Piero il Gottoso: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|descrizione=altri omonimi|titolo=Piero de' Medici}}{{WIP|Erasmus 89|miglioramento}}{{Monarca
{{Monarca
|nome = Piero de' Medici
|immagine = Piero di Cosimo de' Medici.jpg|thumb|200px
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|FineIncipit = fu signore ''de facto'' di Firenze per cinque anni, dal [[1464]] al [[1469]]
}}
EraPiero era il figlio primogenito di [[Cosimo de' Medici|Cosimo il Vecchio]], ''pater patriae'', e di [[Contessina de' Bardi]], nonché il padre di [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]] e [[Giuliano de' Medici]]. Particolarmente debole di salute (soffriva in particolar modo della [[gotta]] - da qui il soprannome - di cui i membri della famiglia Medici erano portatori), Piero si dimostrò tuttavia, nei suoi cinque anni di governo, energico e risoluto nel sopprimere la congiura ordita da [[Luca Pitti]] e nel rafforzare così il potere mediceo sulla città.
 
== Biografia ==
=== Prima educazione e giovinezza (1416-1433) ===
Piero di Cosimo nacque nel 1416 nel palazzo di Via Larga, l'attuale [[Palazzo Medici Riccardi]], luogo ove il padre Cosimo il Vecchio, dopo la morte del nonno di Piero [[Giovanni di Bicci de' Medici]], gestiva "di nascosto" gli affari politici di Firenze<ref>Per la figura e l'ascesa politica di Cosimo, si veda: {{Cita|Kent, DBI}}. Riguardo al metodo di governo dei Medici tra il 1434 e il 1494, interessante è il saggio di {{Cita|Rubinstein}}, che mette in luce in ambito estero il termine di "criptosignoria". Nella storiografia italiana, fondamentali gli studi di {{Cita|Tabacco 1974|pp. 352-357}}, {{Cita|Sestan 1979|pp. 58-59}} e {{Cita|Ascheri 1994|pp. 290-291}}, che mettono in evidenza l'assoggettamento, da parte di alcuni signori, delle forme comunali, mantenendone le apparenze democratiche.</ref>. Grazie all'amicizia di Cosimo con alcuni dei principali esponenti dell'umanesimo fiorentino, quali [[Niccolò Niccoli]], [[Carlo Marsuppini]] e [[Antonio Pacini]], il giovane Piero e il fratello [[Giovanni di Cosimo de' Medici|Giovanni]] ricevettero un'educazione filosofico-letteraria eccellente.<ref name="dizbiog">[http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-de-medici_%28Dizionario-Biografico%29/ ''{{Cita|Piero de' Medici'' in "Dizionario-Biografico", Treccani]DBI}}</ref>. Oltre a questi intellettuali, Piero mantenne rapporti amichevoli con [[Francesco Filelfo]] e con [[Leon Battista Alberti]], con il quale promosse nel 1441 il ''Certamen ''letterario in volgare sull'amicizia.<ref name=dizbiog/><ref>Per l'intera vicenda, si veda {{Cita|Cappelli|pp. 309-310}}</ref>.
 
=== L'apprendistato politico all'ombra del padre (1434-1464) ===
Quando Cosimo fu esiliato ([[1433]]-[[1434|34]]), Piero lo seguì a [[Venezia]], per viaggiare poi in alcune corti del nord Italia, come [[Ferrara]], dove fu ospite degli [[Este|Estensi]]. In questa occasione poté assorbire la raffinata cultura di corte e grazie anche a illuminati insegnamenti divenne un ottimo conoscitore delle lingue classiche, grazie anche alla presenza di [[Guarino Veronese]], chiamato alla corte di [[Niccolò III d'Este]] come precettore del figlio [[Leonello d'Este|Leonello]].<ref name="dizbiog" /><ref name="schpiet">[http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Piero_il_Gottoso Scheda su Pietro il Gottoso in ''Palazzo Medici'']</ref>. Rientrato a Firenze al seguito del padre (1434), Piero, in quanto figlio maggiore, fu destinato a raccogliere l'eredità politica che il padre stava faticosamente costruendo. Al contrario,; l'altro fratello Giovanni, invece, fu destinato a reggere le sorti del [[Banco Mediceo]].<ref name="dizbiog" />.
 
Da quel momento, Piero seguì progressivamente la carriera politica facilitatagli dall'astuzia paterna, seguendomantenendosi però lenell'alveo delle normative della [[Repubblica di Firenze|Repubblica]]: nel 1444 sposò [[Lucrezia Tornabuoni]]<ref name=dizbiog/>, legandosi con una delle più antiche e nobili famiglie fiorentine e rinforzando così, con questo patto d'amicizia<ref>Come sottolineato magistralmente nel IV libro del ''De Familia ''di [[Leon Battista Alberti]], il concetto di "amicizia" era molto più esteso nella Firenze comunale rispetto a quanto gli attribuiamo al giorno d'oggi. Infatti, l'amicizia non consisteva soltanto nei rapporti umani tra le persone, ma anche l'equilibrio delle alleanze che i magnati fiorentini stabilivano fra di loro per mantenere in piedi gli interessi comuni.</ref>, la stabilità del potere mediceo; nel 1447 fu a capo della delegazione fiorentina per congratularsi con il neopontefice [[Niccolò V]]; nel 1448 fu [[Priorato delle Arti|priore]] per il bimestre novembre-dicembre<ref name=dizbiog/>. Gli [[Anni 1450|anni Cinquanta]] videro il Medici ancora impegnato in vari incarichi diplomatici e istituzionali<ref>{{Cita|Yale|p. 120}}</ref>: la presenza a Roma per il [[Giubileo del 1450|giubileo]], la visita nella primavera del medesimo anno al novelloneo duca di Milano [[Francesco Sforza]] (- da tempo alleato dei Medici) nella primavera del medesimo anno- e lo sviluppo della fitta rete di alleanze in occasione della [[Pace di Lodi]] (1454).<ref name=dizbiog/>.
 
Nonostante ciògli impegni e i meriti diplomatici, la sua figura fucontinuò ad essere piuttosto secondaria, anche a causa dei gravi problemi di salute. Fu anche l'ultimo della famiglia Medici a ricoprire la carica di [[gonfaloniere]], il capo temporaneo del governo della [[Repubblica di Firenze|Repubblica fiorentina]], nel [[1461]]<ref name=dizbiog/>, una carica che durante la Signoria di fatto di Cosimo il Vecchio veniva affidata solo a persone di sua stretta fiducia. Un significativo mutamento giunse proprio alla vigilia della morte del padre: il 1º novembre 1463<ref name=dizbiog/> morì il fratello Giovanni<ref name=dizbiog/>, a causa dei vizi che aveva perseguito per tutta la vita. La morte dell'erede del patrimonio finanziario paterno costrinse il vecchio Cosimo ad affidare questo incarico al primogenito Piero, compito ritenuto troppo oneroso per il malfermo erede. Piero infatti soffriva di una grave forma di [[gotta]], ereditata dal padre, e che continuò a martoriarlo per tutta la vita.
 
=== Il governo (1464-1469) ===
==== Le premesse per la congiura (1464-1466) ====
[[File:Benozzo Gozzoli, cappella dei magi, parete est (dettaglio).jpg|thumb|Ritratto di Piero il Gottoso (sul cavallo bianco a destra del padre [[Cosimo ilde' vecchioMedici|Cosimo]]) nell'affresco della ''Cavalcata dei Magi'' della [[cappella dei Magi]] di [[Palazzo Medici Riccardi|Palazzo Medici-Riccardi]] a Firenze, opera di [[Benozzo Gozzoli]] (si riconosce anche dal motto ''Semper'' sulla bardatura del suo cavallo)]]
Cosimo morì il 1º agosto del 1464<ref>{{Cita|Young|p. 106}}</ref>. Quando salì al potere, Piero era già cinquantenne, ma anche se non aveva l'energia di suo padre, la sua abilità politica ne fu all'altezza. Come capo del Banco Medici ne mantenne la direzione senza intoppi nelle attività commerciali e finanziarie. Tra le importanti onorificenze ricevute da Piero ci fu quella del Re di Francia [[Luigi XI di Francia|Luigi XI]], che gli concesse di rivestire una palla del suo stemma con i tre [[Giglio araldico(araldica)|gigli]] d'oro su campo azzurro, appartenenti allo stemma [[Angiò]].<ref name=schpiet/><ref>[http://books{{Cita|Delle Donne|p.google.it/books?id=ZekFGJQ6uGEC&pg=PA5&lpg=PA5&dq=Piero+il+gottoso+educazione&source=bl&ots=rvPqJiOLNo&sig=WMMOcOg4OOyyOeZ_81ZPY3dV84Y&hl=it&sa=X&ei=JyJiU5ziNqODywPSw4GwCg&ved=0CHIQ6AEwDA#v=onepage&q=Piero%20il%20gottoso%20educazione&f=false Google books]34}}</ref>. Nonostante la solida posizione che il padre era riuscito a formarsi nel corso del suo trentennale governo, il potere di Piero su Firenze si dimostrò fragile a causa di alcuni errori di Piero in campo economico e politico, e al mutamento della situazione internazionale:
# La questione dei prestiti. Quando Piero decise subito di richiedere indietro molti prestiti a lungo termine concessi dal padre, spesso a sostenitori del partito mediceo, portò a un'ondata di malcontento per il consistente numero di mercanti che andarono in bancarotta, i quali passarono alla fazione opposta a quella dei Medici<ref>{{Cita|Delle Donne|p. 31}}</ref>.
 
# Contrasti istituzionali<ref name=dizbiog/><ref name="cesat29">Franco {{Cita|Cesati, ''I Medici - storia di una dinastia europea'', Mandragora, Firenze, 1999, |p. 29}}</ref><ref name="guic97">Francesco {{Cita|Guicciardini, ''Storie fiorentine, ''BUR, giugno 1998, Bergamo, |p. 97}}</ref>. Piero de' Medici procedette a un pericoloso accentramento del potere, in contrasto con il cauto predominio politico paterno. Infatti, Piero e il [[Consiglio dei Cento]] (creato per rafforzare il potere mediceo) si scontrarono sull'eleggibilità dei membri della Signoria: il Medici voleva che fossero eletti per scrutinio, mentre i membri degli organi istituzionali della Signoria volevano ritornare al sorteggio, come prima del 1434. Ciò avrebbe indebolito notevolmente l'influsso dei Medici, in quanto questi non avrebbero potuto porre i loro alleati nei posti chiave del potere. Nonostante Piero riuscisse a mantenere l'ordine stabilito dal padre, la sua imposizione così palese negli affari della Signoria indebolì il prestigio mediceo.
Nonostante le qualità dimostrate (specie per un uomo malato e sempre sul punto di morire), Piero commise un passo falso che portò alla generazione delle cause che produrranno la temibile fronda antimedicea. Ecco i tre motivi:
# La questione dei prestiti. Quando Piero decise subito di richiedere indietro molti prestiti a lungo termine concessi dal padre, spesso a sostenitori del partito mediceo, portò a un'ondata di malcontento per il consistente numero di mercanti che andarono in bancarotta, i quali passarono alla fazione opposta a quella dei Medici.
# Contrasti istituzionali<ref name=dizbiog/><ref name=cesat29>Franco Cesati, ''I Medici - storia di una dinastia europea'', Mandragora, Firenze, 1999, p. 29</ref><ref name=guic97>Francesco Guicciardini, ''Storie fiorentine, ''BUR, giugno 1998, Bergamo, p. 97</ref>. Piero de' Medici procedette a un pericoloso accentramento del potere, in contrasto con il cauto predominio politico paterno. Infatti, Piero e il [[Consiglio dei Cento]] (creato per rafforzare il potere mediceo) si scontrarono sull'eleggibilità dei membri della Signoria: il Medici voleva che fossero eletti per scrutinio, mentre i membri degli organi istituzionali della Signoria volevano ritornare al sorteggio, come prima del 1434. Ciò avrebbe indebolito notevolmente l'influsso dei Medici, in quanto questi non avrebbero potuto porre i loro alleati nei posti chiave del potere. Nonostante Piero riuscisse a mantenere l'ordine stabilito dal padre, la sua imposizione così palese negli affari della Signoria indebolì il prestigio mediceo.
# La morte di [[Francesco Sforza]]<ref name=dizbiog/>. In base agli accordi stabiliti tra il Duca di Milano e il "criptosignore" fiorentino Cosimo, il primo avrebbe protetto militarmente la casata medicea da eventuali congiure interne, mentre il secondo avrebbe rifornito al fondatore della dinastia sforzesca i danari necessari per mantenere il potere. Morto lo Sforza nel 1466 e asceso al potere il ventenne [[Galeazzo Maria Sforza|Galeazzo Maria]], i nemici dei Medici poterono operare per scalzare il malato Piero dalla posizione di potere in cui si trovava.
 
==== La congiura di Luca Pitti (1466) ====
Si poté così giungere al colpo di Stato, orchestrato dal nemico dei Medici, il ricchissimo mercante [[Luca Pitti]], attorno al quale si erano radunati alcuni importanti fiorentini, come [[Diotisalvi Neroni]], [[Angelo Acciaiuoli di Cassano|Angelo Acciaiuoli]], [[Niccolò Soderini]] e [[Pierfrancesco de' Medici il Vecchio|Pierfrancesco de' Medici]]<ref name=schpiet/>, cugino di Piero, con l'aiuto di armati di [[Borso d'Este]], Duca di [[Modena]] e [[Reggio Emilia]], comandate da suo fratello [[Ercole I d'Este|Ercole d'Este]]<ref name=dizbiog/>. I congiurati vedevano in Piero un tiranno e il loro piano prevedeva di assalirlo con un'imboscata sulla via che usava per andare alla [[villa di Careggi]], per poi marciare con la città con l'esercito estense. Se il piano fosse andato in porto, il Pitti sarebbe diventato lui il nuovo leader della città, poi venire destituito immediatamente. Ecco cosa testimonia [[Francesco Guicciardini]], che descrive attentamente l'evolversi della congiura<ref name=guic97/>:
[[File:Luca pitti.jpg|thumb|Luca Pitti. Uomo ricchissimo ed ambizioso, fu a capo del partito antimediceo che si rafforzò dopo la morte di Cosimo de'Medici.]]
{{Citazione|Cominciarono in questi tempi medesimi a scoprirsi nuove divisione nella città, che furono massime causate dalla ambizione di messer Dietisalvi di Nerone; el quale, sendo uomo astutissimo ricchissimo e di grande credito, non contento allo stato e riputazione grande aveva, si congiunse con messer Agnolo Acciaiuoli, uomo anch'egli di grande autorità, disegnando volere torre lo stato a Piero di Cosimo. E parendo loro che messer Luca Pitti, pel seguito aveva, fussi buono instrumento, entratigli sotto, gli persuasono farlo capo della città, disposti però fra loro, secondo si dice, sbattuto che avessino Piero, torre anche lo stato a messer Luca; il che giudicavano facile per non essere lui uomo che valessi.|Francesco{{Cita|Guicciardini|p. Guicciadrini, "Storie Fiorentine"97}}}}
Tutto fu predisposto per il 26 agosto [[1466]]<ref name=cesat29/>, ma Piero ebbe una soffiata da [[Giovanni II Bentivoglio|Giovanni Bentivoglio]], signore di [[Bologna]]. Per poter incastrare i congiurati si affidò alla destrezza del figlio Lorenzo, che all'epoca aveva soltanto 16 anni: dopo essere usciti insieme da Firenze, Piero deviava verso la [[Villa di Careggi]] attraverso una strada secondaria, mentre Lorenzo, procedette da solo; quando incontrò gli assalitori appostati essi gli fecero delle domande circa suo padre e lui con fermezza li convinse che Piero si era attardato e che stava seguendolo su quella stessa via, per cui non avevano che da aspettarlo. Quando i congiurati si accorsero del trucco ormai Piero era già a Firenze, dove il popolo, radunato in assemblea, lo acclamava e gli confermava per dieci anni l'autorità<ref name=dizbiog/>.
 
La congiura fu quindi un totale insuccesso e Piero ne uscì rafforzato. Dopo la vittoria la sua condotta fu di esemplare moderazione: per sua esplicita volontà, nessuna delle condanne a morte dei responsabili ordinate dalla Repubblica venne eseguita. Egli non volle infatti che il suo successo fosse macchiato di sangue. Il Guicciardini cita esplicitamente la clemenza del Medici<ref name=guic100>Francesco Guicciardini, ''Storie fiorentine'', p. 100</ref>:
{{Citazione|...e riassettossi in tutto lo stato a modo di Piero, el quale, non seguitando lo stile di Cosimo suo padre, fu clementessimo in questo movimento, nè patì si punissino altro che quegli e' quali sanza pericolo grande non potevano rimanere impuniti.|{{Cita|Guicciardini|p. 100}}}}
La clemenza fu solo apparente: Piero colpì Luca Pitti sul piano strettamente finanziario, in qualità di privato cittadino. Nel giro di pochissimo tempo, le fortune finanziarie del Pitti furono oggetto d'attacchi speculativi da parte del banco mediceo, riducendolo sul lastrico<ref name="cesat30">Franco {{Cita|Cesati, ''I Medici - storia di una dinastia europea'', Mandragora, Firenze, 1999, |p. 30}}</ref>. Screditato e completamente isolato<ref name="guic100">{{Cita|Guicciardini|p. 100}}</ref>, Luca Pitti morì povero nel 1472<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/luca-pitti/ ''Luca Pitti'' in "Enciclopedia Treccani"]</ref>.
 
=== La guerra contro Venezia (1467-1468) ===
{{Casato dei Medici (1434-1532)}}
Soderini e [[Diotisalvi Neroni|Neroni]], in particolare, si recarono a [[Venezia]], città nemica dei Medici perché [[Cosimo de' Medici|Cosimo il Vecchio]], nel 1450, aiutò [[Francesco Sforza]] a prendere possesso di [[Milano]]. Il [[Consiglio dei Pregadi|Senato veneziano]], anticamente alleato di Firenze durante la Repubblica oligarchica, le divenne naturale nemico perché, come scrive il [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]]:
 
{{citazione|Di che [[Francesco Sforza|lui]] ne acquistò Milano, e nacquene la salute d'Italia: perché, se così non si faceva, i Viniziani si facevano sanza dubio signori di quello [[Ducato di Milano|Stato]], e successivamente in breve di tutta Italia: sì che in questo caso la libertà di Firenze e di tutta l'Italia s'ha a ricognoscere da [[Cosimo il Vecchio|Cosimo de' Medici]]|[[Francesco Guicciardini]], ''[[Storie fiorentine]] - Dai tempi di Cosimo De' Medici a quelli del Gonfaloniere Soderini'', Firenze, 1859, Capitolo I, p. 9}}
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In architettura commissionò a [[Michelozzo]] interni e opere in scala ridotta ma molto sofisticate, che testimoniano le sue preferenze estetiche e intellettuali: rientrano in questa serie i due tempietti del ''tabernacolo del Crocifisso'' nella [[basilica di San Miniato al Monte]] ([[1447]] circa) e quello per la miracolosa ''Annunciazione'' nella [[basilica della Santissima Annunziata]] ([[1448]]-[[1452]]). Sono opere ben diverse dalla solenne austerità tipica di Cosimo il Vecchio: dalle eleganti forme, ricche di dettagli ricercati e minuti, hanno con colori netti e vivaci, lucenti di materiali preziosi.
 
Commissionò lavori, tra gli altri, a [[Mino da Fiesole]], [[Andrea del Verrocchio]], [[Alesso Baldovinetti]], [[Beato Angelico]], [[Domenico Veneziano]], i fratelli del Pollaiolo ([[Antonio del Pollaiolo|Antonio]] e [[Piero del Pollaiolo|Piero]]), [[Filippino Lippi]] e a [[Benozzo Gozzoli]]; quest'ultimo realizzò gli affreschi della ''[[Cappella dei Magi]]'' nel [[Palazzo Medici Riccardi|Palazzo di famiglia]], dove in entrambe le opere compare ritratto con i figli. Piero compare anche nella tavola dell<nowiki>'</nowiki>''[[Adorazione dei Magi (Botticelli Uffizi)|Adorazione dei Magi]]'' di [[Sandro Botticelli]], assieme ai figli<ref>Franco Cesati, ''I Medici - storia di una dinastia europea'', Mandragora, Firenze, 1999, p. 31</ref>. Piero seguì personalmente il procedere dei lavori, come ci testimoniano due lettere indirizzate a Benozzo Gozzoli che ci sono pervenute.<ref name=dizbiog/>
 
Nel Palazzo Medici esisteva poi uno studiolo realizzato su suo incarico da Michelozzo e [[Luca della Robbia]] ([[1456]] circa), oggi perduto, dove aveva sistemato le collezioni più pregiate di famiglia in un ambiente decorato da pannelli lignei intarsiati e medaglioni di [[Terracotta invetriata|terracotta policroma invetriata]]. Si interessò anche dei pittori fiamminghi, le cui opere iniziavano in quegli ad arrivare a Firenze. Aumentò le collezioni di libri pregiati della famiglia, ma raccolse oggetti preziosi, magari di piccole dimensioni, come arazzi, cammei antichi, gemme, armi da parata e strumenti musicali. Il suo gusto, simile a quello di una corte aristocratica, prediligeva questi oggetti non solo per il loro valore intrinseco, ma soprattutto perché simboli di prestigio sociale<ref>Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, ''I tempi dell'arte'', volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0 p. 69.</ref>.
 
== Piero nella memoria dei contemporanei e dei posteri ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=[[Mario Ascheri]]|titolo=Istituzioni Medievali|anno=1994|editore=Il Mulino|città=Bologna|cid=Ascheri 1994|SBN=IT\ICCU\RLZ\0224367}}
* Francesco Guicciardini, ''Storie fiorentine'', Bergamo, Rizzoli-BUR, giugno 1998
* {{Cita libro|autore=Guido Capelli|titolo=L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno=2013|editore=Carocci editore|città=Roma|cid=Capelli|ISBN=978-88-430-5405-3}}
* Franco Cesati, ''I Medici - storia di una dinastia europea'', Firenze, Mandragora, 1999
* {{Cita libro|autore=Franco Cesati|titolo=I Medici, storia di una dinastia europea|anno=1999|editore=Mandragora|città=Firenze|cid=Cesati|ISBN=88-85957-36-6}}
* [[Francesco Guicciardini]], ''Storie fiorentine'', ora in:{{Cita libro|autore=Francesco Guicciardini|curatore=Alessandro Montevecchi|titolo=Storie fiorentine|edizione=1|anno=1998|editore=Rizzoli|città=Milano|cid=Guicciardini|ISBN=88-17-17233-2}}{{Cita libro|autore=Nicolai Rubinstein|titolo=The government of Florence under the Medici (1434-1494)|anno=1966|editore=Clarendon Press|città=Oxford|cid=Rubinstein|OCLC=504431}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Delle Donne|titolo=Lorenzo il Magnifico e il suo tempo|url=https://books.google.it/books?id=ZekFGJQ6uGEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=8 aprile 2017|anno=2003|editore=Armando Editore|città=Roma|cid=Delle Donne|ISBN=88-8358-446-5}}
* {{Cita libro|autore=[[Ernesto Sestan]]|curatore=Giorgio Chittolini|titolo=Le origini delle signorie cittadine: un problema storico esaurito?|collana=La crisi degli ordinamenti comunali e le origini dello Stato del Rinascimento|anno=1979|editore=Il Mulino|città=Bologna|pp=53-75|cid=Sestan 1979|SBN=IT\ICCU\SBL\0338782}}
* {{Cita libro|autore=[[Giovanni Tabacco]]|titolo=Egemonie sociali e strutture del potere nel medioevo italiano|anno=1974|editore=Einaudi|città=Torino|cid=Tabacco 1974|SBN=IT\ICCU\PUV\0431633}}
* {{Cita libro|autore=Ingeborg Walter|titolo=MEDICI, Piero de'|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-de-medici_%28Dizionario-Biografico%29/|accesso=8 aprile 2017|collana=Dizionario Biografico degli Italiani|anno=2009|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città=Roma|p=|pp=|volume=73|cid=Piero-DBI|SBN=IT\ICCU\RMS\2456358}}
* {{Cita libro|autore=George Frederick Young|curatore=Giuseppina Taddei Saltini|titolo=I Medici|anno=1987|editore=Salani|città=Firenze|cid=Young|ISBN=88-7782-003-9}}
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-de-medici_%28Dizionario-Biografico%29/|Piero de' Medici nel Dizionario biografico degli italiani}}
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=ZekFGJQ6uGEC&pg=PA5&lpg=PA5&dq=Piero+il+gottoso+educazione&source=bl&ots=rvPqJiOLNo&sig=WMMOcOg4OOyyOeZ_81ZPY3dV84Y&hl=it&sa=X&ei=JyJiU5ziNqODywPSw4GwCg&ved=0CHIQ6AEwDA#v=onepage&q=Piero%20il%20gottoso%20educazione&f=false|titolo=''Google Books''}}
* {{cita web|url=http://www.palazzo-medici.it/mediateca/schede.php?id_scheda=97|titolo=Una biografia online}}