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{{AttivitàEruttive
|Nome= Eruzione dell'Etna del 1852
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|Didascalia=
|Vulcano= [[Etna]]
|Paese= [[Italia]]
|Regione= [[Sicilia]]
|Provincia= {{IT-CT}}
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|Inizio eruzione= 21 agosto [[1852]]
|Fine eruzione= 27 maggio [[1853]]
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|Larghezza=
|Caratteristiche= attività sismica e piroclastica; colate magmatiche; emissioni di vapori e piogge acide.
|Note= }}
L<nowiki>'</nowiki>'''eruzione dell'[[Etna]] del [[1852]]''' ebbe inizio alle ore 5:45 circa del 21 agosto<ref name=breve/>. Si sviluppò da una frattura apertasi in corrispondenza della serra Giannicola del piano del Trifoglietto, all'interno della Valle del Bove. Le lave minacciarono ma senza raggiungerli gli abitati di Milo, [[Zafferana]], Piano, Ballo, Macchia, Sant'Alfio. Distrussero solo le Caselle di Milo<ref>{{cita|Vigo|pp. 1-2|vigo}}</ref>.
==Fasi eruttive==
Il 20 agosto del 1852 alle ore 23:30 senza alcun segno premonitore di rilievo si aprì una serie di fenditure sul fianco orientale del [[vulcano]] all'interno della Valle del Bove, sotto il ciglione del balzo del Trifoglietto tra i dirupi del Giannicola, da cui proruppe un rivolo di lava fluida che iniziò a scorrere lungo la base del Salifizio<ref>{{cita|Giuseppe Gemmellaro|p. 4|gemmellaro2}}</ref>.
La colata lavica che proruppe alle ore 5:45 circa<ref name=breve>{{Cita|Gemmellaro|p. 7|gemmellaro}}</ref>si diresse verso est. Dalle ore 7:00 del 21 l'area interessata dalle fenditure si estese ancora tra Giannicola e piano del Trifoglietto<ref name=breve/>; l'emissione lavica intorno alle 18:00 aveva raggiunta la Serra di Femina Morta dirigendosi apparentemente verso Milo, Salice e Macchia. Nella notte, alle 2:00 del 22 agosto, la lava si incanalò in una strettoia puntando su Ballo e Zafferana. La mattina del 22 la colata si suddivise in tre bracci: uno puntò su Algerazzi e due puntarono sulla contrada Mortara e sulla Val Calanna incendiando i boschi della zona<ref>{{cita|Vigo|pp. 2-4|vigo}}</ref>. All'alba del giorno 23 il primo dei tre bracci della colata aveva rallentato la corsa; quello centrale, di Mortara, si gettò dentro il vallone di Fioridicosimo, mentre il terzo proseguiva ricongiungendosi poi col secondo nella corsa verso est e sud-est. Il giorno 24 la lava rasentava l'abitato di Ballo dopo aver invaso e distrutto frutteti e vigneti<ref>{{cita|Vigo|pp. 7-9|vigo}}</ref>.
Nella notte tra 24 e 25 vi furono emissioni di gas misti a piogge acide assieme a polveri e ceneri che provocarono ulteriori danni sulle aree coltivate di Milo, Zafferana, Ballo e Piano. TRa 25 e 30 vi fu un rallentamento dell'attività eruttiva<ref>{{cita|Vigo|pp. 10-11|vigo}}</ref>. Il giorno 30 l'attività riprese con violenza; la base del monte creato dalla stessa emissione si squarciò trascinandone i pezzi in una colata ancora più consistente che raggiunse la larghezza di un miglio; i bracci si ricongiunsero al Piano dell'Acqua<ref>{{cita|Vigo|pp. 14-15|vigo}}</ref>. L'emissione di ceneri continua inizia a far crollare le prime abitazioni a Milo mentre continua la distruzione di coltivazioni e vigneti fino al 1° settembre quando, pur continuando a procedere lentamente la lava, si ferma l'emissione di cenere<ref>{{cita|Vigo|p. 15|vigo}}</ref>. Le colate ulteriori dal 2 settembre si sovrappongono alle precedenti e il 3 si stacca un braccio laterale che da Dagala Longa procede verso Le Caselle e poi si arresta. Riprende il flusso verso Zafferana a partire dal 4 settembre mentre per due giorni una pioggia fangosa e maleodorante si riversa sulla zona<ref>{{cita|Vigo|pp. 17-18|vigo}}</ref>. Fino al 12 settembre le due colate rispettivamente su Milo e su Zafferana sembrano alternarsi nelle soste e nelle prosecuzioni accrescendo comunque le distruzioni delle campagne.
Il 13 settembte il braccio di Milo si divise a circa un miglio dal centro abitato: il braccio sinistro puntò su Sant'Alfio e il destro su Macchia e Sorbo ma si fermarono presto<ref>{{Cita|Gemmellaro|p. 16|gemmellaro}}</ref>. Nei primi giorni di ottobre la lava riprese la marcia dalla Portella di Calanna e il 6 si aprirono due ulteriori bocche più basse scorrendo verso Zappinelli<ref>{{Cita|Gemmellaro|p. 18|gemmellaro}}</ref>.
L'eruzione continuò ancora a lungo con fasi alterne di rallentamento e potenziamento dei fenomeni esplosivi ed eruttivi, con emissioni di gas acidi e ceneri superando il termine dell'anno; si fermò definitivamente il 27 maggio 1853<ref>{{cita|Giuseppe Gemmellaro|p. 27|gemmellaro2}}</ref>.
Il magma fuoriuscito creò i Monti Centenari.
[[Giuseppe Sciuti]], zafferanese, tra il 1854 e il 1856 immortalò l'eruzione con un dipinto ad olio di cm. 192,5 x cm.76 dove dominano i colori contrastanti del rosso e del nero. La lava coprì anche i terreni dell'artista segnando la sua vita al punto da costringerlo a rinunciare agli studi lontano dalla Sicilia.
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione|autore=Leonardo Vigo|titolo=La eruzione etnea del 1852|rivista=Atti della Accademia di Scienze e Lettere di Palermo|volume=2|città=Palermo|anno=1855|editore=Stamperia Michelangelo Console|pp=1-24|cid=vigo}}
* {{cita libro|autore=Carlo Gemmellaro|titolo=Breve ragguaglio della eruzione dell'Etna del 21 agosto 1852 del professore Carlo Gemmellaro|editore=Accademia Gioenia|anno=1852|città=Catania}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Gemmellaro|titolo=Sunto del giornale della eruzione dell'Etna del 1852 del dottor Giuseppe Gemmellaro|editore=Accademia Gioenia|anno=1853|città=Catania|url=https://www.e-rara.ch/zut/content/titleinfo/7250265}}
== Voci correlate ==
* [[Etna]]
* [[Eruzioni dell'Etna]]
{{Portale|catastrofi|geologia|montagna|Sicilia}}
[[Categoria:Eruzioni dell'Etna|1852]]
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