Discussioni progetto:Matematica: differenze tra le versioni

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::A me sembra piu' che altro un vezzo che di fatto usano davvero in pochi.. Ho controllato nei primi 7 libri di matematica che mi sono capitati e solo uno (Miranda) usava \mathrm (e comunque non per gli integrali di Riemann, ma per le forme differenziali)--[[Utente:Sandrobt|Sandro_bt]] <small>([[Discussioni utente:Sandrobt|scrivimi]])</small> 16:20, 6 apr 2017 (CEST)
 
(premetto che sono lo stesso che ha aperto questa discussione, anche se con un IP diverso). Oltre a leggere gli interventi qui, ho fatto un po' di ulteriori verifiche su testi a stampa, ho letto alcuni saggi o discussioni reperibili in rete e mi para di poter riassumere come segue quanto ne ho ricavato:
* esiste una convenzione generale secondo cui le variabili si scrivono in corsivo, mentre gli operatori si scrivono in stampatello;
* questa convenzione è recepita in uno standard ISO, ed è applicata anche da sistemi di formattazione automatica (istantanea) in software matematici di larga diffusione come [[Maple]];
* nei testi di matematica a stampa (testi ''di matematica'', non testi di ingegneria o altro che costengono formule matematiche) per lo più la "d" nei differenziali è scritta in corsivo. Ho verificato su numerosi testi, editi da case editrici come Springer, McGraw Hill ecc., e l'unico caso di "d" stampatello che ho incontrato è nell'edizione italiana (Boringhieri) del libro di testo di analisi di Apostol (da notare che nelle edizioni in altre lingue dello stesso testo, inclusa l'edizione originale Wiley in inglese, la "d" è corsiva).
I miei commenti personali (che riflettono quanto scritto da altri in alcune discussioni sul tema, ad esempio [http://tex.stackexchange.com/questions/14821/whats-the-proper-way-to-typeset-a-differential-operator questa]) sono:
# le convenzioni di scrittura sono dipendenti del mezzo con cui si scrive: convenzioni tipografiche come quelle ISO, ad esempio, non prendono neppure in considerazione l'idea che la lettera che rappresenta un vettore si denoti con una freccetta soprascritta, si deve invece indicare in grassetto. Questa convenzione è impossibile da applicare quando si scrive a mano (alla lavagna, ad esempio), quindi scrivendo a mano tutti noi continuiamo imperterriti a usare freccette o (in qualche caso, incluso il sottoscritto, a sottolineare le lettere che dovrebbero essere in grassetto). Quando si scrive senza usare un linguaggio come LaTeX, le lettere sono di regola in stampatello e quindi ciò che si deve fare è mettere in corsivo le variabili, e solo quelle; quando invece si scrive in LaTeX, tutte le lettere sono in corsivo e quindi sono gli operatori quelli per cui si deve cambiare tipo di carattere: quindi in quest'ultimo caso diventa più laborioso scrivere \frac{\operatorname{d}x}{\operatorname{d}t} rispetto a \frac{dx}{dt} (lo so che ci sono delle macro che semplificano la prima espressione, ma non sono di uso comune e non è detto che siano implementate su WP). Quindi, noi ci stiamo chiedendo se valga la pena di introdurre una convenzione che ''complica la scrittura delle formule'': vale la pena se è effettivamente quella corretta, o se rende le formule più leggibili per il lettore.
# la preoccupazione di distinguere operatori da variabili non sembra essere molto sentita in ambito matematico: credo che tutti troviamo semplicemente più elegante, e/o abituale, scrivere le variabili in corsivo, ma non facciamo gran caso al fatto che gli operatori siano in stampatello o no. Invece nei contesti tecnico-ingegneristici questa necessità di adottare convenzioni rigide sembra essere molto forte. Personalmente, tendo a interpretare questa differenza in questo modo: in matematica è raro incontrare una formula in cui c'è un prodotto di parecchie variabili con nomi diversi, quindi la possibilità concreta che cos possa significare c*o*s è pressoché nulla, anche perché uno può chiamare le variabili con le lettere che vuole. In una formula "ingegneristica", invece, potrebbe anche succedere, visto che in quel contesto le lettere non sono scelte liberamente. D'altra parte, sospetto che i matematici abbiano un certa resistenza ad adottare convenzioni rigide tipo ISO, per tre motivi: primo, in matematica (contrariamente a quanto molti pensano) le notazioni sono molto spesso ambigue. Prendete una formula ben nota come quella di derivazione a catena per funzioni composte: <math>\frac{dy}{dt}=\frac{dy}{dx}\frac{dx}{dt}</math>. A parte la "d" corsiva o in stampatello, tutti la scriveremmo così, giusto? Eppure in quella formula lo stesso simbolo ha significati diversi: <math>y</math> indica sia una funzione <math>y(t)</math>, sia una funzione <math>y(x)</math> (e anche <math>x</math> ha due significati diversi). Ma nessuno sta a complicarsi la vita (e a complicarla al lettore) introducendo quattro simboli invece di due, e questo semplicemente perché chiunque abbia una conoscenza del contesto in cui può comparire quella formula non potrebbe avere alcun dubbio sulla sua interpretazione. Arriverei a dire che per un matematico è inconcepibile l'idea che qualcuno possa interpretare <math>\frac{dx}{dt}</math> come <math>\frac{d\cdot x}{d\cdot t}</math>. Secondo, in contesti di matematica avanzata la distinzione fra "variabile" e "operatore" non è così scontata come in matematica "elementare" (su questo non mi dilungo). Terzo, per un matematico la scelta di una buona notazione, adatta a ciò che si sta scrivendo, è un'arte: non esiste proprio che un qualunque signor ISO ti venga a dire che tu devi chiamare "l" una lunghezza, o che devi scrivere la "d" del differenziale in corsivo (specie se tu hai bisogno, nello stesso testo, di definire un operatore diverso che si deve pure chiamare "d" e hai buone ragioni per voler riservare lo stampatello a quest'ultimo).
In conclusione, io sarei per adottare le [[:en:Wikipedia:Manual_of_Style/Mathematics#Roman_versus_italic|linee guida di en:WP]] su questo punto, e regolarci di conseguenza.--[[Speciale:Contributi/93.40.167.230|93.40.167.230]] ([[User talk:93.40.167.230|msg]]) 12:31, 8 apr 2017 (CEST)
 
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