Utente:Rossetto Ilaria/Sandbox2: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 2:
'''Antefatti'''
Nel 1882 tra il Regno d'Italia e gli Imperi Austriaco e Tedesco
Precisamente l’Altopiano dei Fiorentini e la Valle dell'Astico, per gli In Alta Val d'Astico, presso Lastebasse, la valle venne divisa in due parti dal confine a causa di un capriccio politico e di una lunga vertenza tra il comune di Lastebasse e quello di Folgaria.
Gli austriaci poi crearono una nuova strada per far sì che la loro discesa diventasse il più semplice possibile, ma anche gli
Tra il re italiano e l'imperatore d'Austria ci fu uno scambio di messaggi, che sancirono la momentanea neutralità dell’Italia. Scrisse Francesco Giuseppe: “''la Russia ha mobilitato il suo esercito e la sua flotta e minaccia la pace in Europa … sono costretto a rispondere con la mobilitazione delle nostre forze .. sono felice di poter contare sull'appoggio dei miei alleati e dei loro potenti eserciti'' … ” . Ad esso rispose : “''ho ricevuto il telegramma di Vostra Maestà, assicuro che l’Italia ha fatto e farà di tutto per mantenere la Pace … osserverà con gli alleati una attitudine cordialmente La neutralità italiana continuò per un anno, nonostante fosse continuamente lusingata con proposte da entrambi gli schieramenti, fino a quando firmò, nel maggio 1915, il Patto di Londra, con cui si impegnava in battaglia solo con l’Austria, e non contro la Germania. Riga 13 ⟶ 18:
Il 24 Maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Il primo colpo di cannone venne sparato alle ore 4.00 dal Forte Verena. Secondo la testimonianza dell'aspirante ufficiale Fritz Weber [1] già dalla sera precedente alcune granate vennero sparate contro pattuglie italiane, in movimento verso i Marcai, dal Forte Verle. Successivi studi dimostrarono l'improbabilità dell'accaduto. Da questa data iniziò la "guerra delle fortezze".
Il piano del capo di Stato Maggiore, Luigi Cadorna, prevedeva l'avanzamento in direzione di Lubiana attaccando sul Carso e sull'Isonzo per entrare così nel "ventre molle" dell'Impero. La strategia italiana prevedeva azioni in Pusteria e sull'Isonzo, non sugli altopiani, dove si doveva mantenere la posizione difensiva. In questo modo i comandanti italiani non riuscirono ad approfittare della debolezza del fronte austriaco in Trentino, ancora in fase difensiva, e persero la possibilità di scardinare la linea dei forti e scendere a Trento. L'esercito italiano, poco addestrato, non riuscì ad approfittare della sua supremazia numerica sul nemico e per questo le prime offensive sul Fronte del Carso e dell'Isonzo non ebbero successo.
La notte del 24 maggio la 108^ compagnia del battaglione alpini "Vicenza" salì sulla sommità del Pasubio dove non trovò forze avversarie. Così, con l'appoggio di nuove unità, occupò il Col Santo, issandovi una batteria di medio calibro. Ciò consentì l'avanzata lungo la Vallarsa e Val Terragnolo.
Martedì 25 maggio ore 6.00: delle granate italiane caddero sulla piazza e sulla chiesa di Luserna, causando tre vittime. La popolazione fuggì terrorizzata a Costalta e a Monterovere. Quando arrivarono a Trento i Lusernesi furono uniti a migliaia di trentini fuggiti dalla linea del fronte. Diventarono profughi ad Aussig, nella Boemia del Nord, in Repubblica Ceca.
Tra il 24 e il 28 maggio nel Forte Lusern ci fu un pesante bombardamento. Si temeva l'esplosione di depositi delle munizioni e del carburante, provocando così un cambiamento decisivo nello svolgimento della guerra; in questa disastrosa situazione, il 28 maggio, il Forte Lusern issò la bandiera bianca della resa. Fu una decisione del comandante Emanuel Nebesar. Egli venne successivamente sostituito dal tenente medico Gasperi, che fu incaricato di trattare la resa con gli italiani. I vicini Forti Busaverle e Belvedere Gschwent decisero di aprire il fuoco a ritmo accelerato sul Forte Luserna dalle loro artiglierie. Inoltre una pattuglia scese da Costalta con l'ordine di strappare la bandiera bianca. Il comandante Nebesar fu arrestato con l'accusa di tradimento. La notte del 30 maggio si verificò un tentativo di attacco italiano ai Forti Verle e Pizzo di Vezzena, nella speranza di non aver nessuna opposizione. Purtroppo non fu così e il battaglione degli alpini "Bassano" e i fanti della brigata "Ivrea" dovettero indietreggiare con dolorose perdite
Nei giorni seguenti l'intero nodo sommitale di Cima Carega venne occupato e con esso il lunghissimo ed aspro contrafforte calante verso Cima Levante, Cima Mezzana, Passo Buole, Monte Coni Zugna e la Zugna Torta.
| |||