Franco Freda: differenze tra le versioni

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Laureato in giurisprudenza, nel [[1963]] fondò, insieme al [[Gruppo di Ar]], le [[Edizioni di Ar]], casa editrice militante nella [[destra radicale]] sulla scia del pensiero di [[Julius Evola]] e nel [[1969]] pubblicò ''La disintegrazione del sistema'', vero e proprio "libro-guida" per gli estremisti di [[destra]] di quegli anni.
 
Freda, richiamandosi ad una 'aristocrazia ariana' e sostenitore di teorie nazionalsocialiste, negli anni '70 iniziò a contestare da destra la direzione dell'Msi, accusandola di 'tortuosità' e di compromesso con «la democrazia moribonda della Repubblica». Nella sua casa editrice ha pubblicato, insieme ai classici del pensiero antimoderno, da [[de Gobineau]] a [[Oswald Spengler|Spengler]], a [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], a [[Julius Evola|Evola]]. Definitosi uno 'studioso dell'etnicità', propose i principi di un non meglio identificato "razzismo morfologico". Pubblicò con la sua piccola casa editrice AR il "Mein Kampf" di Hitler, e siSi proclamò ammiratore di Himmler, sostenendo la supremazia della razza ariana (nel senso precisato anche da Evola). Dopo aver stretto rapporti con [[Pino Rauti]], partecipò alle attività di [[Ordine nuovo]].
 
Dal [[1971]] è coinvolto in diversi processi, tra cui la più famosa è quella per la strage di Piazza Fontana. Freda venne assolto dall’accusa di strage dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro e dalla Corte d’Assise d’Appello di Bari, sentenza confermate, nel [[1987]], dalla Corte di Cassazione.