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Leonardo Pisano detto il Fibonacci (Pisa, settembre 1170 circa – Pisa, 1242 circa[1]) è stato un matematico italiano.

Leonardo Pisano detto il Fibonacci.

È considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi.[2] Con altri dell'epoca contribuì alla rinascita delle scienze esatte dopo la decadenza dell'età tardo-antica e dell'Alto Medioevo. Con lui, in Europa, ci fu l'unione fra i procedimenti della geometria greca euclidea (gli Elementi) e gli strumenti matematici di calcolo elaborati dalla scienza islamica. In particolare egli studiò per la parte algebrica il Liber embadorum ((Libro delle "misure dei corpi") dello studioso ebreo spagnolo Abrāhām ben Ḥiyā, o Abrāhām ben ʿEzrā, noto nel mondo cristiano latino come Abraham Iudaeus o "Savasorda", tradotto da Platone Tiburtino, che con Abrāhām ben ʿEzrā aveva collaborato.

Opere

 
Un foglio del manoscritto su pergamena del Liber abbaci conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Codice magliabechiano Conv. Soppr. C 1, 2616, fol. 124r), contenente nel riquadro a destra le prime tredici cifre, in numeri arabi, della cosiddetta "successione di Fibonacci".
 
Statua di Fibonacci nel Camposanto di Pisa.

A Leonardo Fibonacci si devono[3]:

  1. il Liber abbaci, di argomento aritmetico e dedicato a Michele Scoto;
  2. la Practica geometriae, con l'applicazione dell'algebra alla soluzione di problemi geometrici;
  3. il Liber quadratorum, di argomento algebrico e dedicato a Federico II;
  4. l'Epistola ad magistrum Theodorum, di breve estensione;
  5. il Flos Leonardi Bigolli Pisani super solutionibus quarundam questionibus ad numerum et ad geometriam, vel ad utrumque pertinentium, dedicato a Raniero Capocci di Viterbo, cardinale diacono.

Pare, inoltre, che egli abbia composto anche due trattati andati perduti, uno dei quali potrebbe aver avuto il titolo di Liber minoris guise, o più semplicemente De minore guisa, mentre l'altro doveva essere un commento al libro X degli Elementi di Euclide[4].

Le sue opere potrebbero aver ispirato il disegno architettonico della porta di Capua[5] ovvero quello del federiciano Castel del Monte[6]. Inoltre i suoi studi furono così importanti che tutt'oggi esiste una pubblicazione periodica dedicata interamente alla sequenza aritmetica da lui elaborata, il Fibonacci Quarterly. Al matematico è stato anche dedicato l'asteroide 6765 Fibonacci[7].

L'introduzione dei numeri indo-arabi in Europa

  Lo stesso argomento in dettaglio: Liber abbaci.

Nel 1202 e poi successivamente nel 1228 Leonardo Fibonacci pubblicò il Liber abbaci, opera in quindici capitoli con la quale introdusse le nove cifre da lui definite "indiane", e il segno 0 (gli altri popoli non utilizzavano questo simbolo perché non ne sentivano il bisogno) che in latino è chiamato zephirus, adattamento dell'arabo sifr, ripreso a sua volta dal termine sanscrito śūnya, che significa "vuoto". Zephirus in veneziano divenne zevero ed infine comparve l'italiano "zero".[8] Per mostrare ad oculum l'utilità del nuovo sistema numerico, egli pose sotto gli occhi del lettore una tabella comparativa di numeri scritti nei due sistemi romano e indiano. Fibonacci espose così per la prima volta in Europa la numerazione posizionale indiana, così come l'aveva appresa dai matematici persiani e arabi (tale numerazione era stata infatti adottata dagli Arabi).[9]

Nel libro presentò inoltre criteri di divisibilità, regole di calcolo di radicali quadratici e cubici ed altro. Introdusse con poco successo anche la barretta delle frazioni, nota al mondo islamico prima di lui. Nel Liber abbaci sono anche compresi i quesiti matematici che gli furono posti dagli intellettuali del tempo, con la loro soluzione (uno dei capitoli trattava aritmetica commerciale, ragioneria, problemi di cambi, ecc.).

All'epoca il mondo occidentale usava i numeri romani e il sistema di numerazione greco, i calcoli si eseguivano con l'abaco. Il nuovo sistema introdotto da Fibonacci stentò molto ad essere accettato, tanto che nel 1280 la città di Firenze proibì l'uso delle cifre indo-arabe da parte dei banchieri, alcuni dei quali pare falsificassero lo zero a loro vantaggio, modificandolo in 6, 8 o 9. Da allora infatti lo zero, invece che a "cerchio" fu rappresentato ad "uovo" in modo da impedirne la falsificazione. Si riteneva inoltre che lo "0" apportasse confusione e venisse impiegato anche per mandare messaggi segreti e, poiché questo sistema di numerazione veniva chiamato "cifra", da tale denominazione deriva l'espressione "messaggio cifrato".[10]

L'uso delle cifre arabe era in ogni caso già conosciuto da alcuni dotti dell'epoca. Il primo caso del quale si ha notizia è stato quello del monaco Gerberto (poi diventato papa dal 999 al 1003 col nome di Silvestro II): egli propose l'uso di questo sistema in alcuni conventi in cui si scrivevano opere scientifiche, ma il metodo rimase sconosciuto nel mondo esterno[11]. Un esempio più tardo, dell'epoca di Fibonacci si trova nelle scritture notarili di Notar Raniero, perugino.

La prima edizione del Liber abbaci, del 1202, è andata persa, mentre la seconda edizione del 1228, che Fibonacci aveva preparato su richiesta del filosofo scozzese Michele Scoto[12], si è conservata in numerosi manoscritti ed è stata ristampata nel 1857 a Roma dalla Tipografia delle scienze matematiche e fisiche, in un'edizione curata da Baldassarre Boncompagni.

Note

  1. ^ E. Ulivi, "Su Leonardo Fibonacci e sui maestri d'abaco pisani dei secoli XIII-XIV", in: Bollettino di Storia delle scienze matematiche 31, 2, 2011, pp. 247-288.
  2. ^ Howard Eves, An introduction to the history of mathematics, Philadelphia, Saunders College Publications, 1990, p 261. ISBN 0-03-029558-0 ("Sixth edition").
  3. ^ Tali opere sono state digitalizzate dal Centro di Ricerca Matematica “Ennio de Giorgi” (Scuola Normale Superiore di Pisa), clicca qui
  4. ^ R. Franci, Il liber abaci di Leonardo Fibonacci 1202 2002, in Bollettino Unione Matematica Italiana, VIII, 5 A - La matematica nella società e nella cultura, 2002, pp. 293-328: 302-303.
  5. ^ Ernst Kantorowicz, Federico II imperatore, Milano, 1976, tav 3.
  6. ^ Giuseppe Fallacara, Ubaldo Occhinegro, Manoscritto Voynich e Castel del Monte: Nuova chiave interpretativa, Gangheri Editore, 2015.
  7. ^ (EN) M.P.C. 26767 del 5 marzo 1996
  8. ^ Constance Reid, Da zero a infinito. Fascino e storia dei numeri , Bari, Dedalo, 2010. ISBN 978-88-220-6812-5.
  9. ^ "Leonardo Fibonacci (detto Leonardo Pisano)", in Enciclopedia fridericiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, 2005.
  10. ^ Simon Singh, Codici & segreti. La storia affascinante dei messaggi cifrati dall'antico Egitto a Internet, Milano, Rizzoli, 2001. ISBN 88-17-12539-3.
  11. ^ Ch. Burnett, "The semantics of Indian numerals in Arabic, Greek and Latin"', in Journal of Indian Philosophy 34, 2006, pp. 15-30.
  12. ^ T.C. Scott e P. Marketos, On the Origin of the Fibonacci Sequence (PDF), MacTutor History of Mathematics archive, University of St Andrews, March 2014.

Bibliografia

  • Parte di questo testo proviene dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0, opera del Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza (home page)
  • Ernesto Burattini, Eva Caianiello, Concetta Carotenuto, Giuseppe Germano e Luigi Sauro, "Per un'edizione critica del Liber Abaci di Leonardo Pisano, detto il Fibonacci", in Raffaele Grisolia e Giuseppina Matino (a cura di), Forme e modi delle lingue e dei testi tecnici antichi, Napoli, D'Auria, 2012, pp. 55–138. ISBN 978-88-7092-331-5.
  • Raffaele Danna, Leonardo Fibonacci, in La nuova informazione bibliografica III, 2016, Bologna - Il Mulino, pp. 471-496.
  • Arrighi Gino, Entranza di Leonardo Pisano alla corte di Federico II, Pisa 1987.
  • Arrighi Gino, Leonardo Fibonacci: un grande scienziato pisano del Duecento, Pisa 1966.
  • Alfred Posamentier e Ingmar Lehmann, I (favolosi) numeri di Fibonacci (postfazione di Herbert Aaron Hauptman), Monte San Pietro, Muzzio, 2010. ISBN 978-88-96159-24-8.
  • Nando Geronimi (a cura di), Giochi matematici del Medioevo, i "conigli di Fibonacci" e altri rompicapi liberamente tratti dal Liber abaci, Milano, Bruno Mondadori, 2006. ISBN 88-424-2004-2.
  • Luigi Arialdo Radicati di Brozolo (a cura di), Fibonacci tra arte e scienza, Pisa, Cassa di risparmio, 2002.
  • Maria Muccillo, FIBONACCI, Leonardo (Leonardo Pisano), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 47, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1997.  
  • Cornelis Jacobus Snijders, La sezione aurea. Arte, natura, matematica, architettura e musica, Padova, Muzzio, 1985. ISBN 88-7021-248-3.
  • Rodolfo Bernardini, "Leonardo Fibonacci nella iconografia e nei marmi", in Pisa economica, n. 1, 1977, pp. 37–39.
  • Angelo Genocchi, Intorno ad alcuni problemi trattati da Leonardo Pisano nel suo Liber quadratorum (brani di lettere dirette a D. Baldassarre Boncompagni), Roma, Tipografia delle belle arti, 1855.
  • Baldassarre Boncompagni, Della vita e delle opere di Leonardo Pisano, matematico del secolo decimoterzo, notizie, Roma, Tipografia delle belle arti, 1852 (estratto da Atti della reale Accademia pontificia de' nuovi Lincei, a. 5, sessioni 1, 2 e 3, 1851-1852).
  • Paolo Ciampi, L'uomo che ci regalò i numeri, Milano, Mursia, 2016

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