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Sebbene si sia sempre rifiutato di ammetterlo, Bailly sembra voler costantemente dimostrare che il ''système'' è lo strumento del progresso. La consapevolezza di questo nuovo sviluppo nel suo pensiero è indicata dalla comparsa di un nuovo e più filosofico ''Discours préliminaire'', rispetto a quello dell′''[[Histoire de l'astronomie ancienne]]'', alla testa del primo volume dell′''Histoire de l'astronomie moderne''. La ragione apparente di questa prefazione è la difesa che Bailly fa del sistema storico-biografico che egli utilizza nelle sue opere. Egli, prefigurando [[Hegel]], infatti riconosce che la nuova storia del [[XVIII secolo]] è la storia dello spirito umano, della moltitudine e della massa dell'umanità, ma allo stesso tempo anche dei suoi grandi leader e delle sue principali tappe. Ma la scienza, almeno secondo Bailly, è in qualche modo al di sopra - o almeno oltre - questo "dominio scettrato" della moltitudine: «La scienza, come gli eventi, sono opere degli uomini, ma la moltitudine non ne ha alcuna parte; la moltitudine li ignora o li guarda con indifferenza: coloro che li coltivano sono una classe isolata».<ref>Bailly, ''Histoire de l'astronomie moderne'': p. XIII.</ref>
Il sistema di Bailly va inteso, fondamentalmente, come un insieme di informazioni fattuali, in cui da una serie di premesse scaturiscono le varie conclusioni attraverso un, presunto, rigoroso metodo di deduzione. Fra queste informazioni, in questo insieme di entità o di concetti, si costituisce costituiscono un tutto organico ovvero, più semplicemente, esiste una reciproca relazionalità. Il "sistema" fu largamente usato, nello stesso senso, nel [[XVII secolo]], da Leibniz, che Bailly riecheggia con forza. Al termine del [[XVIII secolo]], il "sistema" è nuovamente al centro dell’attenzione di d’Alembert che contrappone l′''esprit de système'', ovvero uno speculativo «spirito di sistema», astratto, metafisico e improduttivo con l′''esprit systèmatique'', o «spirito sistematico», che è invece concreto, basato sui fatti e produttivo di nuove conoscenze.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/sistema_(Dizionario-di-filosofia)/ Definizione di "Sistema", ''Treccani''.]</ref>
Bailly, pur presentando i fatti come oggettivamente apparivano alla sua epoca, manifestando all'apparenza la volontà di esporre le conoscenze in modo sistematico, secondo il modello dell′''esprit systèmatique'', finisce però con il generare attraverso le sue opere storiografiche - al contrario - un′''esprit de système''. Nel tentativo infatti di legare i fatti, di interpretarli sintetizzando a partire da essi delle conclusioni, Bailly cade infatti nella più profonda e astratta speculazione storica. Basando infatti il suo metodo interpretativo sul fatto che «non tutte le verità sono dimostrabili matematicamente» ma che anzi, laddove è necessario si deve applicare la categoria della ''vraisemblance'' (che egli finisce per assimilare alla predilezione della spiegazione più semplice e generale, ovvero al [[rasoio di Occam]]), giunge a delle conclusioni del tutto speculative, pur applicando sistematicamente le sue categorie scientifiche.
Le opere di Bailly confermano le due tendenze fondamentali nel suo pensiero: la devozione all'idea di progresso e la sua preoccupazione verso i sistemi, e soprattutto verso uno speculativo ''esprit de système''. Questi due aspetti non si escludono a vicenda. In effetti continuano ad andare di pari passo in tutto il discorso di Bailly. Eppure il suo desiderio di applicare il [[rasoio di Occam]] ovunque, ovvero il suo desiderio di semplificare, conciliare e generalizzare fu la principale debolezza del suo lavoro, e applicando costantemente questo metodo in categorie di conoscenza dove esso era inapplicabile lo portò a fare delle conclusioni quantomai azzardate. Applicandolo infatti alla storia antica, ad esempio, Bailly dedusse l'esistenza di un'atavica filosofia «saggia e sublime» e di un elevato stato di civiltà proprio all'inizio della storia, l'esistenza di un antichissimo popolo civilizzato e scientificamente progredito. Questa nozione, in definitiva, era in contrasto con l'idea stessa di progresso che lo stesso Bailly vagheggiava. L'idea di progresso di Bailly allora si sublimava nella possibilità di un ritorno all'[[età dell'oro]], un'epoca di conoscenza e ordine (il cosiddetto ''grand ordre'') che lui vide arrivare attraverso la [[Rivoluzione francese]], anche se in seguito capì, sulla sua stessa pelle, di essere in torto.
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