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In conseguenza della pubblicazione del ''"memoriale Beltrani"''<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 64}}</ref> il 15 dicembre 1924 Forti fu indagato nella seconda fase istruttoria come mandante dell'omicidio di don [[Giovanni Minzoni]] insieme ad Augusto Maran, Giorgio Molinari, Vittore Casoni, Tomaso Beltrani, Agostino Guaraldi, Carlo Ciaccia e Antonio Lanzoni<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 67}}</ref>. Per quanto riguardava Forti, nel memoriale [[Tomaso Beltrani]] sosteneva di aver raccolto una confidenza dello stesso [[Italo Balbo]] il quale gli avrebbe detto: "''c'è implicato Forti''"<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 64}}</ref>. Subito dopo la pubblicazione del memoriale Beltrani fuggì in [[Francia]] rendendosi cosi irreperibile e rendendo impossibile ogni contraddittorio<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 65}}</ref>.
 
[[Tomaso Beltrani]]<ref>http://www.anpiravenna.it/combattenti-antifranchisti-di-ravenna/beltrani-tommaso/</ref> nel 1921 era giunto a Ferrara qualificandosi come [[Impresa di Fiume|ex legionario fiumano]] e aveva in breve tempo scalato le gerarchie del partito fascista diventando nel marzo 1923 federale cittadino<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 52}}</ref>. Fin dal suo arrivo Forti non si era fidato e aveva preso molto seriamente le maldicenze che circolavano sul suo conto<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 53}}</ref>. Lo stesso Forti raccontò di aver incontrato nel 1922 a [[Gardone Riviera]] il genero di Gabriele D'Annunzio e di avere a lui rivolto delle domande relative a Beltrani e di essere venuto a conoscenza che pur essendo stato a [[Fiume]] ne era stato cacciato per comportamento indegno per aver fatto abuso di [[cocaina]] e di essersi indebitato con il [[gioco d'azzardo]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 53}}</ref>. Già nel 1923 Forti sulle base delle informazioni avute a Gardone aveva accusato Beltrani di essere un "disonesto". Analogo giudizio fu confermato dal questore di Ferrara Alfredo Granito che in una lettera confermava come Beltrani si fosse attribuito [[medaglia d'argento al valore militare|due medaglie d'argento al valore militare]] mai assegnate e cone fosse un ''"trasfuga da altri partiti"''<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 54}}</ref>. Da successivi atti processuali fu acclarato come già nel giugno 1924 Beltrani avesse sottratto dei documenti riservati del PNF tentando di rivenderli inizialmente al deputato dissidente [[Barbato Gattelli]] e poi ad esponenti del [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]]<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 56}}</ref>. Barbato Gattelli nello stesso dicembre testimoniò di essersi rifiutato di acquisire i documenti e ipotizzò che il memoriale "Beltrani" fosse una vendetta contro Raul Forti e [[Italo Balbo]] per l'espulsione dal partito<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 56}}</ref>. Nell'agosto 1924 Beltrani fu espulso dal partito.
 
Al termine del processo l'accusa chiese la condanna di Forti insieme ad Augusto Maran e Antonio Lanzoni mentre erano nel frattempo completamente cadute le accuse contro Ciaccia e Guaraldi. Secondo il teorema accusatorio Forti sarebbe stato il collegamento tra i presunti mandanti Carlo Ciaccia e Agostino Guaraldi e i presunti esecutori Giorgio Molinari e Vittore Casoni. Il [[proscioglimento]] di Ciaccia e Guaraldi, creò per quanto riguardava Forti un vuoto probatorio, che si aggiungeva al fatto che era stato ducumentato che Forti nei giorni tra il 16 agosto e il 26 non si trovava nemmeno a Ferrara<ref>{{cita|Vincenzo Caputo|p. 72}}</ref>.