RMS Titanic: differenze tra le versioni

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Ed ora il calcolo degli stipendi del personale nel 1912 rapportati al controvalore di un secolo dopo (del 2012). Lo stipendio mensile del [[comandante (nautica)|comandante]] Smith ammontava a 105 sterline (circa {{formatnum:6050}} dollari attuali), mentre quello di un marinaio era di 5 sterline al mese (290 dollari attuali), quello di una vedetta era di 5 sterline e 5 scellini (320 dollari attuali) e quello di una cameriera era di 3 sterline e 10 scellini (attuali 190 dollari), mentre il salario medio di ciascun operaio addetto alla costruzione della nave era mensilmente pari a poco più d'una sterlina (corrispondente a circa 60 dollari odierni). I telegrafisti avevano stipendi diversi: a Philips spettavano 4 sterline e 5 scellini per il viaggio, mentre a Bride solo 2 sterline, 2 scellini e 6 penny.<ref>[http://www.titanicdiclaudiobossi.com/Html/Stipendi%20dell%27equipaggio_68.htm Gli stipendi dell'equipaggio<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
== Il viaggio ==
La durata del viaggio inaugurale del grande transatlantico era prevista di otto giorni. Dopo la sua ultimazione, il 31 marzo [[1912]], la nave partì da [[Belfast]] il 2 aprile per giungere a Southampton due giorni dopo. La nave salpò per il suo primo (e unico) viaggio il 10 aprile [[1912]] da [[Southampton]] ([[Regno Unito]]) alle 12:00 verso [[New York]], agli ordini del [[Edward John Smith|comandante Edward John Smith]], al suo ultimo comando dopo una carriera durata oltre 40 anni.<ref name="archivio.lastampa.it" />
 
In una sua celebre dichiarazione aveva affermato di non riuscire a immaginare alcun tipo d'infortunio che potesse accadere a questi nuovi transatlantici, poiché la tecnica di costruzione era andata ben oltre gli incidenti che si potessero allora immaginare.<ref name="Marcus">{{Cita|Marcus 1990||Marcus}}</ref> Egli volle al suo fianco un [[comandante in seconda]] più esperto di quello che gli era stato assegnato e all'ultimo momento chiese alla Compagnia di trasferire Henry Wilde al ''Titanic'' almeno per il viaggio inaugurale<ref name="Marcus" />. Wilde, che prima si trovava sull<nowiki>'</nowiki>''Olympic'', subentrò così a [[William Murdoch]], il quale retrocesse al rango di [[primo ufficiale di coperta|1° ufficiale]]; il 1° ufficiale [[Charles Lightoller]] diventò il 2° mentre il 2°, di nome Blair, fu trasferito (andandosene, egli portò via i binocoli, che erano suoi personali, senza sapere che sulla nave non ce n'erano altri poiché erano stati dimenticati). Sembra che Wilde non fosse entusiasta dell'improvviso cambiamento e prima dello scalo a Queenstown scrisse alla sorella: «Questa nave continua a non piacermi, mi dà una strana sensazione».<ref name="Marcus" />
[[File:pontelancetitanic.jpg|thumb|Il ponte lance]]
[[File:Partenzatitanic.jpg|thumb|Il ''Titanic'' al momento della partenza]]
[[File:EJ Smith.jpg|thumb|left|Il comandante [[Edward John Smith]]]]
 
Molti passeggeri della seconda classe, precedentemente prenotati su altre navi, vennero dirottati sul ''Titanic'' a causa di uno sciopero nelle forniture di carbone. Tra loro viaggiava il ceto medio della popolazione, come impiegati, insegnanti e commercianti. La terza classe era affollata di emigranti provenienti da tutte le parti del mondo ed erano coadiuvati dall'interprete di bordo. In prima classe erano imbarcati alcuni degli uomini più in vista dell'epoca. Tra questi vi era il milionario [[John Jacob Astor IV]], possessore di 150 milioni di dollari<ref name="Marcus" /> e proprietario di alcuni preziosi immobili tra cui il noto ''Waldorf-Astoria Hotel'' di [[New York]]<ref>[http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/persone/miliardaria-barbona/miliardaria-barbona/miliardaria-barbona.html New York, Brooke Astor l'ereditiera che vive da barbona] Repubblica.it – luglio [[2006]]</ref>.
 
Vi erano inoltre l'industriale [[Benjamin Guggenheim]] (il cui fratello era titolare dell'omonima [[Museo Guggenheim (New York)|fondazione d'arte]])<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/30/Titanic_storia_del_vero_Jack_co_0_98033012467.shtml Titanic, la storia del vero Jack Dawson<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, Isidor Straus<ref name="IL GRAN CIRCO ' TITANIC'" /> (proprietario del centro commerciale ''Macy'') e la moglie Ida, Washington Roebling (figlio del costruttore del [[ponte di Brooklyn]]), il Consigliere presidenziale statunitense [[Archibald Butt]] (che tornava in America dopo una missione diplomatica in [[Vaticano]] insieme al compagno, il pittore [[Francis Davis Millet]]), Arthur Ryerson (il magnate americano dell'acciaio), George Widener (figlio del magnate dell'industria tranviaria statunitense), il giornalista William Thomas Stead, la contessa di Rothes, lo scrittore Helen Churchill Candee, lo scrittore [[Jacques Futrelle]]<ref name="IL GRAN CIRCO ' TITANIC'" />, i produttori di [[Broadway]] Henry e Irene Harris, l'attrice cinematografica [[Dorothy Gibson]], la milionaria [[Margaret Brown|Margaret "Molly" Brown]], Sir [[Cosmo Duff-Gordon]] e sua moglie, la contessa [[Lady Duff Gordon]], George Elkins Widener e la moglie Eleonora, John Borland Thayer e molti altri<ref name="Quella notte di 77 anni fa"/>.
 
Avevano invece rinunciato al viaggio Lord Pirrie e l'ambasciatore americano a [[Parigi]]. In prima classe viaggiava anche l'amministratore delegato della White Star, [[Joseph Bruce Ismay]], che ebbe l'idea di costruire la nave e ne scelse il nome. Era pure presente il principale progettista, [[Thomas Andrews (ingegnere)|Thomas Andrews]], che voleva constatare di persona gli eventuali problemi del primo viaggio. Andrews perse la vita nel naufragio, mentre Ismay s'imbarcò sull'ultima lancia disponibile, un battello pieghevole del tipo "Engelhardt".<ref name="Marcus" />
 
A causa del risucchio causato dalla partenza del ''Titanic'', la piccola nave ''New York'', ormeggiata nelle vicinanze, ruppe gli ormeggi e si avvicinò pericolosamente al gigante<ref name="Titanic in cifre">[http://www.repubblica.it/online/cinema/titanic/fusco/fusco.html Titanic in cifre] Repubblica.it – 14 gennaio [[1998]]</ref>. Il mancato incidente causò il ritardo di un'ora. Dopo avere attraversato [[La Manica]], il ''Titanic'' arrivò in serata a [[Cherbourg]], in [[Francia]], dove sostò con tutte le luci accese, per poi partire qualche ora dopo alla volta di Queenstown (oggi [[Cobh]]) in [[Irlanda]]<ref name="Titanic in cifre" />, dove scesero 7 passeggeri e si imbarcarono numerosi emigranti irlandesi. Ripartì da Queenstown alle 13:30 dell'11 aprile. L'ultima fotografia del ''Titanic'' in navigazione verso [[New York]] venne scattata poco prima che doppiasse lo scoglio di [[Fastnet rock]].
Già la sera dell'11 aprile, quando il Titanic si trovava già al largo dalle coste irlandesi, arrivò un marconigramma con segnalazioni di iceberg nei pressi di Terranova ma il messaggio non fu mai recapitato al capitano.
Tra il 12 e il 13 aprile arrivarono molti altri messaggi ma nessuno di questi fu mai recapitato a Smith.
 
=== Le ultime ore ===
[[File:Titanic Eisberg.jpg|thumb|L'unica fotografia disponibile dell'[[iceberg]] colpito dal ''Titanic'', immortalato pochi giorni dopo il disastro dal marinaio [[Cecoslovacchia|cecoslovacco]] [[Stephan Rehorek]].<ref>{{Cita news|autore =Alessio Altichieri|url=http://archiviostorico.corriere.it/2002/luglio/30/Titanic_ecco_iceberg_del_naufragio_co_0_0207302171.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2002/luglio/30/Titanic_ecco_iceberg_del_naufragio_co_0_0207302171.shtml|dataarchivio=pre 1/1/2016|titolo =Titanic, ecco l'iceberg del naufragio|pubblicazione =[[Corriere della Sera]]|data =30 luglio 2002|pagina =16|accesso =3 marzo 2011}}</ref>]]
{{citazione|Anche il giovane Jack Thayer fu colpito dalla bellezza del mare e del cielo, quella notte, giacché, indossato un caldo soprabito sull'abito da sera, passeggiò per qualche minuto su e giù per il ponte lance, deserto e solitario, dove il vento fischiava tra gli stralli e dai fumaioli uscivano torrenti di fumo nerastro. «Era una notte stellata», ricordò poi. «Non c'era luna e non avevo mai visto le stelle brillare più fulgide; sembrava che volessero staccarsi dal cielo. Era una di quelle notti in cui ci si sente felici di essere al mondo»|<ref name=Marcus />}}
 
Il 14 aprile, dopo quattro giorni di navigazione, verso le 13:30, il comandante consegnò a Bruce Ismay un messaggio appena ricevuto dal vapore ''Baltic'', che segnalava la presenza di ghiaccio a 400&nbsp;km sulla rotta del Titanic: tuttavia, il comandante non diminuì la velocità. Il direttore della White Star non diede eccessivo peso alla cosa e giudicò sufficiente spostare la rotta del transatlantico sulla ''Outward Southern Track'', un corridoio di navigazione concordato per le navi di linea<ref name="Titanic, 95 anni fa la tragedia">[http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2007/04/09/4661-titanic_anni_tragedia.shtml Titanic, 95 anni fa la tragedia]</ref>. I due uomini discussero anche della velocità decidendo di portarla al massimo possibile<ref name="Ballard" />. Nelle ultime 24 ore, infatti, erano state percorse ben 546 miglia e c'era la possibilità di arrivare a New York con un giorno di anticipo<ref name="Marcus" />. Non fu mai chiarito di chi fu la responsabilità finale della decisione.
 
In ogni caso, l'eventualità di incontrare ghiacci era un fatto assolutamente normale e le navi di linea erano solite mantenere alta la velocità per assicurare l'orario. Questa verità fu confermata durante l'inchiesta britannica successiva al disastro, quando parecchi comandanti (John Pritchard, William Stewart, Alexander Fairfull, Andrew Braes e molti altri) furono interrogati al riguardo. La velocità veniva ridotta solo in caso di effettivo avvistamento, ma finché la visibilità era buona e le vedette allertate si poteva procedere normalmente. Durante il processo sulle cause del naufragio, vi fu chi ipotizzò che la compagnia di navigazione avesse espressamente richiesto di rimanere al di sopra dei 20 nodi di velocità al fine di assicurarsi il prestigioso "[[Nastro Azzurro]]" (''Blue Riband').<ref name="Marcus" />
 
Alle 13:45 arrivò un messaggio di "segnalazione iceberg" dal piroscafo ''Amerika'', che inspiegabilmente non giunse al ponte di comando, mentre nel pomeriggio un altro avviso, questa volta dal ''Mesaba'', non fu consegnato. I marconisti erano impegnati nell'invio dei numerosi messaggi privati dei passeggeri, che fin dal giorno prima si erano accumulati a causa di un guasto momentaneo all'apparecchiatura radio (i cavi del trasformatore secondario si erano bruciati)<ref name="Marcus" />.
 
Verso le 21:00 la temperatura era scesa a un grado sopra zero e l'ufficiale di turno – Lightoller – aveva avvertito il maestro d'ascia che la scorta d'acqua sarebbe probabilmente gelata<ref name="Marcus" />. Circa a quell'ora, il comandante salì in plancia e discusse con Lightoller delle condizioni eccezionalmente calme del mare. Prima di ritirarsi in cabina, Smith ordinò di chiamarlo se fosse accaduto qualcosa di strano<ref name="Titanic, 95 anni fa la tragedia" /> e di diminuire la velocità in caso di foschia<ref name="Marcus" />. L'abbassamento della temperatura indicava probabilmente che si stavano avvicinando a un banco di iceberg<ref name="Ballard" /> e Lightoller disse alle vedette di prestare attenzione ai ghiacci galleggianti, soprattutto a quelli di ridotte dimensioni detti ''[[Iceberg|growlers]]''<ref name="Marcus" />.
 
Alle 22:00 il 1° ufficiale Murdoch subentrò a Lightoller, dal quale ricevette gli ordini del comandante. Mezz'ora più tardi Murdoch rispose a un messaggio per mezzo di una lampada Morse proveniente dal piroscafo ''Rappahannock'', che incrociò il ''Titanic'' alle 22:30: lo informava di essere appena uscito da una banchisa circondata da iceberg.<ref name="Marcus" /> Lo stesso Murdoch ordinò al lampista di chiudere i boccaporti sul castello di prua, in modo che la luce non ostacolasse la visuale delle vedette,<ref name="Ballard" /> senza però risolversi a ridurre la velocità della nave. L'esperienza aveva infatti dimostrato che in condizioni normali una massa di ghiaccio era visibile grazie alle onde che si increspavano alla sua base. Tuttavia, con un mare assolutamente piatto come in quel momento, il margine di sicurezza era molto ridotto<ref name="Marcus" />. Durante l'inchiesta britannica, Lightoller specificò che «…l'oceano era liscio come la superficie di un tavolo o di un pavimento; era un fatto veramente eccezionale»<ref name="Marcus" />.
 
Alle 23:00 un importantissimo marconigramma giunse infine dal mercantile ''Californian'', che sostava bloccato nella banchisa a poche decine di miglia a nord-ovest dal ''Titanic'': nel messaggio veniva segnalata la presenza di un enorme campo di [[iceberg]] proprio sulla rotta del transatlantico, ma anche questo messaggio non venne recapitato in plancia. Anzi, il marconista Phillips rimproverò l'operatore del ''Californian'' per aver interrotto il suo lavoro con la stazione telegrafica di [[Capo Race]], a [[Terranova]]. In generale, il risultato fu un atteggiamento di leggerezza e di eccessiva sicurezza che si impadronì di tutto l'equipaggio.<ref>Parole di Walter Lord, citate nel libro: ''Il ritrovamento del Titanic'', di Robert Ballard.</ref>
 
==== Collisione ====
Alle 23:40 (ora locale della nave, [[UTC-3]]), le vedette [[Frederick Fleet]] e [[Reginald Lee]]<ref name="Quella notte di 77 anni fa"/> videro un [[iceberg]] di fronte alla nave. Gli iceberg che affollano le rotte atlantiche settentrionali provengono sempre dalla costa occidentale della [[Groenlandia]] o dal [[Labrador (regione)|Labrador]] e impiegano 2-3 anni per giungere al 41° di latitudine nord, sospinti prima dalla fredda [[Corrente del Labrador]] che li preserva, poi dalla calda [[Corrente del Golfo]] che li scioglie lentamente. L'iceberg che colpì il Titanic era praticamente coevo alla nave che ne rimase vittima e al momento dell'urto – in base a recenti calcoli – dovrebbe aver sviluppato una pressione di almeno {{M|985|k|g}}/[[centimetro quadrato|cm²]] sull'acciaio della murata del transatlantico, quando l'acciaio stesso resiste fino a una pressione di circa {{TA|690-750 kg/cm²}}, in base al grado di purezza dalle scorie di fusione<ref name="natgeog">National Geographic; Vol. 29; N°. 4; aprile 2012; pp. 2-41.</ref>.
 
L'avvistamento avvenne "a occhio nudo" a causa della mancanza dei binocoli, e quindi in ritardo: si disse che la portata visiva della vedetta fosse di almeno 1 miglio in distanza, quando recenti simulazioni computerizzate, tenendo conto che quella notte non era presente il chiarore della luna e il mare era "di calma piatta", attestano che la portata visiva non poteva superare i 450–550&nbsp;m in distanza, troppo pochi per evitare la collisione alla velocità di 21 nodi a cui filava il bastimento. Per evitare l'urto fatale, la velocità della nave non avrebbe dovuto superare i 9 nodi, il che avrebbe ritardato di tre giorni l'arrivo a [[New York]]: la zona in cui avvenne il disastro è nota per essere un'area interessata dagli iceberg durante la primavera e dagli uragani in estate – autunno ed è considerato un fatto eccezionale la contemporanea assenza di luna e di calma piatta del mare, ragion per cui, con la sola illuminazione stellare e senza il frangersi delle onde sulle pareti dell'iceberg, l'iceberg stesso non poteva che esser avvistato a meno di 500 metri dalla prua della nave<ref name="natgeog" />.
 
La mancanza dei binocoli – si appurò al processo – era imputabile alla fretta di dover salpare da Southampton nei tempi previsti, ragione per cui non furono distribuiti a bordo già alla partenza<ref name="TITANIC LA NAVE DEI SOGNI" />. Il motivo è anche spiegabile con il rimpasto dell'equipaggio voluto dal comandante, in quanto il 2º ufficiale Blair (sostituito da Lightoller) prima del trasferimento diede istruzione di togliere dalla coffa i binocoli che lui stesso aveva portato<ref name="Marcus" />. In pratica, l'iceberg che le vedette si trovarono di fronte era pressoché invisibile: venne "avvistato" non direttamente, ma indirettamente in quanto la sua sagoma nera interrompeva la linea dell'orizzonte e lasciava una piccola porzione della [[volta celeste]] priva apparentemente di stelle<ref>Ibidem</ref>.
 
Dopo l'avvistamento, [[Frederick Fleet|Fleet]] suonò tre volte la campana e telefonò alla plancia di comando dicendo «''Iceberg dritto a prua! Iceberg dritto a prua!''». Il comandante Edward John Smith era sceso nella sua cabina da mezz'ora e al comando della nave era in quel momento il primo ufficiale, Murdoch, che comandò di virare immediatamente a sinistra, ordinando anche di mettere le macchine "indietro tutta", ma la nave viaggiava alla velocità di circa 22,5 nodi (velocità calcolata subito dopo dal 4º ufficiale Boxhall) e non riuscì a rallentare nel tempo necessario a evitare l'impatto, in virtù dell'[[abbrivo]] del transatlantico. Inoltre, solo le due eliche esterne furono tempestivamente poste in rotazione opposta per rallentare la nave. L'elica centrale, collegata alla turbina a bassa pressione, non poté essere invertita e fu necessariamente fermata.
 
Dopo il ritrovamento del relitto, in base alla posizione geografica, si scoprì che la velocità effettiva al momento della collisione era di circa 20,5 nodi. Inoltre, a posteriori, è stato ipotizzato che se Murdoch avesse mantenuto la direzione, la nave avrebbe subìto un violento impatto frontale contro l'iceberg, danneggiando i primi due compartimenti stagni e potendo probabilmente continuare la traversata verso [[New York]]. Il ghiaccio strisciò sulla [[dritta]] piegando le lamiere e provocando sei diverse falle sotto la [[linea di galleggiamento]]. L'iceberg fotografato giorni dopo sul luogo del disastro pare esser proprio quello incriminato in quanto appariva colorato da due strisce, una nera e una sottostante rossa, i colori della vernice impiegata sul ''Titanic''. La collisione non fu avvertita in maniera significativa dai passeggeri delle classi prima e seconda in virtù del fatto che le loro cabine erano posizionate al di sopra della [[linea di galleggiamento]] e solo chi si trovava sul ponte si accorse della presenza dell'[[iceberg]], pur senza rendersi conto della gravità dell'evento, in quanto piovvero frammenti di ghiaccio distaccatisi dalla massa dell'iceberg in seguito all'avvenuto impatto.
 
Dalle testimonianze dei superstiti, l'impatto non fu avvertito in prima classe, mentre venne descritto dai passeggeri di seconda classe come "una vibrazione ovattata", come "un botto sordo" dai passeggeri di terza classe, come un rumore "assordante di ferraglia" dai fuochisti, i primi che si resero conto dello sventramento della murata (testimonianza dell'unico sopravvissuto del locale caldaie N. 6, il compartimento che risultò essere il più danneggiato in seguito all'impatto). Lightoller, che in quel momento si trovava lecitamente a letto nella sua cabina, testimoniò di aver avvertito soltanto «''…un'interruzione nella monotonia del movimento''». In seguito i superstiti descrissero l'impatto come «''…il rotolare di migliaia di biglie''», come «''…se qualcuno avesse strusciato un enorme dito contro la murata della nave''», o come se «''…un pezzo di stoffa si fosse lacerato''».<ref name="Ballard" /> Ben diversa fu la reazione in sala macchine, dove i fuochisti erano intenti ad alimentare le caldaie. Uno di essi diede la seguente testimonianza: «''All'improvviso la murata di dritta parve rovinarci addosso. Si sentì come uno scoppio di arma da fuoco e l'acqua cominciò a scorrere intorno; ci gorgogliò tra le gambe e noi ci precipitammo con un balzo nel compartimento successivo chiudendoci alle spalle la porta stagna. Non pensai, e nessuno lo pensò in quel momento, che il "Titanic" sarebbe potuto affondare''»<ref>''Morning Post'', 29 aprile 1912. Citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}</ref>.
 
==== Prime fasi dopo l'impatto ====
Mentre l'acqua cominciava ad invadere i compartimenti, furono immediatamente chiuse le porte stagne e il comandante [[Edward Smith|Smith]] ordinò di scandagliare la nave. Secondo gli studi compiuti durante la progettazione, la nave sarebbe potuta rimanere a galla anche con quattro compartimenti allagati in successione, ma non con cinque (le sei fessure aperte dall'iceberg interessarono infatti i primi cinque compartimenti prodieri). Inoltre, le paratie stagne non superavano il ponte "E", che si trovava all'incirca a metà dell'altezza della nave. A causa di questo l'inabissamento della prua avrebbe fatto tracimare l'acqua verso gli altri comparti rendendo pressoché inutile il lavoro delle pompe idrauliche.
La situazione apparve immediatamente drammatica: i 4 compartimenti di carico situati alla prua della nave in 10 minuti imbarcarono più di 4 metri d'acqua causando un conseguente primo abbassamento della carena viva di 2°, che facilitò l'ingresso dell'acqua all'interno degli altri compartimenti e del primo dei compartimenti caldaie già colpito dall'iceberg (quinto compartimento da prua). La chiusura istantanea delle paratie non permise, almeno in un primo tempo, di rallentare il flusso d'acqua nei compartimenti stagni di prua ormai destinati ad essere allagati completamente.
 
Sebbene le paratie fossero state chiuse prontamente, l'intervento delle pompe non facilitò l'evacuazione dei compartimenti caldaie in cui si registrarono le prime vittime: infatti la mancata chiusura di alcuni regolatori di pressione delle caldaie dei primi compartimenti durante le manovre d'inversione permise la fuoriuscita di vapori che compromisero l'evacuazione. Dopo i primi 15 minuti tutti i locali caldaie furono evacuati; allo stesso tempo alle sale macchine e alle zone turbine fu ordinato di arrestare completamente la propulsione ma non fu detto loro di abbandonare i posti e di conseguenza tutti i banchi elettrici degli alternatori rimasero in funzione sino alle ultime fasi del naufragio; tutti i macchinisti morirono nell'atto di ritardare il più possibile il triste destino della nave con l'ausilio delle pompe, azione che sarebbe poi stata ostacolata dall'allagamento dei ponti superiori dove si trovavano le stesse. Per tutto il tempo, dopo il contatto con l'iceberg fino alla completa sommersione, dai fumaioli uscì un forte sibilo dovuto ad una contromisura adottata per evitare lo scoppio delle caldaie ancora attive facendo fuoriuscire vapore in eccesso per ridurre la pressione.
 
L'allagamento delle sale macchine, e in particolare la sala delle turbine elettriche, procedette per gradi e fu notevolmente ritardata dalle chiusure stagne e dalle pompe: questo fornì energia elettrica per il funzionamento delle apparecchiature e per l'illuminazione necessarie per le operazioni di evacuazione della nave. Dopo la completa chiusura del reparto caldaie e di tutte le 16 paratie stagne, la situazione risultava essere la seguente: 5 dei 6 compartimenti interessati al contatto con l'iceberg imbarcavano acqua molto rapidamente; 21 delle 29 caldaie erano ancora accese (si vide necessario dunque aprire gli sbocchi per il vapore per evitare l'esplosione); macchine completamente ferme; alternatori e impianti elettrici funzionanti; inizio inabissamento della prua e della carena frontale con progressivo innalzamento della poppa (ancora poco evidente) e con conseguente inclinazione dello scafo a sinistra; progressivo allagamento dei compartimenti stagni (l'ingresso di tale quantità d'acqua avrebbe, infatti, determinato un "effetto domino" con tutti gli altri compartimenti proprio perché le chiuse stagne erano state progettate per raggiungere soltanto metà dell'altezza della nave); inizio procedure d'evacuazione dei passeggeri dalla nave.
 
I calcoli effettuati da Thomas Andrews rivelarono che il transatlantico si sarebbe inabissato entro un'ora e mezza o due ore al massimo<ref name="Ballard" /><ref name="Marcus" />. Fu dato quindi l'ordine di abbandonare la nave secondo le regole: Wilde si occupò delle lance, Murdoch chiamò i passeggeri a raccolta, il 6º ufficiale Moody preparò la lista delle assegnazioni di ogni barca, il 4º ufficiale fu mandato a svegliare gli altri<ref name="Ballard" />. Bisognava assolutamente evitare di diffondere il panico, per quanto la situazione sembrasse ancora relativamente sicura. In effetti, l'unica anomalia era costituita dal terribile sibilo del vapore che fuoriusciva dalle valvole dei fumaioli, onde impedire lo scoppio delle caldaie. Lightoller raccontò che il vapore faceva un tale frastuono che mille locomotive rombanti in un tunnel non sarebbero riuscite a eguagliarlo. Perfino i marconisti, il cui alloggio si trovava dietro la base del fumaiolo n. 1, avevano difficoltà a sentire le trasmissioni radio. «Non sentiamo nulla per il rumore del vapore», fu il messaggio ricevuto una ventina di volte dal piroscafo giapponese ''Ypiranga''. In seguito, il comandante riuscì a farlo diminuire.<ref name="Marcus" />
 
Il ''Titanic'' era dotato di {{formatnum:3560}} salvagenti individuali, ma di sole 16 [[lancia di salvataggio|lance]] (più 4 pieghevoli) per una capacità totale di 1178 posti, insufficienti per i passeggeri e l'equipaggio. Le operazioni di carico si svolsero rispettando l'ordine del comandante, che indicava di far salire "prima le donne e i bambini".<ref>{{Cita news|autore =Dario Cresto|url =http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/03/04/prima-le-donne-bambini.html|titolo =Prima le donne e i bambini|pubblicazione =[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data =4 marzo 2010|pagina =39|accesso =3 marzo 2011}}</ref><ref>{{Cita news|url =http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2008/10/31/news/e-morta-l-ultima-superstite-del-titanic-1537519|titolo =È morta l'ultima superstite del Titanic|pubblicazione =[[Il Tirreno]]|data =31 ottobre 2008|accesso =3 marzo 2011}}</ref> L'equipaggio equivocò questo ordine impedendo agli uomini di salire sulle lance, ma in realtà il comandante intendeva dire che gli uomini sarebbero potuti salire in seguito se fosse rimasto spazio libero.<ref>{{en}} Lord Walter, ''A Night to Remember'', New York, NY: Bantam, 1997, p. 63 ISBN 978-0-553-27827-9</ref> La prima lancia fu calata alle 00:40 dal lato destro con sole 28 persone a bordo; poco dopo ne fu calata una con solo 12 persone, sebbene le loro capacità fossero di 65 passeggeri. Sprecando tre quinti dei posti disponibili, molte delle lance vennero calate in mare mezze vuote.
 
Da parte loro i passeggeri tendevano a considerare la faccenda uno scherzo: se qualcuno aveva il salvagente veniva preso in giro, mentre altri esibivano blocchetti di ghiaccio come souvenir<ref name="Marcus" />. L'[[Orchestra del Titanic|orchestra]] si posizionò addirittura nel salone di prima classe e cominciò a suonare musica sincopata; si spostò poi all'ingresso dello scalone sul ponte lance.
Per oltre un'ora dopo la collisione quasi nessuno era consapevole della gravissima situazione sia perché gli ufficiali e gli altri membri dell'equipaggio furono estremamente cauti nel diffondere informazione sia perché i passeggeri furono chiamati nel ponte superiore esterno molto tempo dopo la collisione.
[[File:Titanic orchetra.jpg|thumb|I componenti dell'orchestra suonarono durante il naufragio.]]
{{citazione|Tutto avveniva in termini così formali che era difficile rendersi conto della situazione. Uomini e donne, in piedi, a gruppetti, conversavano. Era uno spettacolo irreale, sembrava un dramma recitato per divertimento. Gli uomini, dopo aver fatto accomodare una signora sulla lancia, dicevano "dopo di lei" e facevano un passo indietro. Molti fumavano, altri passeggiavano.<ref>Racconto della signora Brown, riportato sul ''New York Times'' il 20 aprile 1912.</ref>}}
 
Un'altra testimonianza riporta:
 
{{citazione|Un po' di tempo dopo, non ricordo con precisione ma comunque parecchio tempo dopo, fu dato l'ordine a tutte le lance di raggrupparsi e uno degli ufficiali disse che non erano state caricate al massimo. In effetti i passeggeri non erano ben distribuiti: ad esempio sulla mia lancia non c'era nessuno in grado di remare. L'ufficiale disse allora che, siccome non era stata caricata correttamente, l'avrebbe vuotata, trasferendo due persone su una, quattro sull'altra, tre in un'altra ancora e sei in un'ultima. Nel corso di tutti questi spostamenti, particolarmente angoscianti nel mezzo di un oceano nero per l'oscurità della notte, io mi trovai separato da mia madre.<ref>Racconto di Antonio Bardetta, un superstite del ''Titanic''.</ref>}}
 
I passeggeri di prima e seconda classe ebbero facile accesso al ponte lance tramite le scale che conducevano al ponte, mentre i passeggeri di terza ebbero notevoli difficoltà a trovare il percorso. Del totale dei passeggeri di terza classe se ne salvò solo un terzo, dando origine alla "leggenda" – supportata da alcune testimonianze – secondo cui vennero intenzionalmente trascurati.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/febbraio/08/Titanic_una_lapide_scuote_Belfast_co_0_9802088795.shtml Titanic, una lapide scuote Belfast] [[Corriere della Sera]] – 8 febbraio [[1998]]</ref>
[[File:TitanicRoute.svg|thumb|upright=2|La posizione registrata del ''Titanic'' al momento dell'impatto fu 41° 46<nowiki>'</nowiki> N 50° 14<nowiki>'</nowiki> O. Il relitto fu trovato al 41° 43<nowiki>'</nowiki> N 49° 56<nowiki>'</nowiki> O.]]L'ordine di far salire donne e bambini di terza classe sul ponte lance pare che fosse arrivato alle 00:30, quando un cameriere guidò piccoli gruppi di persone attraverso il dedalo di passaggi e il largo corridoio detto ''Scotland Road'' sul ponte E<ref name="Marcus" />.
 
Intanto, poco dopo mezzanotte, il 4º ufficiale Boxhall scorse le luci di una nave a circa 10 miglia di distanza (si trattava del ''Californian'') e fu autorizzato da Smith a sparare gli otto razzi di segnalazione, uno ogni cinque minuti, senza alcun risultato.<ref name="Ballard" /><ref name="Marcus" />. Più o meno allo stesso momento, il comandante si recò personalmente in sala radio a consegnare una richiesta di aiuto ai due marconisti<ref name="Marcus" /> i quali, dopo aver usato il [[CQD]], a partire dalle 00:45 cominciarono ad inviare l'[[SOS]], il nuovo segnale di soccorso che aveva sostituito ufficialmente dal [[1908]] il precedente [[CQD]]. I marconisti si servivano raramente del nuovo segnale, che cominciò a essere utilizzato universalmente dopo che Harold Bride lo usò a bordo del ''Titanic''. A quell'epoca, inoltre, non tutte le navi avevano un servizio radio.
Diversi bastimenti risposero, tra cui l'''Olympic''<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/06/il-business-del-titanic-all-asta-gli.html Il business del Titanic all'asta gli ultimi messaggi] [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] – 6 febbraio [[1998]]</ref>, ma erano tutti troppo lontani per intervenire in tempo.
 
Il primo uomo ad aver ricevuto una richiesta di soccorso è stato Arthur Moore<ref>{{cita web|url=http://it.notizie.yahoo.com/il-primo-uomo-che-sent%C3%AC-l-urlo-del-titanic.html?nc|titolo=Il primo uomo che sentì l'urlo del Titanic|accesso=15 aprile 2012}}</ref>. La nave più vicina era il ''[[RMS Carpathia|Carpathia]],'' distante 58 miglia; il marconista Cottam restò allibito quando ricevette un messaggio di soccorso dal celebre transatlantico al viaggio inaugurale e svegliò di corsa il comandante Arthur Rostron per comunicare la notizia<ref name="Marcus" />. Subito fu dato ordine di invertire la rotta e dare tutto vapore, ma il ''Carpathia'' sarebbe giunto sul posto in non meno di quattro ore. Nell'ultimo messaggio ricevuto dal ''Carpathia'', alla 1:45, il marconista inviò: «Vieni il più presto possibile, amico. La nostra sala macchine si sta riempiendo fino alle caldaie.»<ref name="autogenerato2">Dal sito internet: ''Titanic'', di Claudio Bossi</ref>
 
Due ore dopo l'impatto con l'iceberg, il ''Titanic'' aveva imbarcato almeno 25 milioni di litri d'acqua<ref name="autogenerato1">Dal documentario VHS ''Titanic anatomia di un disastro'', Discovery Channel</ref> (pari a circa 25.000 tonnellate) e la situazione cominciò ad assumere aspetti drammatici; il ponte di prua si stava inondando e tutte le lance tranne due si erano già allontanate. A bordo rimanevano ancora più di {{formatnum:1500}} persone. Alcuni passeggeri tentarono di assaltare le ultime lance ed il 5º ufficiale Lowe si vide costretto a sparare alcuni colpi di pistola in aria per allontanare la folla<ref name="Ballard" />. Anche il Commissario di bordo sparò due colpi di pistola in aria, mentre Murdoch sventava un assalto alla barca n.15<ref name="Marcus" />.
 
Archibald Gracie ricorderà in seguito che l'[[Orchestra del Titanic|orchestra]] di bordo continuò a suonare almeno fino all'1:40 circa<ref name="autogenerato4">Dal sito: ''[http://www.titanicdiclaudiobossi.com/ Titanic]'', di Claudio Bossi</ref>. Riferì anche che alcuni suoi conoscenti (i signori Millet, Moore, Butt e Ryerson), una volta accortisi che non c'erano più lance, si misero a giocare a carte indifferenti a quel che accadeva<ref>''Inchiesta americana''. Citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}</ref>. La signorina Katherine Gold (una cameriera che si trovava a bordo di una delle lance) vide da lontano tanti uomini seduti sul ponte A al suono di un ''[[ragtime]]''. Udì anche un valzer, ma non ricordò quale<ref name="autogenerato4" />.
 
L'ultimo brano suonato dall[[Orchestra del Titanic|'orchestra]] fu un inno cristiano, forse ''Autunno'' o più probabilmente ''Nearer, My God, to Thee'' (''Più vicino a te, mio Dio''). Particolarmente preziosa è la recente testimonianza di Eva Hart, che all'epoca del disastro aveva 7 anni:
{{Citazione|Non c'è dubbio su quello che suonarono. Quando eravamo in acqua si misero a suonare una delle tre versioni di ''Nearer, My God, to Thee''. Ne esistevano tre diverse versioni e quella che eseguirono la ascoltavo sempre in chiesa. In America quella versione non c'era ed è per questo che gli americani sostengono che non era quello il motivo suonato.<ref>Intervista riportata nel documentario VHS ''La tragedia del Titanic'', dalla collezione DeAgostini ''Le grandi avventure sui mari''.</ref>}}
 
Tutti i musicisti morirono nel naufragio.
 
==== Fasi finali dell'inabissamento ====
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, e tramite le ricostruzioni effettuate grazie al relitto, si è stabilito che verso l'1:30 la prua della nave era completamente sommersa, con la poppa fuori dall'acqua. Prima di ritirarsi in plancia, sembra che il comandante avesse invitato i passeggeri ad esser galantuomini («''Be British!''», siate britannici), diramando poi l'ordine «''Save yourselves, if you can!''» (si salvi chi può) liberando l'equipaggio dal suo lavoro. Thomas Andrews, il progettista, aveva trascorso le ultime ore cercando di rassicurare passeggeri e camerieri incitandoli ad indossare i salvagente («Dabbasso è in pezzi ma non affonderà se reggono le paratie poppiere»<ref>''New York Herald'', 20 aprile 1912. Citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}</ref>). Alla fine fu visto dal cameriere John Stewart, in piedi, nel salone fumatori, con lo sguardo fisso su un quadro: ''Il porto di Plymouth'', del pittore Norman Wilkinson<ref name="autogenerato5">dal sito internet ''Titanic'', di Claudio Bossi</ref>.
 
Il cameriere (che riuscì a salvarsi) gli chiese se non voleva fare nemmeno un tentativo, ma Andrews «…restò lì come inebetito»<ref name="Marcus" /> Ida Straus rifiutò di salire sull'ultimo posto dell'ultima lancia per restare accanto al marito, Isidor Straus. Anche di Benjamin Guggenheim si ha una testimonianza curiosa, secondo la quale egli rifiutò il salvagente indossando l'abito da sera insieme al suo segretario. «Ci siamo messi gli abiti migliori e affonderemo come gentiluomini.»<ref name="Ballard" /><ref name="Marcus" /><ref name="autogenerato5" /> La frase passò alla storia ma non è chiaro a chi fosse rivolta. Il direttore del ristorante, ''monsieur'' Gatti, se ne stava in disparte in mantello e tuba, mentre il milionario J.J. Astor – che si era visto rifiutare da Lightoller un posto nella lancia n. 4 accanto alla moglie<ref name="Ballard" /> – rimase sul ponte lance fino alla morte. Si disse che avesse messo in testa ad un ragazzino un cappello da bambina dicendo «Ecco, adesso puoi andare»<ref name="Marcus" />.
 
Poco dopo le 2:00 Lightoller tentò di calare in mare il battello pieghevole B arrampicandosi sul tetto degli alloggi ufficiali, ma non ci riuscì. Il pieghevole A venne portato via dal risucchio galleggiando capovolto. Il D venne calato in mare con 44 persone a bordo (la capacità era di 47) dopo che Lightoller e i suoi marinai lo difesero dall'assalto dei passeggeri tenendosi per le mani formando una catena umana<ref name="Ballard" />. Queste lance erano le ultime lance rimaste a disposizione. Il colonnello Gracie riferì che in quel momento una folla immensa proveniente dai ponti inferiori emerse coprendo tutto il ponte lance: si trattava dei passeggeri di terza classe rimasti fino ad allora sottocoperta<ref name="Ballard" />. Circa un centinaio di persone si radunarono intorno a due sacerdoti e cominciarono a recitare il rosario<ref>''New York Sun'', 22 aprile 1912. Citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}}</ref>. Con loro arrivarono anche tutti i macchinisti, che avevano lavorato alle pompe ritardando il più possibile l'inabissamento e assicurando la luce elettrica fino quasi alla fine. I macchinisti morirono tutti<ref>, così come tutto il personale non marittimo,che secondo il regolamento della compagnia non aveva diritto a salire sulle lance in quanto inutile per il loro governo (Charles Lightoller, ''Titanic and other ships'', citato in {{Cita|Marcus 1990||Marcus}})</ref>.[[File:Titanic sinking, painting by Willy Stöwer.jpg|thumb|upright=1.8|Il naufragio in un dipinto d'epoca di [[Willy Stöwer]]]]
 
Verso le ore 2:10 la poppa si era sollevata al punto da formare un angolo di 30° con la superficie del mare, stagliandosi contro il cielo stellato. La forza terrificante generata dall'emergere dello scafo provocò il lento schiacciamento della chiglia e la dilatazione delle sovrastrutture, che portarono lo scafo quasi al punto di rottura<ref name="autogenerato1" />. Secondo i calcoli effettuati dagli scienziati della spedizione del [[1997]]<ref name="autogenerato1" />, sul ''Titanic'' agì in quel momento una [[pressione]] di tre tonnellate per centimetro quadrato. Il fumaiolo di proravia si staccò, mentre l'acqua ruppe i vetri della cupola e inondò lo scalone riversandosi nella nave.
 
Il testimone oculare Jack Thayer, da bordo di una lancia, rese questa testimonianza:
{{Citazione|Il ponte era leggermente girato verso di noi. Si vedevano mucchi dei quasi 1500 passeggeri rimasti a bordo che si affastellavano come sciami d'api, ma solo per ricadere a gruppi, a coppie, da soli, mentre circa 80 metri di scafo si alzavano formando con la superficie un angolo di circa 70°. Poi la nave, e con essa il tempo stesso, sembrarono fermarsi. Infine, gradualmente, il ponte si girò, come a voler nascondere l'orrendo spettacolo alla nostra vista.|Testimonianza di Jack Thayer<ref name=Ballard />}}
 
Alle ore 2:15 il circuito elettrico dell'intero scafo s'interruppe all'improvviso e si udirono rumori cupi di "strappi e fratture"<ref name="autogenerato3">Robert Ballard, ''Il ritrovamento del Titanic''</ref>, come se le caldaie e le macchine si fossero staccate dalle loro sedi precipitando in avanti; la poppa sembrò improvvisamente arretrarsi e abbassarsi, evidente segno che lo scafo si era spezzato in due tronconi. Le testimonianze contraddittorie dei superstiti fanno pensare che la rottura non si sia verificata fuori dalla superficie dell'acqua, e ciò che sicuramente si vide fu la repentina minore inclinazione della parte poppiera<ref>Disegni schematici tratti da: Robert Ballard, ''Il ritrovamento del Titanic''</ref>.
 
Jack Thayer riferì ancora:
{{Citazione|Improvvisamente, tutta la struttura del ''Titanic'' sembrò rompersi in due, abbastanza chiaramente sulla parte anteriore, una parte s'inclinava e l'altra si ergeva verso il cielo.<ref>testimonianza di Jack Tayer. Dal sito internet: ''Titanic'', di Claudio Bossi.</ref>}}
 
Lawrence Beesley aggiunse:
{{Citazione|Prima che il ponte fosse completamente sommerso, il ''Titanic'' s'innalzò verticalmente per tutta la sua lunghezza e, forse per 5 minuti, vedemmo almeno 150 piedi della nave alzarsi sopra il livello del mare, diretta contro il cielo; poi precipitando obliquamente disparve sott'acqua.<ref>Testimonianza di Lawrence Beesley raccolta all'arrivo del ''Carpathia'' a New York e successivamente ripresa da tutti i principali quotidiani. Dal sito internet: ''Titanic'', di Claudio Bossi.</ref>}}
 
L'acqua penetrò all'interno della crepa di spezzamento e velocizzò l'inabissamento del troncone di prua (nonostante ancora non si fosse completamente staccato dal troncone di poppa), consentendo alla poppa di rialzarsi perpendicolarmente; nel frattempo la prua si staccò e si inabissò, lasciando galleggiare la poppa per qualche minuto<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/marzo/30/Titanic_storia_del_vero_Jack_co_0_98033012467.shtml ''Titanic, la storia del vero Jack Dawson'']</ref>.
 
Il colonnello Gracie, che era stato risucchiato in acqua da un vortice poco prima della fine<ref name="autogenerato2" />, scrisse nel suo libro ''La verità sul Titanic'':
{{Citazione|Nella zona di cui parlo, fin dove riuscivo a vedere, salivano al cielo le grida più atroci mai udite da uomo mortale, se non da chi sopravvisse a quella terribile tragedia. I gemiti e i lamenti dei feriti, le urla di chi era in preda al terrore e lo spaventoso boccheggiare di chi annegava, nessuno di noi lo dimenticherà più fino al giorno della sua morte.<ref name=Marcus />}}
 
Alle 2:20 anche la parte poppiera si inabissò, portando a termine la breve vita del ''Titanic''.
 
== Ricostruzione a posteriori della dinamica del naufragio ==
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=== Altro ===
* Circola nell'[[Irlanda del Nord]] una battuta secondo cui il ''Titanic'' «…fu costruito dagli [[irlandesi]], ma affondato da un inglese».{{cn}}
 
== Storia di alcuni superstiti ==
=== Masabumi Hosono ===
Masabumi Hosono 細野 正文 ([[Tokyo]], 15 ottobre [[1870]]-14 marzo [[1939]]), era l'unico passeggero giapponese a bordo del ''Titanic'' e riuscì a salvarsi lanciandosi in mare su una lancia ancora libera, nonostante l'indicazione del comandante di dare la precedenza a donne e bambini. Il fatto non costituì nulla di particolare negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], ma segnò profondamente la vita di Hosono in [[Giappone]], dove l'opinione pubblica lo additò come un traditore dell'onore nipponico, e pregiudicò la sua carriera lavorativa sino alla sua morte, avvenuta nel [[1939]].<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/14/giapponese_che_salvo_dal_Titanic_co_0_97121414276.shtml Il giapponese che si salvo' dal Titanic e in patria fu trattato da vigliacco] [[Corriere della Sera]] – 14 dicembre [[1997]]</ref>
 
=== Emilio Portaluppi ===
Emilio Ilario Giuseppe Portaluppi, ([[Arcisate]], 15 ottobre [[1881]]-[[Arcisate]], 18 giugno [[1974]]), passeggero italiano di seconda classe. Il quotidiano ''[[La Stampa]]'' gli dedicò un articolo:
{{Citazione|Fra le narrazioni dei superstiti del ''Titanic'' si annovera quella dell'italiano Emilio Portaluppi di Arcisate, passeggero di seconda classe, il quale dice di essere stato svegliato dall'esplosione di una caldaia della nave. Corse allora sul ponte, si mise la cintura di salvataggio e, seguendo l'esempio degli altri, si gettò in mare, dove, aggrappatosi ad un pezzo di ghiaccio, riuscì a rimanere a fior d'acqua finché fu scorto e raccolto dai passeggeri delle zattere.| ''Come si salvò un italiano a New York'', ''La Stampa'', 20 aprile 1912}}
 
{{Citazione necessaria|Voci di paese, non confermate da prove, raccontarono che egli abbia mentito sulle modalità del proprio salvataggio per rendere la sua storia più avventurosa. Infatti egli raccontò di essere caduto in mare e di esservi rimasto circa due ore fino all'arrivo di una lancia. In realtà egli ebbe solo la fortuna di riuscire a saltare sulla lancia n. 14.}}
 
Dopo il naufragio visse negli Stati Uniti (New York e New Jersey) per poi fare ritorno definitivamente in Italia nel 1965, dove trascorse gli ultimi anni di vita in Arcisate fino alla sua morte nel 1974. Alternava qualche vacanza ad [[Alassio]] dove la fama di sopravvissuto del ''Titanic'' lo aveva preceduto e accompagnato nelle sue passeggiate sul lungomare. Alloggiava nella pensione-ristorante Palma, il cui proprietario, Silvio Viglietti, raccontò in un articolo:
{{Citazione|Forse qualcuno tra i non più giovani si ricorderà di quel vecchio ometto distinto che con il suo bastone che lui chiamava “la mi mié” (mia moglie), per oltre venti anni dal 60 all’80 del secolo scorso ha vissuto in pensione ad Alassio proprio da me all’albergo [...] e che parlava amichevolmente con tutti e tutti riconoscevano perché era l’ultimo italiano tra i superstiti del naufragio del ''Titanic'', la nave affondata a causa dell’urto con l’iceberg nell’aprile del 1912! Era il prof. Emilio Portaluppi di Arcisate (Varese): ogni anno il giorno dell’anniversario del naufragio nel mio ristorante celebravamo il suo compleanno con trent’anni in meno, perché lui diceva giustamente che essendo scampato alla morte si riteneva rinato in quel giorno e siccome allora aveva trent’anni li contava in meno; ragionamento logico! Organizzavo per l’occasione un grande pranzo cui erano invitati autorità e giornalisti, cosa che procurava notevole risonanza perché abbondavano gli articoli e le foto su giornali e riviste che pubblicavano la vera storia del naufragio con particolari inediti arricchiti dal vecchio professore con molti particolari, così come quello di essere stato salvato dalla proprietaria di “Times” che si trovava sulla lancia a cui il Portaluppi si avvicinò e che intercesse per lui tirandolo a bordo mentre i marinai lo allontanavano con i remi; e lui aveva una pistola di madreperla in bocca, raccolta prima di buttarsi dalla tolda del ''Titanic'' tra i flutti gelati per il ghiaccio, pistola che dovettero strappargli di bocca poco a poco; la signora era Lady Astor.| Silvio Viglietti, ''L'Alassino'' n. 11, 17 novembre 2005}}
 
La notte del naufragio Portaluppi perse tutto quello che aveva, ma riuscì a salvare il menù della cena.
[[File:Menu titanic.jpg|thumb|Menù della cena per i passeggeri di seconda classe]]
 
=== La famiglia Laroche ===
Joseph Philippe Lemercier Laroche ([[Cap-Haïtien]], 26 maggio [[1886]]-Oceano Atlantico, 15 aprile [[1912]]) era l'unico passeggero di colore a bordo del ''Titanic''. Egli era originario di [[Haiti]], e si imbarcò, insieme alla moglie Juliette Marie Louise Lafargue e le due figlie (Simonne Marie Anne Andrée Laroche e Louise Laroche), sul transatlantico a [[Cherbourg]] nel tardo pomeriggio del 10 aprile, prenotando una cabina di seconda classe. Dopo l'impatto con l'iceberg, Joseph perì nel naufragio, mentre la moglie e le figlie, imbarcate sulla lancia n. 14, furono recuperate dalla ''[[RMS Carpathia|Carpathia]]'' nelle ore successive. Il corpo di Laroche non fu mai ritrovato<ref>[http://www.encyclopedia-titanica.org/titanic-biography/joseph-laroche.html Mr Joseph Philippe Lemercier Laroche – Titanic Victim<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
=== David Sarnoff ===
Una storia spesso data per vera è che la prima persona ad avere ricevuto la notizia del naufragio fu [[David Sarnoff]], che più tardi fondò la [[Radio Corporation of America|RCA]]. Sarnoff non fu la prima persona a ricevere la notizia (anche se egli lo sostenne) ma assieme ad altre persone a New York si occupò nei tre giorni successivi al disastro di ricevere le notizie e i nomi dei dispersi e comunicarli al pubblico.<ref>[http://www.pbs.org/wgbh/amex/technology/bigdream/masarnoff.html ''More About Sarnoff, Part One'']</ref>.
 
=== Violet Costance Jessop ===
[[Violet Jessop|Violet Constance Jessop]], cameriera della White Star Line, si salvò dal naufragio del ''Titanic'' sulla lancia n. 16, salvando un bambino e venendo recuperata dalla ''Carpathia''. Nel [[1911]] Violet era a bordo dell'[[RMS Olympic|RMS ''Olympic'']], nave gemella del ''Titanic'', quando questa, al comando dello stesso comandante Smith del ''Titanic'', speronò un incrociatore nel [[canale della Manica]]. Quattro anni dopo, nel [[1916]], Violet prestava servizio come infermiera sulla [[HMHS Britannic|HMHS ''Britannic'']], la terza nave di classe Olympic dopo il ''Titanic'' e l<nowiki>'</nowiki>''Olympic'', quando questa venne affondata da una mina.
 
=== Gli ultimi sopravvissuti del Titanic ===
[[File:Millvina dean-april 1999.jpg|thumb|[[Millvina Dean]] alla "Titanic Convention" tenutasi a [[Southampton]] nell'aprile del [[1999]].]]
Il 6 maggio [[2006]], a 99 anni, è morta negli [[Stati Uniti d'America]] l'ultima superstite ancora in vita che avesse un ricordo inerente al naufragio del Titanic, [[Lillian Asplund|Lillian Gertrud Asplund]]; aveva cinque anni al momento del disastro<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/08/addio-alla-bimba-del-titanic.html Addio alla bimba del Titanic] [[Corriere della Sera]] – 8 maggio [[2006]]</ref>. Gli altri due superstiti che avevano vissuto il naufragio erano troppo piccoli per poter avere memoria dell'accaduto: la prima era [[Barbara West|Barbara West Dainton]] che è morta il 16 ottobre [[2007]] a 96 anni e all'epoca aveva solo 10 mesi, mentre la seconda era [[Millvina Dean|Elizabeth Gladys "Millvina" Dean]] (nata il 2 febbraio [[1912]]) che aveva invece solo 71 giorni all'epoca del disastro ed è deceduta il 31 maggio [[2009]]<ref>[http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200906articoli/44229girata.asp È deceduta Millvina, l'ultima superstite del naufragio del Titanic] [[La Stampa]] – 1º giugno [[2009]]</ref>.
 
Winnifred Vera Quick Van Tongerloo (Plymouth, 23 gennaio [[1904]]&nbsp;– East Lansing, 4 luglio [[2002]]) sopravvissuta al naufragio non partecipò mai a nessun evento organizzato al riguardo<ref>Su di lei vedi in [http://www.titanichistoricalsociety.org/people/winnifred-van-tongerloo.asp titanichistoricalsociety.org], e nel [http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=9E01EEDF1030F931A25754C0A9649C8B63 nytimes.com].</ref>. Alcuni casi singolari sono rappresentati da persone, fra cui una donna italiana, che al momento del disastro non erano ancora nate ma le cui madri erano incinte al momento del naufragio in cui tutti i padri morirono. Ellen Mary (Betty) Phillips nacque l'11 gennaio [[1913]] (271 giorni dopo il naufragio quindi potrebbe essere stata concepita sul Titanic) e morì nel novembre [[2005]], i genitori erano [[Henry Samuel Morley]] (deceduto) e [[Kate Florence Phillips]] che viaggiavano col falso nome di Marshall, in quanto erano una coppia clandestina avendo lui lasciata la vera moglie.
 
L'italiana [[Maria Del Carlo Salvata]] nacque il 14 novembre 1912 e trascorse la sua vita ad [[Altopascio]], vicino a [[Lucca]]. Dopo la tragedia, la madre ormai vedova (il padre fu tra le vittime del naufragio) ma incinta di 2 mesi ritornò in Italia per darla alla luce. È morta nella sua casa di riposo il 31 ottobre [[2008]]. [[Lucian Philip Smith]] nacque il 29 novembre 1912 ed ebbe lo stesso nome del padre deceduto, la madre era Mary Eloise Hughes. [[Margareth Marvin]] nacque il 21 ottobre 1912 da Mary Graham Carmichael, vedova di Daniel Warner Marvin. Il 14 agosto 1912 nacque il figlio di John Jacob Astor e Madeleine Talmage, ebbe lo stesso nome del padre e morì in Florida nel 1992.
 
== Commemorazione nel centenario ==
Nel centenario della disgrazia la nave da crociera ''[[Balmoral (nave)|Balmoral]]'', della [[Fred. Olsen Cruise Lines]], è stata noleggiata dalla Miles Morgan Travel per seguire la rotta del ''Titanic'' e fermarsi il 15 aprile [[2012]] nel punto sopra il fondo marino ove giacciono i resti del famoso transatlantico, allo scopo di rendere onore ai naufraghi ivi deceduti nel naufragio della nave. Dopo aver ripercorso esattamente la stessa rotta del ''Titanic'', la ''Balmoral'' raggiunse il luogo del naufragio in tempo per celebrarne l'anniversario alle 23 del 14 aprile 2012. A bordo venne celebrato un servizio funebre alla memoria, terminato con il lancio in mare di tre corone di fiori. La nave rimase tutta la notte ''in loco'' e partì la mattina seguente per seguire la rotta prevista per il viaggio del ''Titanic'' verso [[New York]].
 
== Replica ==