Evno Fišelevič Azef: differenze tra le versioni

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Tornato in [[Russia]], più precisamente a [[Mosca (Russia)|Mosca]], entrò a far parte dell<nowiki>'</nowiki>''Unione dei Socialisti rivoluzionari'', fondata a [[Saratov]] nel [[1896]] da [[Andrej Aleksandrovič Argunov]], del quale riuscí a conquistarne la fiducia e, di conseguenza, ad ottenere l'incarico di rappresentare l'organizzazione negli ambienti dell'immigrazione russa in [[Europa]]. Venne così a conoscenza di tutti i nomi degli aderenti all<nowiki>'</nowiki>''Unione'', sia all'estero sia in Russia. Questi, compreso lo stesso Argunov, furono tutti arrestati nel [[1901]] su sua segnalazione e la tipografia di [[Tomsk]], dove si stampava l'organo «Revoljucionnaja Rossija», fu smantellata.
 
Di Azef non sospettò nessuno degli emigranti che intanto, unendo i gruppi della ''Lega socialista-agraria'', del ''Partito operaio per la liberazione politica della Russia'', dell<nowiki>'</nowiki>''Unione dei Socialisti rivoluzionari all'estero'' e dell'omonima ''Unione'' di Argunov, fondarono, nel dicembre del [[1901]], il ''[[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|Partito Socialista Rivoluzionario]]''. Il partitoPartito ebbe una rapida espansione e ritenendo di poter contare, a differenza di quanto era avvenuto al tempo di [[Narodnaja Volja]], su un ampio appoggio popolare, decise di adottare il [[terrorismo]] quale principale mezzo di attività politica.
 
[[File:Gershuni.jpg|thumb|left|upright=0.5|Grigorij Geršuni]]
Teorico dell'apologia del terrore fu, in particolar modo, [[Grigorij Andreevič Geršuni]], creatore dell<nowiki>'</nowiki>''Organizzazione di combattimento'', che godeva di ampia autonomia in seno al partitoPartito. Alla fine del gennaio del [[1902]], Geršuni tornò in Russia per organizzare un attentato contro il ministro degli Interni [[Dmitrij Sergeevič Sipjagin]]. Azef, che non era a conoscenza dei precisi piani di Geršuni, da [[Berlino]] si limitò ad avvertire l'Ochrana del suo arrivo in Russia, senza comunicare però dell'esistenza dell'Organizzazione di combattimento e del ruolo dominante assuntovi da Geršuni. Questi, che fu individuato ma non arrestato per poter scoprire la rete organizzativa che a lui faceva capo, fece abilmente perdere le proprie tracce ed il 15 aprile dello stesso anno, un suo agente, lo studente [[Stepan Valerianovič Balmašëv]], uccise a [[San Pietroburgo]] il ministro Sipjagin.
 
Solo dopo il ritorno di Geršuni dalla Russia, Azef comunicò all'Ochrana l'esistenza dell'Organizzazione e l'appartenenza di Geršuni, tacendo però sul suo ruolo di capo. Il motivo è da ricercare nel suo timore che un arresto del Geršuni avrebbe provocato i sospetti dei socialisti rivoluzionari su lui stesso, che era divenuto nel frattempo il suo collaboratore più fidato. Per lo stesso motivo, nascose all'Ochrana la preparazione di un nuovo attentato di Geršuni, quello contro il principe Obolenskij, governatore di [[Char'kov]].
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In ottobre, Azef fu convocato a San Pietroburgo per fare rapporto sugl'ultimi avvenimenti. Egli continuò a proteggere Geršuni, attribuendo il progetto dell'ultimo attentato a due social-rivoluzionari residenti in Russia, Kraft e Mel'nikov, che furono arrestati. Successivamente, rivelò il piano di un attentato contro il procuratore del Santo Sinodo [[Konstantin Petrovič Pobedonoscev]]. Due ufficiali della guarnigione della capitale furono arrestati nel febbraio del [[1903]] e uno di essi confessò che Geršuni era il capo dell'Organizzazione di combattimento.
 
Nuovamente convocato a motivare il suo silenzio su Geršuni, Azef si giustificò con il timore che il suo arresto lo avrebbe compromesso agli occhi dei social-rivoluzionari, essendo egli il suo secondo in commando. Su Geršuni poteva fornire informazioni utili solo in cambio della favolosa somma di 50.000 rubli, che gli avrebbero permesso di fuggire all'estero e di ricostruirsi una vita nell'anonimato. Nel partito, infatti, avevano già cominciato a circolare dei sospetti su di lui, da quando uno studente lo aveva denunciato come "provocatore", anche se non aveva potuto portare prove sufficienti a suo carico.
 
L'Ochrana accettò le sue giustificazioni. Alla fine di marzo, Azef s'incontrò a Mosca con Geršuni ed insieme prepararono un nuovo attentato. Si trattava di uccidere il governatore di [[Ufa (Russia)|Ufa]] Bogdanovič, che il 26 marzo aveva fatto aprire il fuoco su una folla che, a [[Zlatoust]], aveva reclamato la liberazione di decine di minatori arrestati per aver scioperato. Stabilito il piano, Azef fu messo a capo dell'Organizzazione di combattimento. Geršuni, infatti, aveva necessità di rifugiarsi all'estero per un pò, essendo sempre più braccato dalla polizia.
 
[[File:SozonovEgor.jpg|thumb|upright=0.5|Egor Sozonov]]
Bogdanovič fu ucciso a Ufa il 19 maggio da due terroristi rimasti sconosciuti. Geršuni, per una sua imprudenza, fu arrestato a [[Kiev]] il 26 maggio. Condannato a morte nel febbraio del [[1904]], la pena gli fu commutata nel carcere a vita. Trasferito nella regione di [[Taškent]] (nell'odierno [[Uzbekistan]]), riuscì a evadere nell'ottobre del [[1906]] e a rifugiarsi avventurosamente in [[Cina]]. Da qui passò negli [[Stati Uniti d'America]] e poi in [[Europa]]. Morì a [[Zurigo]], in [[Svizzera]], il 29 marzo del [[1908]], ignaro fino alla fine del doppiogioco di Azef.
 
Come nuovo capo dell'Organizzazione, Azef venne a trovarsi in una posizione molto delicata. Doveva organizzare gli attentati e, nello stesso tempo, far credere al Dipartimento di Polizia di esservi estraneo. Pertanto, indugiò molto nei preparativi per l'assassinio del ministro [[Vjačeslav Konstantinovič Pleve]], tanto che alcuni suoi compagni pensarono addirittura di agire per proprio conto ma egli se ne sbarazzò in tempo, facendoli tutti arrestare dall'Ochrana.
 
Alla fine, dopo un paio di rinvii, l'attentato ebbe luogo a San Pietroburgo il 28 luglio del [[1904]]. Il terrorista incaricato della sua esecuzione, [[Egor Sergeevič Sozonov]], lanciò una bomba all'interno della carrozza del ministro, che morí dilaniato, mentre Sozonov, seppur gravemente ferito dall'esplosione, sopravvisse. Azef, nel contempo, si era già creato un alibi agli occhi dell'Ochrana, inviando rapporti sul Partito social-rivoluzionario che consentirono l'arresto di diversi suoi militanti, e poi, allontanandosi da San Pietroburgo un giorno prima dell'attentato, mandó da [[Vienna]] mandó un telegramma al capo della sezione estera dell'Ochrana. Da lí, Azef si recò poi in [[Svizzera]], a [[Ginevra]], dove fu accolto trionfalmente dai suoi compagni.
 
In realtà, il Partito social-rivoluzionario si trovava in quel momento allo stremo delle sue forze. La sua struttura clandestina in Russia era stata quasi completamente smantellata dalla polizia, e la sua popolarità, dovuta al clamore provocato dagli attentati, nonché della simpatia suscitata in molti settori dell'opinione pubblica dalla sua strenua lotta contro il dispotismo, non compensavano la debolezza della sua struttura organizzativa.
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L'avventura di Azef finì nel [[1908]], quando l'ex-direttore dell'Ochrana Lopuchin, agendo di propria iniziativa e tenendone all'oscuro i suoi superiori, lo denunciò ai social-rivoluzionari fornendo a [[Vladimir L'vovič Burcev]], direttore della rivista «Byloe», stampata all'estero e vicina al movimento rivoluzionario, le prove del suo ruolo d'infiltrato per conto dell'Ochrana. Questi, chiamato dunque a rispondere di tali accuse dinanzi alla dirigenza del Partito, promise di presentare le prove della sua innocenza, ma poi scomparve.
 
Il Partito lo condannò a morte ed egli si nascose in [[Germania]], a [[Berlino]], sotto falso nome con l'aiuto della polizia segreta russa. Visse gestendo un negozio di corsetteria finché, nel [[1915]], allo scoppio della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]], fu internato, in quanto suddito dell'[[Impero russo]], in un campo di concentramento. Rilasciato nel dicembre del [[1917]], ormai malato, morì in una clinica berlinese il 24 aprile del [[1918]], venendo sepolto in una tomba anonima.
 
== Azef nella cultura ==