendo tutto''". "''Madame''" diventa sempre più aggressiva e le ripete continuamente: "qui non è l'[[Africa]]".
 
La scelta, così come in [[Borom Sarret]], di far parlare Diouana in francese, attraverso la voce off, si inquadra in una logica del nazionalismo senegalese che cerca di usare dei mezzi che non gli appartengono per attaccare la cultura occupante. Questa contraddizione è evidente nei primi film di Sembène. A partire da [[Le Mandat]] invece la lingua africana diventa "''outil''" , vince la colonizzazione francese che l'aveva relegata ai margini. Con i film del primo periodo invece questo percorso è ancora in via di realizzazione.
 
Inoltre a tratti La noire de.. rischia di essere un pamphlet anticolonialista che riduce i personaggi a meri portatori di un messaggio politico e morale:
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== Simboli ==
La maschera, che Diouana acquista a credito dal fratello per regalarla ai padroni, accompagna la gioia e la gratitudine iniziali verso i datori di lavoro, ma è anche un simbolo dell'Africa, della sua cultura tribale. Simbolo che, insieme alla foto con il suo amico, costituisce l'unico ricordo del passato e che la protagonista si riprenderà prima di morire, rivendicandone la proprietà. La maschera alla fine è ripresa dal fratello che se la applica sul viso inseguendo "Monsieur" alla fine del film. Nell'ultima sequenza il bambino la toglierà, sorridendo, in un messaggio di speranza per il futuro. "Questa maschera costituisce in La Noire de.. un elemento essenziale. All'inizio si vede il bambino che gioca con la maschera come un oggetto qualsiasi. La domestica, che ha notato l'interesse della padrona per questo genere di cose, la compra e gliela offre con il solo scopo di farle piacere.(…) Più tardi, al colmo della disperazione, Diouana riprende questo regalo africano che costituisce il suo unico legame con l'Africa. Quando il cooperante porta la maschera e la valigia a sua madre, il fratello se la riprende e assume per lui un significato totalmente diverso che all'inizio. Per me, la maschera non è un simbolo mistico come poteva esserlo per i nostri antenati, ma è un simbolo di unità e identità, di recupero della nostra cultura. Oggi la maschera è diventata un articolo di esportazione per i turisti e la cosa peggiore è che sono gli africani stessi che incoraggiano questo.
 
Prima di morire, "La noire de.." mette i suoi effetti personali nella valigia, si spoglia dei suoi vestiti europei, del grembiule, delle scarpe coi tacchi. Si intreccia i capelli secondo la tradizione africana e si taglia la gola.
"La mutilazione della gola, del luogo della produzione orale, simboleggia questa occultazione della voce del personaggio a tutti gli stadi della narrazione. Ne consegue una semiotizzazione della voce e del silenzio che prende a prestito certe tecniche alla letteratura orale"
 
Il ruolo dell'intellettuale nel Senegal contemporaneo è rappresentato da Sembène stesso, che interpreta lo "scrittore popolare", uomo di cultura con una bottega fatiscente situata nella periferia di Dakar. Il suo studio è sempre pieno, segno del bisogno di sapere di un Senegal in costruzione, con l'ottanta per cento della popolazione analfabeta.