Duelli nell'Iliade

Versione del 25 giu 2008 alle 08:33 di Carassiti Anna Maria (discussione | contributi) (La struttura e gli elementi del duello dell’Iliade)

Il duello è il momento saliente dell’aristia, dell'onore. Il duello è un topos, luogo comune, dentro ad un altro topos. Il duello fa parte di un’aristia (il valore, le gesta dell’eroe). L’aristia inizia con la vestizione delle armi, uno o più duelli, il ferimento dell’eroe ed il compimento di altre gesta che culminano con lo scontro con l’avversario più potente. Quando l’avversario viene ucciso vi è una lotta per conquistare le armi e l’armatura dell’eroe.

Gli elementi del duello-tipo possono essere divisi in vari momenti:

- L’avversario rivolge talvolta all’antagonista una allocuzione (offesa). Es. Stolto (gr. áfron), pazzo, misero (gr. deilós), cane (gr. kúon).

- Spesso i colpi vanno a vuoto. In genere è usata sempre una stessa formula. Es. Alessandro «chinandosi, sfuggì alla nera Moira» (Iliade III, 360). Anche Ettore nello stesso modo schiva il colpo di Menelao: «chinandosi, sfuggì alla nera Moira» (Iliade VII, 254). Oppure descrizione dei colpi che colpiscono gli scudi. Es. «e per primo Alessandro scagliò l'asta ... e colpì lo scudo dell'Atride» (Iliade III, 345-6).

-Vi può essere la presenza di un Dio che aiuta l’eroe (dirige o para il colpo o lo salva portandolo via). ES. «Ma lo (= Alessandro) sottrasse Afrodite ... e lo nascose in una fitta nebbia» (Iliade III,380-1).

- Spesso viene invocato il Dio. Es. Menelao: «Zeus signore ... uccidilo per mano mia» (Iliade III, 351-23).

- Descrizione dettagliata del colpo inferto.

- Entra in campo il Dio intervenendo (può anche non esserci).

- L’eroe colpito rivolge talvolta una preghiera all’altro eroe (salvare qualcuno o onorare il suo corpo dopo la morte), oppure predica il futuro della prossimo morte dell’eroe che lo ha sconfitto. Es. «Anche tu non andrai molto lontano, ma ecco i si avvicina la morte». (Iliade XVI, 852-3). Ettore ad Achille: «Ti prego ... non lasciare che vicino alle navi i cani degli Achei mi sbranino, ma accetta ... i doni che ti daranno» (XXII, v.338-341). Ettore ad Achille: «quel giorno che Paride e Febo Apollo insieme a lui ti uccideranno» (Iliade XXII, 359-60).

- Colui il quale sta avendo la meglio nel duello schernisce l’avversario. Es. Ettore a Patroclo «Qui gli avvoltoi ti mangeranno» (Iliade XVI, 836).

- La vita (gr. psyké), che è soffio, respiro, esce dalla ferita. L’ombra del vinto va nell’Ade. Es. «La morte lo (= Patroclo) lo avvolse, la vita volò via dalle membra e scese nell'Ade» (Iliade XVI, 855-6). «La morte lo (= Ettore) lo avvolse, la vita volò via dalle membra e scese nell'Ade» (Iliade XXII, 361-2).

- Lo scontro ha come conclusione la morte di uno degli eroi. L'onore (gr. timé) si può avere in entrambi i casi: vincere e morire. L’importante è che il guerriero non venga meno all’onore. «Non senza lottare, non senza gloria morirò» (v. XXII, 304). Nel combattimento si è prodi o perdenti. Talvolta essere perdenti può essere considerata vigliaccheria. Non basta essere coraggiosi, ma bisogna che gli altri siano consapevoli della potenza dell’eroe e della distribuzione del bottino. L’avidità e la competitività sono simboli della timé. L’onore è una conquista individualista: se un eroe viene offeso nell’onore le sue ragioni o azioni sono giuste.

- La moira (parte assegnata) è il fato, il destino e anche gli Dei vi si devono sottomettere. Questo è un luogo superiore, una identità astratta che decide la parte di vita che spetta ad ogni persona.

Esempi tratti dal combattimento tra Ettore e Patroclo (Iliade, XVI): «Febo gli (= Patroclo) mosse incontro nella mischia selvaggia» (v. 788) e «dietro gli si fermò, colpì la schiena» (v. 791. «Allora Zeus lo (= Patroclo) donò a Ettore» (v. 799). Ettore gli dice «vantandosi» (v. 829) «qui gli avvoltoi ti mangeranno» (836). E Patroclo: «Sì, Ettore, adesso vantati» (v. 844) ma «anche tu non andrai molto lontano, ecco ti si avvicina la morte e il destino invincibile» (v. 852-3). «E la morte lo (= Ettore) avvolse, la vita volò via dalle membra e scese nell'Ade» (v. 855-6).

Esempi tratti dal combattimento tra Achille ed Ettore (Iliade, XXII): Ettore: «Non fuggo più davanti a te ... adesso il cuore mi spinge a starti di fronte, debba io vincere o essere vinto. ora ivochiamo gli dèi ... testimoni saranno e custodi dei patti» (v. 252-5) «... se Zeus mi darà la forza di strapparti la vita, dopo averti spogliato delle armi, renderò il corpo agli Achei; e anche tu fai in questo modo» (v. 256-9). Achille: «Non mi parlare di patti, maledetto ... fra di noi non ci saranno patti, se prima uno, crollato in terra, non sazierà con il suo sangue Ares». (v. 261-7). Achille scaglia l'asta ma Ettore la riesce a evitare. Ettore: «Hai fallito» (v. 279). Ettore scaglia l'asta e coglie «nel mezzo lo scudo di Achille». L'inganno di Atena (v. 276). Ettore: «Atena mi ha teso un inganno» (v. 299). Ettore: «Ormai mi ha raggiunto la Moira ... non senza lottare, non senza gloria morirò» (v. 303-4). Achille lo colpisce nel collo e mentre Ettore stramazza «nella polvere» (v.330) lo deride: «Credesti forse, mentre ti impadronivi delle spoglie di Patroclo, di rimanere impunito?» (v.331-2). Ed Ettore: «Ti prego ... non lasciare che vicino alle navi i cani degli Achei mi sbranino, ma accetta ... i doni che ti daranno» i miei genitori (v.338-341). Achille irridendolo gli dice: «i cani e gli uccelli ti sbraneranno» (v.354).